Manovra, quali misure potrebbero arrivare dopo la revisione dei conti dell’Istat: le novità
L'attesissima revisione Istat dei conti pubblici ha portato delle buone notizie per il governo Meloni, alla ricerca di coperture per la prossima legge di Bilancio. Un deficit più basso, pari al 7,2% del Pil, e una riduzione del debito (che si attesta comunque tra i più alti d'Europa, pari al 134,6% del Pil) amplieranno i margini di manovra di Palazzo Chigi, che resteranno però piuttosto ristretti.
Se da un lato il ricalcolo dell'Istat ha liberato qualche miliardo per la legge di Bilancio, dall'altra i paletti fissati da Bruxelles con il nuovo Patto di stabilità lasciano pochi spazi all'esecutivo. Nei prossimi giorni è atteso il via libera per il Piano strutturale di bilancio, il documento con cui l'Italia dovrà indicare alla Commissione Ue come intende risanare i conti pubblici e abbassare il proprio deficit sotto la soglia del 3% del Pil.
Un obiettivo che Giancarlo Giorgetti punta a raggiungere entro il 2026, il che si traduce per i tecnici del Mef in un avvertimento, ovvero quello di agire con estrema prudenza. Le poche risorse a disposizione saranno tutte concentrate sulle priorità, già indicate anche da Meloni, cioè imprese e famiglie con incentivi per spingere la natalità.
Tra queste, il potenziamento dell'Assegno unico, come indicato dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo, magari escludendolo dal calcolo dell'Isee e consentendo così di ampliare il range di bonus a cui sarebbe possibile accedere. L'altra ipotesi è quella di ridurre le tasse a carico delle famiglie con figli attraverso un possibile aumento delle spese detraibili, anche se ancora non è chiaro che natura avrà l'intervento.
Quali sono le altre novità per la manovra 2025
Altre novità riguardano il bonus mamme, che non solo potrebbe essere rinnovato ma persino allargato. Al momento infatti, l'esonero contributivo al 100% viene riconosciuto solo alle lavoratrice dipendenti (pubbliche e private) con almeno due figli, di cui uno abbia un'età non superiore ai 10 anni. Nella prossima manovra questa misura potrebbe essere ampliata anche alle autonome, a partita Iva.
Nella legge di Bilancio troveranno conferma poi la rimodulazione dell'Irpef a tre aliquote, introdotta lo scorso anno, così pure il taglio del cuneo fiscale. Per quanto riguarda la riforma dell'Irpef, il governo starebbe pensando di ridurre l'aliquota intermedia, relativa ai redditi tra i 28mila e 50mila euro, dal 35% al 33% e contemporaneamente, allargare il secondo scaglione fino a farvi rientrare i redditi fino a 60mila euro.
Altri interventi potrebbero tradursi in incentivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani e donne e agevolazioni per le aziende con sede nella Zes unica per il Mezzogiorno. In discussione poi, ci sarebbe l'innalzamento dei fringe benefit esentasse, che potrebbero essere estesi a tutti i lavoratori dipendenti, a prescindere che abbiano figli o meno, assieme alla possibile riduzione, dal 10% al 5%, della tassa sui premi aziendali.
Un capitolo, infine, sarà dedicato al nodo pensioni. Se Forza Italia spinge per aumentare quelle minime fino a mille euro, la Lega non molla su Quota 41, l'uscita anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall'età. Tuttavia, è difficile che tali misure trovino spazio, se non attraverso correttivi che le rendano sì sostenibili ma meno attraenti per i potenziali beneficiari. Sembra sempre più probabile invece, dopo l'ok della ministra del Lavoro Elvira Calderone, l'intervento sul Tfr con la possibilità, per chi esce dal mondo del lavoro, di trasferirlo nei fondi pensione dopo un semestre di silenzio-assenso.