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Mario Monti sale al Quirinale: prove tecniche di Governo dalle larghe intese

Gianfranco Fini, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano si incontrano per la presentazione del libro di Maurizio Lupi. In un clima di cordialità convergono sulla figura di Mario Monti presidente del Consiglio, intanto si scatena il toto-ministri.
A cura di Alessio Viscardi
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Mario Monti sale al Quirinale, prove tecniche di governo di larghe intese


Mario Monti, neo-senatore a vita nominato direttamente del presidente della Repubblica e accreditato futuro presidente del Consiglio alla guida di un Governo tecnico, è salito questa sera al Quirinale per ringraziare Giorgio Napoli – ma il colloquio si protrae per oltre due ore. L'incontro informale fa il pari all'incontro pubblico tra i maggiori leader politici italiani in occasione della presentazione del nuovo libro dell'onorevole Maurizio Lupi. Presso l'ufficio della Presidenza della Camera dei deputati si sono avvicendati in interventi con la stampa Gianfranco Fini, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e Angelino Alfano. I cronisti hanno già immortalato l'evento come la nascita del futuro Governo di larghe intese guidato da Mario Monti e si scatena il toto-ministri.

Bersani, Casini, Fini e Alfano: prove tecniche di governo dalle larghe intese

Alla presentazione del libro di Maurizio Lupi alla Camera, i leader delle maggiori forze politiche del paese convergono sulla figura di Mario Monti

Grande assente Umberto Bossi, che in giornata ha dichiarato che “è bello stare all'Opposizione” chiamando chiaramente fuori la Lega Nord dall'ipotesi di governo tecnico. Idv e Sel, pur non sostenendo direttamente con la fiducia il governo Monti, voteranno a favore – come dichiara Antonio Di Pietro – di singoli provvedimenti necessari a salvare l'Italia dalla crisi economica. Pd, Terzo Polo e Pdl, invece, sembrano convergere su un clima di cordialità reciproca. Eppure, la linea del Popolo della Libertà è poco chiara, Berlusconi è passato in poche ore dal chiedere le elezioni anticipate al sostegno incondizionato a un governo Monti. I ministri Giovanardi e Rotondi, invece, parlano di ribaltone e minacciano dimissioni.

Antonio Di Pietro fa la voce grossa: “Dopo due mesi che avrà appoggiato un governo tecnico, Bersani si accorgerà che centrosinistra e Pdl non possono stare insieme perché due maschi non possono stare nello stesso letto”. Intanto, gli sherpa hanno cominciato la campagna acquisti politica e impazza il toto-ministri in vista del varo del ddl Stabilità e delle dimissioni di Silvio Berlusconi. Franco Frattini dovrebbe continuare a essere ministro degli Esteri, mentre Francesco Nitto Palma conserverebbe l'incarico appena ricevuto come ministro della Giustizia. Altra conferma è quella di Raffaele Fitto agli Affari regionali. Lorenzo Bini Smaghi, neo-dimissionario dal board della Bce, dovrebbe occupare il ministero dello Sviluppo economico. Eppure, qualcuno è scettico sulla possibilità di Mario Monti di essere nominato nuovo presidente del Consiglio, a lui spetterebbe lo scranno di ministro dell'economia nel nuovo Esecutivo.

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