Manovra, stop al congedo lungo per i neo papà. Boeri: “Segnali di maschilismo”
Tito Boeri ha bollato la manovra 2019 come ‘maschilista'. Uno dei punti sollevati dal presidente Inps è quello dello stop al congedo per paternità. Senza infatti interventi di proroga, al momento non previsti in manovra, salterà la sperimentazione di ‘congedo lungo' introdotta dal 2013 per i papà, che quest'anno potevano avere fino a 5 giorni di congedo coperto al 100% alla nascita dei figli. C'è "un segnale di maschilismo anche in questa legge di bilancio, nel momento in cui va a dire manteniamo le differenze di età nell'accesso alle pensioni per uomini e donne, e va a non rifinanziare il congedo di paternità che era uno strumento molto importante per promuovere un'uguaglianza di opportunità", ha sottolineato Tito Boeri, presidente dell'Inps, intervenuto a Bologna al convegno ‘Le donne nell'Istituto, ieri, oggi, domani'. E così l'obiettivo di una parità negli obblighi genitoriali e nell'impegno tra padre e madre nell'accudimento dei figli rischia di allontanarsi.
Il congedo obbligatorio per i papà, da richiedere nei primi 5 mesi di vita del neonato, era stato introdotto per il triennio 2013-2015, e partiva da un solo giorno, che poteva essere esteso a tre sostituendo la madre. A fine 2015 era arrivata una proroga per tutto il 2016, che aveva portato a due i giorni di pausa obbligatoria dal lavoro. A fine 2016, con la legge di Bilancio per l'anno successivo, erano stati confermati per il 2017 i due giorni obbligatori più uno facoltativo, mentre si era previsto un raddoppio per il 2018. Quest'anno i papà hanno quindi potuto usufruire di 4 giorni di congedo obbligatorio, più un quinto facoltativo in sostituzione della madre nel periodo di astensione obbligatoria.
Il presidente dell'Inps Boeri ha definito un "aspetto grave" il mancato rifinanziamento dei congedi di paternità, strumento fondamentale per promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, garantendo agli uomini e alle donne le stesse opportunità: "Anche i padri devono prendersi cura dei figli". E ha aggiunto: "In Italia si era arrivati a fatica a quattro giorni di congedo obbligatorio, credo che si dovesse andare oltre come in molti paesi nordeuropei per promuovere il lavoro femminile".
Secondo Boeri, si tratta di "un aspetto culturalmente importante ma che tende anche a contrastare un pregiudizio diffuso, soprattutto tra i datori di lavoro delle piccole imprese, secondo cui assumere delle donne è più rischioso perché costano di più e perché poi dovranno prendersi cura dei loro figli".
In generale Boeri ha puntato il dito contro una scarsa attenzione "da parte di quelli che si dicono populisti verso le problematiche femminili", sottolineando che ci sarebbe nel governo giallo-verde "una rappresentazione molto maschilista di queste necessità che vengono dal basso". Per quanto riguarda le pensioni per il presidente dell'Inps "favorire l'accesso delle donne al sistema pensionistico", mantenere "le differenze di età nell'accesso alle pensioni per uomini e donne", sono possibilità che rischiano di trasformarsi in "trappola" per le donne. "Credo che l'uguaglianza di opportunità si possa realizzare nel momento in cui ci sarà maggiore presenza delle donne sul lavoro – ha spiegato – e invece in Italia si continua a ragionare su questi aspetti promuovendo semmai la partecipazione delle donne al ‘non' lavoro. Non è casuale che anche in questi giorni si parli di favorire l'accesso delle donne al sistema pensionistico, per esempio introducendo degli sconti, che si parli di mantenere le differenze di età nell'accesso alle pensioni per uomini e donne", ma "spesso nel non lavoro non c'è libertà di scelta", ha sottolineato.
Anche Beatrice Brignone, leader di Possibile, attacca le politiche del governo: "Le nostre denunce hanno trovato conferma nelle parole del presidente dell'Inps, Tito Boeri: le donne vengono discriminate da questo governo anche per quanto riguarda le pensioni. La cancellazione del congedo di paternità, prevista dalla manovra, rientra nella strategia leghista, con il silenzio-assenso del Movimento 5 Stelle, che vuole ridimensionare il ruolo della donna nella società. Deve essere lei a provvedere alla crescita dei figli, esentando il padre da questo compito. Una visione retrograda che respingiamo, come stiamo facendo con molte iniziative già svolte e tante altre che verranno".