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Manovrina da 1,6 miliardi: ecco chi pagherà

Il consiglio dei ministri dà il via libera alla manovrina per il rientro nei limiti del 3% del rapporto fra deficit e prodotto interno lordo: ecco da dove arriveranno gli 1,6 miliardi necessari.
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Conti alla mano, Saccomanni e Letta hanno potuto parlare di "missione compiuta": con la manovrina da 1,6 miliardi di euro approvata ieri dal Consiglio dei ministri, infatti, il nostro Paese dovrebbe aver messo a posto i contati e tornare velocemente sotto la soglia limite del 3% del rapporto fra deficit e Pil. Uno sforamento, sia pure dello 0,1%, che era stato anticipato nella nota di aggiornamento del Def e che doveva essere "cauterizzato" già nel famoso Consiglo dei ministri saltato in seguito alla crisi di Governo che aveva visto le dimissioni dei ministri del Popolo della Libertà.

Ora invece Saccomanni incassa un via libera incondizionato dalla maggioranza. Anche perché dal provvedimento sembra siano stati eliminati punti decisamente controversi, come l'aumento della benzina e degli acconti Ires ed Irap, ad esempio. E, sia detto per inciso, per il momento è saltato anche il rifinanziamento della cassa integrazione (per il quale servono 300 milioni di euro), che sarà affidato probabilmente alla legge di stabilità, nella quale dovranno trovare posto anche gli altri interventi "lasciati fuori" dai decreti degli ultimi mesi.

La manovrina insomma, si basa su tagli sostanziali alla spesa pubblica e sulla vendita di alcuni immobili pubblici. Una vendita che in realtà sarà "mediata" dalla cessione alla Cassa depositi e prestiti, che metterà sul tavolo circa 500 milioni di euro. Altri 500 milioni di euro arriveranno dai tagli ai ministeri, con le "disponibilità  di competenza e di cassa relative alle spese rimodulabili del bilancio dello Stato che sono accantonate e rese indisponibili per ciascun ministero". Ci sono poi alcuni vincoli per l'estinzione "da parte della Regione dei debiti elencati nel piano di pagamento nei confronti degli enti locali o di altre pubbliche amministrazioni", che chiameranno in causa anche le dirette responsabilità dei dirigenti e funzionari. Non manca la riduzione di 100 milioni del limite di spesa "che le Regioni possono escludere dalle spese finali ai fini del rispetto del patto di stabilità interno".

Ci sono poi alcune voci "in uscita", a partire dai 210 milioni destinati all'emergenza immigrazione, che provengono: "per 90 milioni di euro dal Fondo rimpatri; per 70 milioni di euro dalle entrate dell'Inps derivanti dalla regolarizzazione degli immigrati; per 50 milioni di euro mediante corrispondente riduzione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura. Infine, viene aumentato di 120 milioni il fondo di solidarietà per i Comuni delle Regioni a statuto ordinario.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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