Marzano: “Pd dovrebbe scusarsi con comunità Lgbt, avevamo dato la nostra parola”
Lo scorso 11 maggio la Camera dei deputati ha approvato in maniera definitiva il testo sulle unioni civili. Lo stesso giorno, la deputata del Pd Michela Marzano, filosofa e docente all’Università Descartes di Parigi, ha formalizzato la sua uscita dal partito e l'ingresso nel gruppo misto. Le ragioni di questo gesto le ha anticipate durante il suo intervento alla Camera, durante il quale ha chiesto scusa alle famiglie e coppie Lgbt per "una legge che nasce già vecchia, che sarebbe stata ottima una ventina di anni fa". Successivamente, in una lettera di dimissioni inviata al capogruppo del Partito democratico, Ettore Rosato, la professoressa ha ulteriormente esplicitato cosa l'ha portata a lasciare: "Sui temi dei diritti e dell'etica ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica".
Una volta approvato definitivamente il testo Cirinnà sulle unioni civili ha formalizzato la sua fuoriuscita dal Partito democratico. Cosa l'ha portata a prendere questa decisione?
Non è una cosa nuova, inaspettata o inattesa. In realtà avevo già dichiarato che me ne sarei andata nel momento in cui sarebbe finito l'iter della legge sulle unioni civili. L'avevo detto quando ho inizato a capire che ci sarebbe stato lo stralcio della stepchild adoption – dell'articolo 5. Quindi ancora prima che ci fosse il voto di fiducia al Senato. Come ho cercato di spiegare, l'ho fatto per una questione di coerenza con le mie battaglie, con i miei valori e anche per rispetto alla parola data. Perché in fondo si era data la nostra parola alle persone Lgbt di non modificare il testo e di tenere dentro tutto, soprattutto il punto che riguardava poi i bambini e le bambine. Che adesso di fatto si trovano discriminati in ragione dell'orientamento sessuale dei propri genitori.
Per questo motivo ha chiesto loro scusa durante il suo intervento alla Camera?
Sì. Io ho chiesto scusa, e sono convinta che si tratti di scuse che avrebbero dovuto fare tutti coloro che avevano dichiarato inflessibilità, che avevano detto che si sarebbe andati dritti sempre e comunque rispetto al testo. A me quello che ha dato un po' fastidio sono stati i toni di trionfalismo, che hanno nascosto il fatto che sostanzialmente questa legge è stata approvata zoppa. Come ho già detto tante volte, ben venga che ci sia una legge, benissimo che si sia andati a colmare una lacuna normativa, ma, certo, non è stata colmata così come si sarebbe dovuto fare.
Sicuramente il testo sulle unioni civili è un primo passo. Ma cosa manca a questo provvedimento per essere davvero una vittoria?
Manca il riferimento esplicito al fatto che le coppie omosessuali e le famiglie omogenitoriali siano effettivamente e realmente delle famiglie. Di fatto sono stati espunti praticamente tutti i riferimenti a famiglia e familiare – a parte al comma 12. Ed è stato poi tolto, e quella per me è stata proprio una beffa, il riferimento alla fedeltà. Come se si volesse indicare il fatto che ci sia un amore di serie A e un amore di serie B, per cui quello omosessuale di fatto è incapace della stessa profondità, della stessa durata, dello stesso impegno di quello eterosessuale. E poi manca tutta la parte che riguarda i figli. Questo voler sganciare completamente la norma dall'articolo 29 della nostra Costituzione di fatto penalizza le bambine, i bambini e le persone omosessuali che non vengono considerate uguali in termini di valori, di diritti e di dignità alle persone eterosessuali. Si continua a trattarli come diversi.
Riguardo alle adozioni il Pd ha detto di non preoccuparsi perché su quello verrà approvato un provvedimento ad hoc. Ma, considerati i compromessi e gli ostacoli che ha incontrato il ddl unioni civili, è verosimile che una legge specifica sulle adozioni possa avere vita migliore?
A me sembra difficile. Ciò detto: vedremo, le vie della politica sono impenetrabili. Quello che io mi limito a dire è che io questo progetto di legge l'ho depositato, e prevede di rivedere completamente la legge 184/1983 sulle adozioni. E continuerò a impegnarmi sui miei temi, che è il motivo per cui sono passata al gruppo misto. Dopo di che, ben venga se ce la si fa entro la fine della legislatura a modificare questa norma che ha numerosi difetti e crea troppi problemi. Però la paura mia – e quello a cui mi sono oramai abituata – è che vengono fatte tante dichiarazioni e poi però nel momento in cui si tratta di arrivare a concludere si fanno mediazioni, compromessi e compromessi di compromessi.
Ma questo dipende forse anche dalla presenza di certe forze politiche nella compagine di governo?
Certamente, ma quello che a me dà fastidio è questa sistematica tendenza a fare grandi dichiarazioni per poi tornare indietro. A questo punto nominiamo le cose sin dall'inizio in maniera corretta dicendo "non lo possiamo fare". Sarebbe più coerente. Io non ho nulla contro i piccoli passi, ma nominiamoli come piccoli passi sin dall'inizio. Sono stata accusata di essere una che "vuole tutto e in realtà non vuole niente". Io proprio non mi identifico in questo tipo di posizione. Anzi, io sono una, forse per formazione, molto aristotelica, sostenitrice del "giusto mezzo". Però nominiamolo questo "giusto mezzo", non facciamo grandi dichiarazioni di principio per poi tornare indietro e fare come se in realtà non si fosse tornati indietro.
Come hanno reagito i suoi colleghi di partito alla sua scelta?
Mi è arrivato di tutto. Io penso di essermi comportata in maniera coerente, non solo rispetto a me stessa, ma rispetto anche a quello che era il programma con cui sono stata eletta e alle motivazioni per cui mi avevano chiesto di accettare la candidatura per il Partito democratico. Quello che magari mi ha potuto ferire – ma è già acqua passata – è stato che mi hanno detto che ho voluto farlo per avere il mio quarto d'ora di gloria. Ecco, francamente, in primo luogo non mi interessa il quarto d'ora di gloria, in secondo luogo ne ho avuti un certo numero nel corso della mia storia. Anzi, probabilmente ora cadrò nel silenzio e nell'oblio. Ma va bene, va benissimo così. Quando finirà la legislatura tornerò a tempo pieno al mio lavoro di prima, ma con una consapevolezza più profonda dei meccanismi della politica.