Prendo a prestito due espressioni che non fanno parte del vocabolario della lingua italiana. Vergüenza ajena dallo spagnolo e il neologismo fremdschämen, dal tedesco. Significano entrambe la stessa cosa: provo vergogna per te. Provo vergogna per quel che fai, per quel che dici, per quel che sei, per come lo sei. Ecco, questo è il mio legittimo sentimento nei confronti del signor Mario Walter Mauro, nato a San Giovanni Rotondo, senatore eletto con Scelta Civica di Mario Monti, già ministro della Difesa nel governo guidato da Enrico Letta. Provo vergogna per quel che ha detto Mario Mauro, ieri sera, a Gino Strada, medico chirurgo fondatore di Emergency. Non per tutto. Non per tutto. Ci mancherebbe: ognuno ha le sue opinioni. Se qualcuno ad esempio pensa che in tempo di crisi acquistare a suon di miliardi un pacco di rottami volanti da guerra chiamati F-35 aiuti la pace, è liberissimo di farlo (io libero di considerarlo folle). Ho vergogna per una sola frase, urlata a Gino Strada ieri, durante la trasmissione di La7 Servizio Pubblico: «Ma dove cazzo stai tu che sei un fantasma, non sai di cosa cazzo parli?», riferita alla conoscenza dell'Afghanistan e dei suoi problemi da parte di Strada. Ora: io mi rendo conto che in un pollaio televisivo si può dire quasi tutto impunemente. Ma ogni tanto inchiodare le persone alle cose che dicono è necessario. E se il politico di Comunione e Liberazione difende la guerra in Afghanistan sostenendo che prima si stava peggio e che il terrorismo ora scappa a gambe levate è lecito chiedergli dati, fatti, circostanze. Qual è il prezzo pagato finora dalla comunità internazionale in termini economici ma soprattutto di vite. Quali i risultati, quale l'analisi complessiva di quell'intervento. E soprattutto chiedere a Mauro: lei dov'era? Cosa faceva, in questi anni? Si è occupato a tempo pieno della vicenda? Qualcosa mi dice che Mario Mauro non era a curare feriti da bombe e mine. Ma potrei sbagliare. Quindi glielo chiedo: dov'era, lei, signor ex ministro?