Marò, l’annuncio del governo: “Nuova fase, via a procedura internazionale”
Si apre una nuova fase nel caso dei nostri marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in attesa del processo in India con l’accusa di omicidio di due pescatori durante un’operazione anti-pirateria. Lo ha annunciato oggi il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, durante l’audizione davanti alle Commissioni Difesa ed Esteri congiunte di Camera e Senato a Palazzo Madama per fare il punto della situazione sul caso dei due fucilieri di marina. "Abbiamo deciso di far rientrare a Delhi l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini per seguire la nuova fase decisa dall’Italia sul caso" ha spiegato il rappresentante del Governo, ricordando che con l'invio della "ultima nota verbale" a Nuova Delhi, il 18 aprile scorso, "si apre una fase nuova". Con la nota "chiediamo l’avvio di un exchange of views sulla disputa e il ritorno dei marò in Italia. Nel caso in cui non si raggiungesse in tempi ragionevoli, per questa via, una soluzione accettabile, si ricorrerà a strumenti internazionali di risoluzione delle dispute in base alle norme internazionali" ha sottolineato il Ministro. "È stato avviato un percorso di procedura internazionale e si apre una fase nuova, che esaurisce quella avviata dall'inviato del governo Staffan De Mistura" ha proseguito la titolare della Farnesina, concludendo: "Da oggi servono nuove figure di riferimento, a partire da un collegio di esperti che agirà sotto la guida di un coordinatore".
Come ha spiegato anche il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, intervenendo sempre al Senato, la nuova fase nel caso dei marò è una "precisa strategia condivisa con il Parlamento che poggia sull’internazionalizzazione della vicenda". "Dopo oltre due anni dall’incidente, a fronte di un atteggiamento indiano dilatorio ed evasivo, manca ancora un atto di accusa. Trattenere due militari per oltre due anni è inaccettabile per noi, così come per i nostri partner internazionali e abbiamo ottenuto il loro sostegno" ha ricordato Pinotti, ribadendo il netto rifiuto dell'Italia a giudicare i due militari secondo la giurisdizione indiana. "Si tratta di militari che stavano svolgendo il loro compito in missione, il giudizio in India non è una strada percorribile. Per i militari in missione esistono norme che riguardano il giudizio, in caso di errori o manchevolezze" ha aggiunto il Ministro, secondo il quale i due marò erano tutelati dalla "immunità funzionale".