Cosa accade quando un partito fa dimettere un sindaco pesantemente compromesso da una campagna mediatica? Significa che la stessa campagna mediatica deve legittimare se stessa, continuando a ingigantire quisquilie. Il caso della pubblicazione della foto di un appunto personale del sindaco uscente è stato particolarmente emblematico. Un po' come fu la storia del giudice Mesiano (nel 2009) colpevole di avere scritto la sentenza Fininvest- Cir: per questo fu inseguito dalle telecamere di una forsennata giornalista di Canale 5 che lo accusava di indossare dei calzini azzurri.
Durante la concitata giornata di ieri, mentre i consiglieri si dimettevano in massa, escono, con grandissimo rilievo su un'importante testata, le fotografie di un foglietto che Ignazio Marino aveva tra le mani, durante una conferenza stampa con cui si stava presentando il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Musica per Roma, all'Auditorium. Questo foglietto è stato fotografato, ingrandito, poi diffuso. Contiene una lista di appunti. L'aver fotografato e divulgato una nota di nessun rilievo destinata solo agli occhi dell'estensore è veramente molto volgare, e deontologicamente scorretto. Comunque violento. Si tratta di un lista in cui sono elencati a penna verde mobilio e suppellettili (forse) di un ufficio: scatole eleganti, due foto Tes (tessera?), piccolo mappamondo, scrittoio, cassetti. Posto che non è possibile supporre di cosa si trattasse (poteva anche essere una lista dei prossimi mobili da acquistare) a nessuno è venuto in mente che fossero indicazioni generiche come ad esempio: “ricordare le cose che sono sullo scrittoio”.
Ma soprattutto, quale valore informativo poteva avere quella lista divulgata se non generare volutamente sospetto a vanvera? Inoltre, se lo ha fatto una grande testata nella sua homepage, l'effetto successivo è stato una valanga di riprese da parte di tutti. I social poi hanno completato il lavoro. Così, in un attimo l'ex sindaco si è trasformato in qualcuno che si stava per portare via oggetti inventariati della pubblica amministrazione. Si leggono su facebook riflessioni così:
“Dall'ufficio in Campidoglio vorrebbe portarsi a casa anche uno scrittoio? Stiamo scherzando, vero? I vigili urbani di stanza sono pregati di verificare che il soggetto esca definitivamente dal Palazzo Senatorio dopo accurato controllo personale. Grazie".
Già la storia degli scontrini si è rivelata una mezza bufala frutto di una gestione pasticciona più che ladrona e sulla quale necessariamente la procura ha dovuto indagare. Ma il punto è qui un altro: non appena ci si è accorti che era lui la vittima si è scatenato il branco. A volte appare tutto talmente ottuso e animale che è difficile pensare che ci sia un disegno. E' davvero una questione che riguarda altre materie, forse l'etologia, l'antropologia o la psicanalisi. Si sono cercati riscontri perfino presso ristoratori dalla memoria eccezionale pronti a testimoniare che lo scontrino di tale giorno diceva il falso, che era con sua moglie e non al lavoro e che aveva ordinato una bottiglia di vino costosa. Allora articoli su articoli sulla bottiglia di vino. In una irrealtà virale vertiginosa che ha continuato per giorni interi mischiandosi alla sprovvedutezza del protagonista, alle sue gesta e al capitale di antipatia che ha saputo accumulare in questi pochi anni al Campidoglio.
Ma ancora prima c'era stato il viaggio americano di Bergoglio, in cui un giornalista della testata dei più grandi costruttori romani, ha chiesto al Papa se per caso Marino fosse stato invitato dal Vaticano (ma lo immaginate un giornalista del The Guardian fare domande così?). Il fatto che Bergoglio avesse risposto negativamente ha generato una serie di supposizioni su inimicizie col Vaticano, una valanga di conteggi su quel viaggio fino a punte di ridicolo. Tutti, calcolatrici alla mano a contestare spostamenti, aerei, carte di credito. Spionaggio controspionaggio, fuoco amico e nemico. Tutti a fare conti. Come se il primo cittadino della capitale d'Italia dovesse poi spostarsi per lavoro a sue spese. Ma c'è anche l'altro inquietante riflesso in tutto questo: la commistione perenne, invasiva, bulimica del Vaticano chiamato in causa ovunque, come se la nostra fosse una teocrazia a tutti gli effetti. Questo fatto gravissimo però non genera neanche una riflessione. Anzi. Titoli sulle prime pagine su cosa dice il Vaticano riguardo questo e quello. O si possono leggere frasi così: “Sembra che la candidatura del tale sia piaciuta ai vescovi”. Non è profondamente infetto tutto questo?
Ancora prima c'era stato il chiassoso funerale di Casamonica, in cui il sindaco non aveva responsabilità se non quella di governare una città che ha saputo inghiottire e legittimare negli anni un clan di quella portata, che avrebbe continuato a regnare ignorato da tutti, se non ci fosse stata un'inchiesta come quella di Mafia Capitale.
Ben al di là delle considerazioni e analisi sulla questione del sindaco Marino, colpisce in verità questo aspetto che è il più deteriore e infame del nostro essere italiani, che riporta a una storia mai abbastanza lontana e che né la Resistenza, né la nostra Costituzione, né il sederci al tavolo con le grandi democrazie, ha mai cancellato veramente: gli italiani sono intimamente fascisti, al di là delle dichiarazioni contrarie che si possano fare. Il fascismo esiste ancora. E' solo in cerca del suo nuovo leader.