Luigi Marattin si candida per il dopo Renzi e punta a un nuovo Terzo Polo
"Sì, stavolta penso di mettermi in gioco direttamente. Spero che ci sia correttezza". A dirlo è il deputato di Italia Viva Luigi Marattin che senza troppi giri di parole punta proprio sul suo nome per una nuova leadership del partito guidato da Matteo Renzi. Dopo il deludente risultato di Stati Uniti d'Europa alle elezioni europee, dai vertici di Iv è arrivato l'ordine di rientrare nei ranghi in vista del congresso straordinario di ottobre.
Sul tavolo della prossima riunione la priorità sarà data alla ricostruzione di un progetto di centro, dopo la disastrosa dissoluzione del Terzo polo. E per realizzare questo disegno Marattin sembra tendere la mano ai rivali di Azione. "Da un anno Enrico (Costa) ed io giriamo l’Italia per dimostrare che su contenuti e prospettiva politica non vi è differenza tra Iv e Azione, e a fine mese riprenderemo a farlo. La rottura del Terzo Polo è stato un crimine politico, di cui il deludente risultato di domenica è solo una conseguenza. Per il resto si, credo che il risultato delle elezioni europee – anche per come erano state impostate le campagne – abbia rappresentato la fi ne defi nitiva di un ciclo. Che ha iniziato a finire proprio con la rottura del Terzo Polo nell’aprile 2023", dice il deputato intervistato dal Riformista.
D'altra parte però, Marattin vuole restare con i piedi per terra. "Il gruppo unico Iv-Azione ce l’avevamo, e funzionava benissimo: non ci siamo mai trovati in disaccordo su un singolo emendamento o questione. Per questa legislatura la vedo difficile", dice. "Prima dobbiamo prendere atto della fine di un ciclo e ricostruire daccapo tutto, creando le condizioni politiche per un nuovo progetto per le elezioni del 2027. Ma deve essere un progetto che parta dal basso, coinvolgendo energie nuove. E non dalle lotte intestine tra gruppi dirigenti", aggiunge.
Sulla rottura del progetto nato alla vigilia delle elezioni politiche del 2022 per dare una casa all'elettorato liberal-democratico italiano Marattin dice che la causa "non è stata una questione caratteriale, ma politica. Mancanza di fi ducia e errori colossali, da parte di Calenda e non solo. Ma basta parlare del passato, dobbiamo costruire il futuro". Un futuro da realizzare, secondo il parlamentare con "leadership, classe dirigente, contenuti e organizzazione. Se te ne manca anche solo una, non hai davvero un progetto". Per il deputato renziano al centro esiste uno "spazio enorme per un’offerta politica autenticamente liberal-democratica e riformatrice, capace in primo luogo di recuperare quei 10 milioni di italiani che dal 1992 ad oggi hanno smesso di votare. Sta a noi saperla costruire".
Riguardo al rapporto con Matteo Renzi, che proprio ieri ha annunciato di essere pronto a un passo indietro per un progetto che non porti né il suo nome né quello di Carlo Calenda alla guida, Marattin dice: "Io con Matteo parlo sempre, e ci diciamo sempre tutto senza veli e senza giri di parole. Ci prendiamo in giro, scherziamo ma ragioniamo sempre senza maschera. Lui sa che la categoria che preferisco in politica non è la fedeltà (che per qualcuno è l’unica cosa da poter usare), ma la lealtà. E io con lui sarò leale sempre, e lui lo è stato sempre con me", conclude.