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Conflitto Israelo-Palestinese

Mari (Avs): “Non smettiamo di parlare di Gaza, il genocidio è in atto e noi siamo responsabili”

Il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Franco Mari ha risposto alle domande di Fanpage.it sugli attacchi in corso a Gaza da parte dell’esercito israeliano: “Possiamo aiutare la soluzione solo se raccontiamo quotidianamente cosa succede”, ha detto Mari, aggiungendo che “le immagini delle stragi e dei bombardamenti dovrebbero essere proiettati non sul web, ma nei Parlamenti di tutto il mondo”.
A cura di Luca Pons
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Franco Mari, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, parlando a Fanpage.it ha commentato la polemica sul convegno organizzato alla Camera che avrebbe visto la presenza di Shawan Jabarin, direttore generale dell'Ong Al-Haq: un evento "fortemente strumentalizzato", con una polemica per "distogliere l'attenzione e impedirci di parlare di quello che sta accadendo". Soprattutto, Mari ha rilanciato la denuncia per il "genocidio in atto" a Gaza: "Chi vuole stare dalla parte dei palestinesi, denuncia giorno per giorno". Soprattutto quando si parla di negoziati per il cessate il fuoco: "Quella soluzione diplomatica si aiuta non riducendo la denuncia, non abbassando i toni, ma alzandoli".

Partiamo dalla polemica degli scorsi giorni sulla conferenza pro Palestina organizzata alla Camera: le proteste della maggioranza erano giuste?

L'evento è stato fortemente strumentalizzato. L'obiettivo della polemica sollevata da Fratelli d'Italia, e da Donzelli in particolare, era proprio quello di distogliere l'attenzione e impedirci di parlare di quello che sta accadendo.

Se l'obiettivo era questo ci sono riusciti, dato che la conferenza è stata annullata?

In un certo senso sì, ci sono riusciti per il momento. Ma è una cosa temporanea, un risultato parziale, perché quello che dobbiamo dire, abbiamo il dovere di dirlo.

Organizzerete altri eventi simili?

Certo. Torneremo con maggiore forza, a questo punto dovremo fare una cosa ancora più forte e incisiva. Perché ogni giorno, a Gaza e non solo, il genocidio è in atto. Mi prendo la responsabilità di dirlo. Le azioni genocidiarie sono quotidiane.

La politica ha smesso di parlare della guerra? 

La situazione è così drammatica che sta diventando sempre più grave il silenzio delle istituzioni e degli organismi internazionali. Qualcuno potrebbe pensare che la situazione sia migliorata: l'impressione è che forse alcune forze – anche una parte delle forze politiche in questo Paese, ma ovviamente la cosa non riguarda solo l'Italia – stia tentando di far passare l'idea che ci sia un abbassamento del conflitto in corso, con tentativi di soluzione sul piano diplomatico. In realtà, non è così. Quello che accade negli ultimi giorni è in linea con quello che è successo addirittura nelle prime settimane dopo il 7 ottobre. La gravità degli attacchi che colpiscono ancora una volta scuole e ospedali, penso alla scuola che ospitava sfollati a Sud di Gaza. Questo ci parla di una costanza nel nel genocidio in atto a Gaza.

Cosa bisogna fare?

La comunità internazionale non fa niente ed è corresponsabile del genocidio. Tutti i Paesi che non fanno neanche le cose minime, come il riconoscimento dello Stato di Palestina, sono corresponsabili. I Paesi che non attivano azioni diplomatiche forti nei confronti di Israele sono corresponsabili. I Paesi che non fermano veramente una parte dei rapporti commerciali, soprattutto la vendita di armi a Israele, sono corresponsabili. Dobbiamo arrivare a dire chiaramente queste cose, e lo faremo.

Nelle ultime settimane ci sono state notizie sulla proposta di cessate il fuoco, con i negoziati apparentemente in corso. È per questo che si tende a parlare meno del conflitto?

La mia impressione è che si provi a coprire la tragedia con un velo: fermi tutti, lasciamoli lavorare. Ma questo avviene sempre: dietro i conflitti si porta sempre avanti, nei modi in cui è possibile, un'attività diplomatica più o meno efficace. Però quello che sta accadendo a quel popolo in questo momento è così tragico che possiamo aiutare la soluzione solo se raccontiamo quotidianamente cosa succede.

In che modo si aiuta la fine del conflitto?

Ovviamente la soluzione deve essere diplomatica, non c'è dubbio. Però quella soluzione diplomatica si aiuta non riducendo la denuncia, non abbassando i toni, ma alzandoli. Le immagini delle stragi e dei bombardamenti dovrebbero essere proiettati non sul web, ma nei Parlamenti di tutto il mondo.

Negli ultimi giorni si è parlato molto del bombardamento su un campo profughi con circa 90 vittime per tentare di uccidere Mohammed Deif, ma gli attacchi, come dice, sono quotidiani. Quale pensa sia l'obiettivo di Israele?

Il governo israeliano ha colto questa questa opportunità per raggiungere obiettivi militari strategici, di ridefinizione dei confini, di occupazione del territorio da parte dei coloni, di spostamento della popolazione palestinese: qualcuno pensa che veramente Gazza tornerà a essere un posto abitabile da qui a poco tempo? Per raggiungere questi obiettivi c'è un lavoro quotidiano. Qualcuno pensa che si voglia andare verso una soluzione finale, ma naturalmente non ci sarà, perché i palestinesi sono un popolo ‘invincibile', come diceva qualcuno tanto tempo fa. Il punto resta: chi vuole stare dalla parte dei palestinesi, denuncia giorno per giorno.

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