Massimo D’Alema dice che non si interesserà delle primarie del Pd: “Sono in pensione”
Articolo 1 torna a casa. Entro il 2023 il partito guidato da Roberto Speranza confluirà nel Pd. Intanto parteciperà al congresso del Partito Democratico, secondo quanto stabilito dalla Direzione nazionale, che ieri ha espresso una valutazione positiva sul Manifesto per il Nuovo Pd presentato all'Assemblea di sabato scorso, considerato un tassello per "la costruzione di una seria alternativa alla destra nel nostro Paese".
"La piena apertura a soggetti collettivi e a personalità esterne, garantita dal Regolamento approvato per lo svolgimento del Congresso costituente, e la decisione di tenere aperta la fase costituente anche nel periodo successivo all'elezione della/del segretaria/o e dell'Assemblea nazionale del Nuovo Pd rappresentano scelte importanti che vanno nella direzione giusta", si legge nel documento della direzione.
Dopo l'ok alla relazione del segretario Speranza, gli iscritti potranno partecipare alla fase congressuale fin dalla fase del voto dei circoli, durante il quale verranno scelte i due candidati, tra Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo, che si sfideranno alle primarie del 26 febbraio. Per gli iscritti di Articolo 1 c'è l'invito a sottoscrivere "entro il 31 gennaio l'impegno ad aderire al Nuovo Pd nel 2023, come previsto dal Regolamento congressuale approvato".
Nonostante i propositi e le note ufficiali il passaggio degli scissionisti (che lasciarono il partito ai tempi di Renzi) dentro il nuovo Pd non sarà una fase semplice. Per misurare la temperatura può servire scorrere alcune dichiarazioni di esponenti dem, come Enrico Borghi, contrario all'idea di cambiare il nome alla forza politica per "giustificare" il ritorno degli scissionisti. "La tesi secondo la quale il Pd dovrebbe sciogliersi o cambiare nome per consentire ad Art.1 di rientrare nel Pd è come se il Portorico ponesse come condizione per entrare negli Usa che questi cambiassero nome", ha ironizzato il parlamentare.
E poi c'è D'Alema, il cui ritorno dentro il Partito Democratico sembra tutt'altro che scontato. C'è chi giura che l'ex premier stia pensando di dare una mano nel percorso avviato con Giuseppe Conte e il ‘Coordinamento 2050' di Stefano Fassina, Loredana De Petris e altri big della sinistra italiana. Insomma sembrerebbe del tutto disinteressato a un ritorno tra le fila dei dem.
Secondo un retroscena de La Stampa di ieri ci sarebbe stato un accordo tra Letta e Speranza, in vista di un eventuale ritorno per gli esponenti di Articolo 1: porte chiuse per D'Alema. Dopo la pubblicazione dell'articolo i vertici dei due partiti sono stati costretti a smentire: "In merito a odierne ricostruzioni di stampa, si precisa che nella costituzione del percorso costituente che ha portato all’approvazione del Manifesto del nuovo Pd mai tra Enrico Letta e Roberto Speranza si è fatto riferimento a singole personalità e tanto meno a Massimo D’Alema". Nessun veto insomma. Il diretto interessato, invitato a commentare, ha schivato così la polemica: "Sono in pensione da 7 anni, non partecipo al dibattito", dice.