Manovra, rispunta emendamento anti-Renzi: stop ai compensi da Stati esteri per parlamentari e governo
Sono stati depositati 18 nuovi emendamenti in commissione Bilancio alla Camera, dove prosegue l'esame delle proposte di modifica della prossima manovra. Tra le proposte, contenute all'interno del testo dell'emendamento dei relatori, c'è la norma sul divieto di compenso da Stati esteri per componenti del governo e parlamentari.
Si specifica che "I componenti del governo non possono svolgere incarichi retribuiti in favore di soggetti pubblici o privati non aventi sede legale e operativa nell'Unione europea".
Al comma 4 dell'art. 111 bis, si specifica che "Il divieto si applica anche ai parlamentari, ai presidenti di Regione, e ai membri del Parlamento europeo". In caso di inosservanza, il compenso percepito deve essere versato, a cura del percettore, entro trenta giorni, allo Stato; in caso di mancato versamento nel termine prescritto si applica una sanzione amministrativa. L'emendamento in questione riprende quello che FdI aveva presentato alla manovra, prevedendo un tetto di 50.000 per i compensi, ma che non aveva superato il vaglio di ammissibilità della commissione. Praticamente una norma che sembra scritta per colpire il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi, per via delle sue consulenze a pagamento in Arabia Saudita.
Nello stesso emendamento dei relatori, inoltre, c'è anche la norma sull'equiparazione degli stipendi tra ministri eletti da parlamentari e ministri che, invece, non lo sono.
La replica di Italia viva
"L'emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico, dà il segno della aggressione ad personam che addirittura il presidente del Senato consigliava di evitare, riferiscono fonti di Italia viva. Si legifera per la prima volta nella storia fiscale italiana l'esproprio ad personam, con l'obbligo di versare il 100% del fatturato allo Stato, ovviamente a condizione che il fatturato sia quello di Matteo Renzi. Una norma pensata per colpire uno dei leader dell'opposizione dà anche il senso di una deriva sudamericana delle istituzioni. Il primo partito di maggioranza legifera ad personam con un subemendamento contro uno dei leader dell'opposizione e lo fa violando tutte le consuetudini fiscali. Non si era mai vista – sottolineano le fonti del partito guidato da Renzi – norma ad personam della maggioranza contro un singolo esponente dell'opposizione. Stupisce che le forze di maggioranza che si definiscono liberali possano votare il primo esproprio proletario della storia fiscale italiana".