Marattin a Fanpage.it: “Ma quale trattativa sul Mes, il governo Meloni in Europa tenta il ricatto”
Il governo Meloni prova a rinviare la decisione sulla ratifica del Mes a settembre, per prendere tempo e imbastire una trattativa con l'Unione europea, ma resta l'unico Stato a non aver dato il via libera finale allo strumento. Secondo il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, intervistato da Fanpage.it, si tratta di un ricatto più che di una trattativa. E le parole di Giorgia Meloni, pronunciate oggi in Parlamento, non fanno altro che confermarlo.
Il centrodestra ha sostanzialmente deciso di rinviare la discussione sulla ratifica del Mes a settembre e oggi Meloni in Aula ha detto che "l'interesse dell'Italia è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto". In sostanza si punta dichiaratamente a portare il Mes a Bruxelles sul tavolo di una trattativa che potrebbe comprendere anche la riforma del patto di stabilità e il Pnrr, la convince questa strategia?
No, è un approccio ingenuo e infantile. L'Europa si fonda su scambi e trattative, è vero, ma anche su alleanze. Tutta la storia del processo di integrazione europea è fatto di avanzamenti basati su gruppi di Paesi che si alleano e negoziano con altri. Qui ci sono tante cose da negoziare: magari regole fiscali più dure in cambio di un'unione bancaria realizzata subito, o della ripetizione dell'esperienza del Pnrr. Ma sul Mes non si può fare, con chi la facciamo l'alleanza? È stato già ratificato da tutti e non c'è stata una persona in Europa che abbia ripetuto le stupidaggini dette in Italia. Quella non è una trattativa, è un ricatto. E coi ricatti non si fanno progressi.
La maggioranza continua a essere però divisa sul Mes: la Lega si oppone fermamente, Fratelli d’Italia è sempre contro ma parla di un ragionamento per “difendere l’interesse del Paese”, in Forza Italia sono più cauti, i centristi sono per il sì e il Mef di Giorgetti scrive che non ci sono rischi nella ratifica. Che sta succedendo?
Sta succedendo che per dieci anni si è voluto vedere questo strumento come il cattivo di James Bond che accarezza il gattino. I populisti questo fanno, hanno bisogno di identificare un cattivo, meglio se straniero: i mercati, la Bce, Merkel, Soros. Il Mes era il candidato perfetto, quale colpevole migliore? Hanno costruito una serie di balle che non hanno precedenti nella storia repubblicana. Ricordo che nel 2019 Salvini era vicepremier e andò a dire in televisione che il Mes è una banca privata. In nessun Paese un membro di governo può dire una scemenza del genere e sopravvivere politicamente. La nota del Mef ristabilisce i fatti, ma il problema ora è rimangiarsi quella narrazione populista.
Questa riforma del Mes di cui tanto si sta parlando è davvero così pericolosa? Spieghiamo in maniera semplice una volta per tutte cosa è cambiato e perché il Mes spaventa tanto
Il Mes è un defibrillatore. È quello strumento che interviene quando un Paese ha un attacco cardiaco, ovvero non trova più nessuno che gli presta i soldi comprando i titoli di Stato, ed evita il fallimento. La riforma incide su una serie di aspetti marginali, come la semplificazione dell'accesso al credito, ma c'è un punto molto importante che va nella direzione di rafforzare l'unione bancaria. Oggi, se c'è una grossa crisi finanziaria in una banca europea, la prima rete di sicurezza è data dai soldi privati delle stesse banche. Con questa riforma, il Mes fa da seconda linea di difesa, un paracadute che scatterebbe solo se ci fosse una grossa crisi sistemica bancaria nell'eurozona. Perciò quello che dice Meloni non ha senso: lei chiede più unione bancaria, ma la riforma serve esattamente a questo.
Le leggo alcune affermazioni dei leader del centrodestra sul Mes e lei mi dice cosa ne pensa. Cominciamo con il presidente di Forza Italia, vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Ero favorevole, ma con la riforma non ha controlli da parte di Parlamento Ue e Commissione”
Il Mes è un organismo internazionale, nel cui consiglio siedono i ministri dell'Economia dei Paesi membri. Il controllo diretto da parte degli Stati nazionali avviene così. Ripeto: quando si parla del Mes come fosse una banca privata si fa una rappresentazione ridicola. I ministri dell'Economia votano, e tra l'altro l'Italia ha il diritto di veto.
Salvini invece ha detto: “Ritengo che non ci sia bisogno di mettersi in mano a fondi e soggetti stranieri, perché centinaia di migliaia di italiani hanno sottoscritto i buoni del Tesoro. Meglio il debito italiano”
Salvini persevera nell'errore, non parliamo di fondi e soggetti stranieri, ma di organizzazioni internazionali di cui l'Italia è parte. E poi sono cose diverse: un conto è chi compra il debito italiano, ma il Mes serve a intervenire nel caso in cui nessuno più voglia comprare i titoli di debito pubblico italiano. Ovviamente ci auguriamo che non accada. Ma in quel caso o uno Stato fallisce o qualcuno lo aiuta. A questo serve il Mes.
Giorgia Meloni, ma anche Matteo Salvini che poi le ha fatto eco più volte, ha detto che “il Mes non è uno strumento utile all’Italia”. Ma allora la domanda è: a chi servono davvero questi soldi del Mes? La Lega dice non alle banche italiane…
Io spero che il Mes non serva mai all'Italia, visto che diventa utile se stai fallendo. Ma dico: ci siamo mai chiesti se, costruendo un ospedale, fosse uno spreco tenere inutilizzato un macchinario per fare degli esami di cui ora non abbiamo bisogno? Questo è il punto. Se non ratifichiamo il Mes blocchiamo la sua entrata in vigore per chiunque, che sia l'Italia o un altro Stato dell'Unione europea, e lo stesso vale per le banche. Una politica seria non pensa solo al bel tempo, pensa anche a cosa succede quando piove. Perché se non hai l'ombrello sono dolori.