Marcegaglia a Che tempo che fa: “governo insufficiente”
"Da sei mesi a questa parte l’azione del governo non è sufficiente". È quanto afferma il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ospite dalla trasmissione "Che tempo che fa". Commentando i dati forniti da Bankitalia sull’economia italiana, Marcegaglia evidenzia come "la mancanza di crescita incattivisce la società. Il paese si deve concentrare su questo tema perché è un tema economico ma anche morale ed etico. Tutto il paese -aggiunge – si deve concentrare e tornare a produrre benessere perché ormai si parla di tutto tranne che di questo". Quindi ricorda come "nei primi anni della crisi il governo ha tenuto i conti pubblici a posto. E questo è stato molto importante. Alcune cose sono state fatte ma ora serve di più".
"Serve stabilità, ma non fine a se stessa. Serve stabilità per fare le riforme. Nelle prossime settimane dovremo verificare se il governo è in grado di fare le riforme, altrimenti bisogna fare altre scelte: non si può più aspettare", ha sottolineato il presidente di Confindustria. "Dai giornali italiani ed esteri – prosegue Marcegaglia rispondendo ad una domanda del conduttore anche a proposito degli attuali fatti di cronaca – esce un’immagine non positiva del nostro Paese. Ma quando sono all’estero sottolineo sempre che c’è un’altra Italia, un’Italia che va a letto presto e si sveglia presto, che lavora, che produce che fa impresa e che si impegna".
Poi una domanda precisa sul possibile cambio a Palazzo Chigi, con l’ipotesi dimissioni di Berlusconi e con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti nuovo presidente del Consiglio. "Un nuovo primo ministro – risponde il presidente degli industriali – deve avere la maggioranza in Parlamento e deve essere indicato dagli elettori, cosa sulla quale sono d’accordo. Se ci saranno le condizioni perchè Tremonti abbia queste caratteristiche, perchè no".
La Marcegaglia ha, infine, spiegato che il contratto di Mirafiori approvato dai lavoratori della Fiat non rappresenterà il tramonto del contratto nazionale di lavoro. "Finora abbiamo avuto la logica che una cosa valeva per tutti. Oggi non funziona più. Bisogna trovare il modo affinché ogni impresa, attraverso le relazioni sindacali, aumenti la propria competitività perché c'è oggi una maggiore variabilità nelle cose da fare, perché il mondo è diverso".