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Massimo Corsaro, il richiamo ad Aldo Moro sul processo breve scatena il caos alla Camera

L’intervento di Massimo Corsaro, deputato Pdl, sul processo breve trasforma l’aula di Montecitorio nella succursale di un rione popolare, con membri dell’opposizione che gli urlano…
A cura di Alessio Viscardi
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Montecitorio

L'intervento di Massimo Corsaro, deputato Pdl, sul processo breve trasforma l'aula di Montecitorio nella succursale di un rione popolare, con membri dell'opposizione che gli urlano “fascista” e “venduto” dopo il suo richiamo a Paolo Borsellino e Aldo Moro. La votazione sul primo articolo del testo sul processo breve, con annessa prescrizione breve per gli incensurati, ha scatenato la bagarre alla Camera quando il deputato ha dichiarato che la maggioranza non ha imbarazzi nel sostenere provvedimenti che renderanno certi e regolari i tempi dei processi in Italia, così come impone l'Unione Europea. Nuovi attacchi alla “magistratura politicizzata” che porterebbe avanti una personale battaglia politica contro Silvio Berlusconi, su commissione della sinistra che non riesce a batterlo nelle elezioni.

Quando Massimo Corsaro da riferimento alle vittime del terrorismo delle Brigate Rosse, lo scontro verbale si è fatto durissimo. In particolare, Corsaro ha dichiarato che: “c’è voluto il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro per far sì che sui giornali non si parlasse più di sedicenti brigate rosse”. È partita la dura contestazione dai membri di Forza Italia nel Pdl, che hanno invitato Corsaro a fermarsi, mentre dai banchi dell'opposizione partivano fischi, cori, urla come “fascista” e “venduto”.

Durissime le repliche dei deputati. Gasbarra del Pd – riguardo al provvedimento sul processo breve, primo tassella della riforma della giustizia voluta dal premier Silvio Berlusconi – ha parlato di una “vergogna” e di un “sacrilegio” nell'utilizzo di nomi di grandi “eroi della Patria” per dare validità alla legge voluta dalla maggioranza. Il responsabile Vincenzo D'Anna chiede la parola, ma viene sommerso dai cori dei parlamentari del Pd e dell'Idv, che lo accusano di essere un “venduto”.

Ignazio La Russa, il ministro censurato per il “Vaffa” a Gianfranco Fini, si avvicina ai parlamentari di An per ordinargli di calmarsi, ma dai banchi dell'opposizione parte l'ennesimo coro: “La Russa, La Russa”. Carmelo Briguglio annota con durezza: “Oggi col massacro dello Stato di diritto si vuole fare pure il massacro dei valori della destra politica. Reagite così perché siete preoccupati della campagna che faremo per denunciare il vostro tradimento di quei valori”.

È Ferdinando Adornato a punire platealmente l'intervento di Corsaro, in un fracasso che poco ha di istituzionale, il deputato ha affermato: “Non è consentito confondere Aldo Moro con Lele Mora, diciamo no a far strame del diritto”. Parte così un applauso dai banchi dell'opposizione.

Gianfranco Miccichè, offeso dalle parole di Corsaro, minaccia di lasciare il gruppo al Parlamento e dare le dimissioni: “Corsaro ha detto di parlare a nome del gruppo, ma io mi dissocio. Siccome non sono mai stato fascista e non voglio più essere rappresentato dai fascisti. In questo gruppo ci sono ancora anche se per poco…”.

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