Marco Minniti non si candiderà alla segreteria del Pd: “Non esiste, non appartengo a correnti”
Nelle ultime ore il suo nome circola come possibile candidato alla segreteria del Partito Democratico, ma è lo stesso diretto interessato, Marco Minniti, a smentire questa voce: “Non esiste”, afferma l’ex ministro dell’Interno che qualcuno vorrebbe come candidato rappresentativo dell’area renziana al prossimo congresso dem. “Non appartengo ad alcuna corrente – precisa in un’intervista al Foglio – sono un solista per vocazione. Il mio attuale compito è maieutico: stimolare la discussione per tirar fuori il meglio di noi stessi”. Minniti commenta anche il ruolo dell’attuale segretario, Maurizio Martina, sottolineando come – dopo la sua elezione avvenuta durante l’assemblea di sabato scorso – “dovrebbe restare in carica fino al 2021, a meno che non si dimetta o non venga sfiduciato”. Ma il congresso nei prossimi mesi o a inizio 2019 sembra ormai certo.
Mentre Minniti si fa da parte per la corsa alla segreteria, il dibattito interno continua e Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico, ribadisce la sua volontà: sciogliere il partito e “rifondare un movimento che porti dentro gente nuova e recuperi allo stesso tempo le persone in gamba che ci sono ma che non riescono a emergere. Meglio ripartire da un foglio bianco”. Gianni Cuperlo, invece, in un’intervista al Manifesto spiega che il Pd ora ha bisogno del congresso “come l’ossigeno” ma sottolineando che non deve essere “gestito come una conta”. E sostiene anche lui, in modo diverso da Calenda, che ora è necessario “ripensare il progetto”.
Minniti: ‘Schengen è a rischio'
L’ex ministro dell’Interno parla anche di migranti e commenta quello che sta avvenendo in queste ore a bordo della nave Diciotti, su cui ci sono 67 migranti. E Minniti è critico con la gestione da parte del governo: “Viene amplificata da una esasperata strategia mediatica, tutta tesa ad alimentare una tensione continua su una questione che andrebbe affrontata con un approccio pratico e scevro da strumentalizzazioni. Non si va lontano se si ragiona in termini di emergenza. L'immigrazione è un fenomeno epocale da affrontare con misure strutturali. Noi siamo andati in Africa e abbiamo costretto l'Europa a seguirci”.
Minniti teme che si perdano di vista i risultati concreti a favore di una “spasmodica ricerca di titoloni ed effetti pirotecnici”. Così come teme che si possa arrivare a una fine simbolica di Schengen: “Se vince l’ideologia si chiuderà il Brennero e sarà la fine di Schengen, con gravi danni per il nostro Paese. L'Italia è più forte nell'Ue: le regioni del nord lo sanno bene. Se salta la libera circolazione, si ritorna all'epoca dei nazionalismi contrapposti. I miei confini contro i tuoi”.