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Mare Jonio salva 30 migranti: tra loro una bimba di 1 anno. Salvini: “Porti chiusi”

30 naufraghi salvati al largo della Libia: tra loro ci sono due donne incinte e una bimba di un anno. Salvini commenta così: “Un conto è una nave della Marina Militare che, attraverso il suo ministro di riferimento, si assumerà le proprie responsabilità, un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio. Per loro, i porti restano chiusi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Questa sera la nave umanitaria ‘Mare Jonio', della piattaforma ‘Mediterranea Saving Humans', ha salvato 30 persone al largo della Libia – in un primo momento i volontari avevano detto che le persone recuperate erano 29 – tra i naufraghi ci sono anche quattro minori: "Le persone soccorse da Nave Mare Jonio sono 30, le donne incinte sono 2. I minori, oltre la piccola di un anno, sono 4 non accompagnati", ha scritto su twitter l'organizzazione. "Ecco la bimba di un anno salvata dalla morte in mare e dalla guerra in Libia dalla nave MareJonio – si legge in un tweet successivo in cui viene postata una foto con la piccola sopravvissuta – Questa immagine è la più grande ricompensa per chi in questi mesi ha sostenuto Mediterranea". Lo scorso 7 maggio la nave umanitaria aveva ripreso la sua attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

Il commento di Matteo Salvini non si è fatto attendere: "Ci sono 29 Migranti salvati da una Ong di un centro sociale, questi non arriveranno mai in Italia – ha detto questa sera durante un comizio a Giulianova (Teramo) – "Gli sbarchi sono calati del 92%, in Italia arriva chi ha il permesso", ha aggiunto, sottolineando che "con i soldi risparmiati si assumeranno 8mila uomini nelle forze dell'ordine"

"Un conto è una nave della Marina Militare che, attraverso il suo ministro di riferimento, si assumerà le proprie responsabilità, un altro una nave di privati o dei centri sociali come la Mare Jonio. Per loro, i porti restano chiusi", ha detto il ministro dell'Interno. Il vicepremier si riferisce ad un'altra operazione di salvataggio, compiuta questa volta dalla Marina Militare italiana a circa 75 chilometri dalla costa libica, e che ha riguardato una piccola imbarcazione, con a bordo 36 persone, di cui 2 donne e 8 bambini, che si trovavano alla deriva in pericolo di vita. Il pattuglione Cigala Fulgosi, insieme ad altre unità aeronavali della Difesa, partecipa alla missione ‘Mare sicuro', assegnata dal Governo e dal Parlamento, che ha lo scopo di proteggere gli interessi nazionali nel Mediterraneo centrale. Adesso è in cerca di un approdo.

"Accogliamo con favore gli sforzi compiuti dalla Marina Militare italiana nel salvare la vita di questi uomini, donne e bambini; è necessaria ora una risoluzione urgente per consentirne lo sbarco", ha dichiarato Roland Schilling, Acting Regional Representative Unhcr per il Sud Europa. "Chi è a bordo potrebbe aver bisogno di protezione internazionale e in ogni caso ha alle spalle esperienze traumatiche subite in Libia, un Paese in cui imperversa un conflitto che mette a rischio la vita di migliaia di civili". Mentre il numero di persone che arrivano in Europa via mare è diminuito drasticamente, più di 250 persone sono morte nel Mar Mediterraneo centrale solo quest'anno. Unhcr ricorda che la Libia non è un porto sicuro e che nessun ritorno, da acque internazionali, può essere ammissibile in base al diritto internazionale.

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