video suggerito
video suggerito

Mare Jonio soccorre 58 persone e rifiuta di navigare fino a Napoli: “Scelta di porti lontani è illogica e punitiva”

Alla nave di Mediterranea Saving Humans era stato imposto il porto di Napoli, ma sono riusciti a sbarcare a Porto Empedocle. “Abbiamo messo nero su bianco i motivi per cui la scelta era illogica”.
A cura di Antonio Musella
224 CONDIVISIONI
Immagine

Ha salvato 58 migranti partiti dalla Libia che viaggiavano  su un barchino in vetroresina e stavano alla deriva da molti giorni, la nave Mare Jonio di Meditrerranea Saving Humans li ha tratti in salvo e li ha portati al sicuro. Dopo aver fatto rotta verso la Sicilia hanno ricevuto comunicazione di dover andare a Napoli, a quasi 3 giorni di navigazione dal punto in cui si trovavano. Ma questa volta, a differenza di quello che normalmente accade, l'equipaggio di Mediterranea è riuscito a sbarcare nel porto più vicino e ad evitare ulteriori sofferenze ai naufraghi. E' la prima volta che la nave di una ONG, semplicemente mettendo nero su bianco i motivi per i quali deve sbarcare nel porto più vicino, riesce a "smontare" nei fatti l'assurda pratica delle autorità italiane che assegnano di porti di sbarco lontanissimi dai luoghi di soccorso alle navi del soccorso civile in mare. La missione della Mare Jonio però si è conclusa con un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa fino a 10 mila euro.

Il soccorso: "Erano in mare da 2 giorni e con il motore in avaria"

La nave di Mediterranea Saving Humans era partita dal porto di Trapani lo scorso 8 ottobre, e dopo una prima fase di monitoraggio era riparata nei pressi di Lampedusa per il mare grosso. Dopo aver ripreso il largo il 12 ottobre si erano portati a ridotto della zona SAR a 35-40 miglia dalle coste libiche. "Nella notte tra il 13 ed il 14 ottobre Alarm Phone ci ha avvisato di una barca in avaria con molte persone a bordo – racconta a Fanpage.it, Sheila Melosu capomissione di Mediterranea Saving Humans – ci siamo portati in zona avvisando sia le autorità italiane che quelle tunisine, ma senza ricevere alcuna risposta. Quando siamo arrivati nei pressi della barca in avaria abbiamo trovato una situazione disperata, le persone erano alla deriva con il motore fermo da almeno 20 ore ed erano partiti 48 ore prima. Erano convinti di morire. Abbiamo avvisato nuovamente le autorità italiane e quelle tunisine, dopodiché non avendo ricevuto risposta ancora una volta, siamo intervenuti". A bordo della Mare Jonio sono stati così salvate 58 persone provenienti dal Bangladesh e dall'Egitto. E' da questo momento in poi che inizia la partita a scacchi tra la nave del soccorso civile, la Guardia Costiera e il governo. "Noi abbiamo richiesto subito un porto sicuro – spiega Melosu – noi ci siamo presi cura dei naufraghi, li abbiamo visitati, fatti cambiare di abito, fatti mangiare, sempre in attesa della comunicazione del porto, ma intanto abbiamo fatto rotto verso Trapani, nostro porto di partenza". Intorno alle 13:00 del 14 ottobre la Guardia Costiera comunica via radio l'assegnazione del porto di sbarco indicando quello di Napoli.

La nave avrebbe dovuto navigare per altri 3 giorni prima di poter sbarcare le persone, profondamente provate, che erano a bordo. Intanto una motovedetta della Guardia Costiera affianca la Mare Jonio e comunica che per motivi di sicurezza scorterà la nave fino al porto di Napoli. "A quel punto abbiamo inviato una mail al MRCC italiano (Maritime Rescue Coordination Center, ndr) spiegando che a bordo avevamo un minore non accompagnato che per legge ha diritto a sbarcare nel porto più vicino, che la nave ha una certificazione del Registro Italiano Navale che ci indica come imbarcazione attrezzata per il salvataggio ma che ci impone di sbarcare entro le 24 ore, a questo abbiamo aggiunto i referti medici dei naufraghi, persone che erano in mare da 48 ore e avevano ferite in diverse parti del corpo" spiega la capomissione. Tra la Mare Jonio e la Guardia Costiera scende il silenzio per molte ore, e solo alle ore 22:00 le autorità italiane comunicano che il porto di sbarco è diventato quello della vicina Porto Empedocle. E' la prima volta che una nave del soccorso civile riesce a smontare l'imposizione di sbarcare in un porto lontanissimo rispetto al luogo di salvataggio delle persone. "Ci siamo limitati a mettere nero su bianco i motivi per cui non potevamo andare a Napoli – spiega Melosu – difendendo la nostra posizione e le leggi, ed alla fine abbiamo avuto ragione. Questo dimostra che la scelta del porto lontano è non solo illogica ma anche semplicemente punitiva per le imbarcazioni del soccorso civile".

