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Inchiesta in Liguria e arresto di Giovanni Toti

Marcello Pittella sul caso Toti: “Evitiamo la gogna mediatica, uccide: lo so perché ci sono passato”

L’ex presidente della Basilicata Marcello Pittella, che fu sospeso e poi diede le dimissioni nel 2019 per il coinvolgimento in un caso giudiziario, a marzo è stato assolto in secondo grado. Parlando a Fanpage.it, ha commentato la vicenda del presidente ligure Giovanni Toti, attualmente agli arresti domiciliari.
A cura di Luca Pons
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Marcello Pittella è stato presidente della Basilicata dal 2013 fino al 2018, quando è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di concorso in falso ideologico e abuso d'ufficio a seguito di un'inchiesta su concorsi e nomine pilotati nella sanità lucana. Dopo essere stato sospeso dal ruolo per alcuni mesi, nel 2019 ha dato le dimissioni. A dicembre del 2021 è stato assolto in primo grado, e a marzo di quest'anno anche in appello, mentre sono stati condannati alcuni dirigenti sanitari che erano indagati con lui. In un'intervista a Fanpage.it, Pittella ha parlato del caso di Giovanni Toti, che da settimane occupa i giornali: il presidente della Liguria è ai domiciliari, accusato di corruzione: "Penso che a Toti e chiunque altro andrebbe risparmiata la gogna mediatica", ha detto.

Innanzitutto Pittella, che alle ultime elezioni regionali è stato determinante per la vittoria di Vito Bardi (centrodestra) e oggi è candidato alle europee con Azione,  ha parlato del periodo passato dalle sue dimissioni alla seconda assoluzione: "Non posso dire di aver vissuto con serenità questi anni, sono stati difficili e hanno messo a dura prova tanto la mia interiorità quanto il mio lavoro, la tenuta sociale, relazionale, la mia salute". Pittella ha affermato che crede di "aver reagito nel miglior modo possibile: nel silenzio, e rispettoso del lavoro della magistratura. Sono contento che la magistratura sia giunta anche in secondo grado ad una seconda assoluzione, ritenendomi estraneo".

Passando al caso Toti, l'ex presidente lucano ha poi evitato di entrare nel merito della vicenda, ma ha voluto commentare su due aspetti, quello "umano" e quello "giudiziario". Per quanto riguarda il primo: "Per quello che io ho vissuto, lo dico sommessamente: penso che a Toti e chiunque altro andrebbe risparmiata la gogna mediatica. Il tritacarne mediatico uccide una persona. Poi magari questa persona viene assolta, ma nel mentre è stata uccisa". Tra i danni maggiori, ha detto, c'è quello all'immagine: "Io ho lavorato una vita per cercare di costruirla, e in un attimo mi viene praticamente cancellata. Non è una cosa bella, dopo fai fatica anche ad andare in un bar a prendere un caffè, perché ti additano come il peggior criminale".

C'è poi il tema giudiziario, con una riflessione che Pittella applica tanto al suo caso quanto a quello di Toti: "L'Italia dovrebbe comprendere, nel rispetto dell'autonomia della magistratura, che le misure cautelari vanno usate solo in presenza di prove e di comprovato pericolo di reiterazione del reato". E se anche, "per ipotesi, se c'è la certezza del reato commesso da Pittella o da Toti, non sarebbe meglio determinare la misura cautelare venti giorni dopo, e non darlo in pasto ai media nel mezzo di una campagna elettorale? Non sarebbe più corretto?". In conclusione, l'ex presidente ha voluto "affidare un messaggio di buon senso" alla "magistratura, che è composta di tante brave persone che applicano il diritto con equità". Il messaggio è: "Noi siamo uomini, in carne ed ossa. Questo non va dimenticato mai".

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