Le ferite sui corpi di alcuni naufraghi salvati dalla Mare Jonio
Le ferite sui corpi di alcuni naufraghi salvati dalla Mare Jonio

"Persone ferite e perseguitate, sono questi che Meloni porta in Albania"

Le storie delle persone soccorse dalla Mare Jonio sono davvero terribili. L'equipaggio, dopo che le visite mediche che hanno evidenziato ferite da bruciature, da pestaggio e da frustate, ha fatto delle interviste per capire le storie delle persone che erano state salvate. "I ragazzi che venivano dal Bangladesh nel loro paese sono stati perseguitati – spiega la capomissione – hanno partecipato alle manifestazioni contro il nuovo governo, alcuni di loro sono stati colpiti da mandato di arresto, altri hanno ricevuto pestaggi, ad uno gli hanno incendiato la casa. E dopo questi fatti sono stati costretti a fuggire dal loro paese, un paese, il Bangladesh, che oggi per l'Italia è considerato un paese sicuro". Dopo la fuga in tutta fretta per evitare il carcere e le violenze, questi ragazzi hanno raggiunto la Libia dove sono stati sequestrati dalle milizie libiche e portati nei tristemente famosi lager. Lì sono stati picchiati selvaggiamente per diverso tempo. "Alcuni ci hanno raccontato che venivano picchiati due volte al giorno, altri tre volte al giorno" spiega Melosu, tutte le violenze e le ferite sono state certificate dal medico di bordo Francesco Nastasio che ha visitato i naufraghi. Dopo tutto il calvario dal Bangladesh alla Libia, hanno rischiato di morire in mare, dove sono rimasti in avaria e alla deriva per 20 ore. "Sono queste le persone che il governo Meloni sta deportando in Albania – spiega Melosu –  persone perseguitate nei loro paesi per motivi politici e che hanno tutto il diritto di chiedere asilo in Europa. Ma per il nostro governo il Bangladesh è un "paese sicuro", per questo possono essere deportati nei lager in Albania".

Un momento del salvataggio compiuto dalla Mare Jonio
Un momento del salvataggio compiuto dalla Mare Jonio

Fermo di 20 giorni e fino a 10 mila euro di multa

Finite le operazioni di sbarco a Porto Empedocle, il comandante della Mare Jonio è stato convocato dalla Guardia Costiera. All'associazione italiana è stata notificata una multa fino a 10.000 euro e un fermo amministrativo della nave di 20 giorni. L'ennesima beffa che colpisce le navi del soccorso civile che dopo aver tratto in salvo persone che altrimenti sarebbero morte in mare, si vedono arrivare multe salate e decreti di fermo da parte delle autorità italiane. "Ci accusano di non avere la certificazione della Guardia Costiera per poter svolgere il soccorso in mare – spiega Melosu – ma questo non è vero, noi abbiamo la certificazione del RINA che ci indica come nave particolarmente attrezzata per il soccorso, ma soprattutto il paradosso è che proprio la Guardia Costiera che oggi ci multa, poche settimane fa ci aveva obbligato a smontare una serie di attrezzature che avevamo a bordo che servivano proprio per il soccorso in mare. Cioè prima ci hanno fatto smontare tutto, perché altrimenti ci avrebbero tolto la possibilità di navigare, poi dopo ci accusano di non avere tutte le attrezzature per il soccorso?". L'ennesimo paradosso delle politiche italiane sulle migrazioni che sembrano essere completamente subordinate unicamente alla propaganda politica, senza tenere conto delle leggi, del diritto e spesso anche semplicemente della logica e del buon senso. "Noi continueremo a soccorrere – ci dice Sheila Melosu – le persone in mare che si trovano in uno stato di necessità vanno soccorse, e qualsiasi sia la situazione, noi non rinunceremo mai a fare ciò che si deve fare".

224 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views