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Manovra 2025

Manovra, Nicita (Pd): “Il governo litiga sul canone Rai, ma mancano i fondi su sanità e scuola”

La lite tra FI e Lega sul taglio del canone Rai “dimostra un clima di tensione evidente nel governo”, dice a Fanpage.it, Antonio Nicita, senatore del Pd in Commissione bilancio. Ma le priorità della manovra – osserva – dovrebbero essere altre, a partire da sanità, scuola e investimenti per rilanciare l’economia.
A cura di Giulia Casula
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Per la maggioranza non c'è stato nessuno strappo, ma la lite tra Forza Italia e Lega sul taglio del canone Rai "dimostra un clima di tensione evidente nel governo", dice a Fanpage.it Antonio Nicita, senatore del Partito democratico in Commissione bilancio e promotore, assieme a Marco Meloni, del convegno "Legge di bilancio e Psb: un’altra prospettiva" che si terrà oggi a Palazzo Madama.

La decisione degli azzurri di schierarsi con l'opposizione e bocciare l'emendamento leghista sul canone – sostenuto peraltro anche da Fratelli d'Italia – ha scatenato il malumore di Palazzo Chigi, che l'ha definito "un inciampo" evitabile. Soprattuto in un  momento come questo, con la legge di bilancio da approvare nei tempi previsti e con "la necessità di rispettare il piano strutturale di bilancio e non produrre ulteriore deficit", spiega Nicita.

Alla fine la maggioranza è andata sotto sul taglio del canone Rai e Forza Italia ha votato con l'opposizione. Che ne pensa di questa spaccatura? 

C'è un clima abbastanza palpabile di tensione all'interno della maggioranza. La cosa interessante è che l'emendamento della Lega sostanzialmente toglieva 400 milioni dalla dotazione di Reti ferroviarie italiane e quindi impegnava il governo ad aggiungere questi soldi a Rfi per finanziare quello che sarebbe stata la spesa necessaria per compensare la perdita dal canone di 20 euro l'anno. Che sono 1,6 centesimi al mese. Per noi questa cosa che non ha senso perché alla fine costringe lo Stato a trovare altri 400 milioni subito in un contesto che è già complicato. Forza Italia ha votato con l'opposizione ma c'è stato un altro momento in cui la maggioranza è andata sotto.

Si riferisce alla proposta di Lotito sui bilanci della sanità in Calabria? 

Sì, subito dopo su un altro emendamento di Forza Italia che riguardava un tema di validazione di bilanci in Calabria, la Lega si è astenuta e quindi anche qui di nuovo ha vinto l'opposizione. Ecco, c'è un clima teso che riguarda più aspetti, dal decreto fiscale alla legge di bilancio, al possibile riallineamento di governo a seguito della nomina di Fitto in Commissione Europea. C'è una tensione che evidentemente per la prima volta si è vista anche nelle nostre commissioni. Per giorni siamo rimasti bloccati su questo.

Il grosso della manvora è stato dedicato a Irpef e taglio del cuneo e i margini per fare emendamenti sono molto ristretti. Secondo lei è un'impostazione corretta?

Allora sulla parte relativa al cuneo, che in teoria per quest'anno il governo finanzia in deficit, ritenendo che però ci sarà una crescita strutturale nel futuro, siamo d'accordo perché abbiamo sempre detto che questa misura deve essere di natura strutturale. Sulla ridefinizione dell'Irpef, invece, bisogna ragionare sui vantaggi effettivi per le famiglie interessate in termini di maggiore liquidità mensile e sul fatto che per alcune tipologie di reddito il paradosso è che la capacità di pressione fiscale aumenta. Ma al di là di questo, siccome stiamo parlando di un'operazione che cuba dai 4 ai 5 miliardi, ecco forse questa misura non è una priorità in questo momento.

Quali sono le priorità? 

Ora la priorità è certamente sostenere i consumi, cercare di compensare gli effetti di inflazione sul reddito degli italiani perché questo aiuta il consumo e attraverso il consumo dà una spinta alla crescita, ma quel tipo di operazione si poteva fare anche più avanti perché oggi l'emergenza per tutti gli italiani è quella della sanità. Su questo diverse istituzioni che ci hanno detto che il rapporto della spesa sanitaria in percentuale al PIL in Italia si è ridotto e si sta riducendo a uno dei livelli più bassi in Europa. Si sarebbe dovuto ragionare su due aspetti: quella della sanità e quella degli investimenti per fare ripartire l'economia.

Da questo punto di vista, dal Partito democratico avete degli emendamenti su cui su cui puntate particolarmente? 

Abbiamo una serie di emendamenti che vogliono concentrare risorse sulla sanità per arrivare un rapporto deficit PIL che sia precedente a quello del Covid. Adesso con questo governo tra cinque o sei anni, secondo la Corte dei conti, potrebbe addirittura arrivare sotto il 6%. Le nostre proposte puntano anche su diverse misure che il governo sta cancellando, come il ripristino della incentivazione, la cosiddetta misura Ace, per le imprese che è stata cancellata; ma anche la decontribuzione al sud che il governo ha deciso di non rinegoziare con la Commissione europea. Questo incrementerà di circa il 20-30% i costi di tutte le imprese al sud. Insistiamo molto sul cercare di mantenere sul lato industriale il fondo Automotive e altri tipi di fondi e poi provare a realizzare altri tipi di investimenti di filiera. Un'altra nostra proposta si sofferma sui Comuni che vengono pesantemente tagliati e a cui noi invece vorremmo dare un po' di respiro.

Bruxelles ha confermato che il bilancio dell’Italia per il 2025 è in linea con le raccomandazioni europee previste dal nuovo Patto di stabilità e crescita. È davvero una promozione?

Non è assolutamente una promozione perché è cambiato completamente il criterio di valutazione. Con il piano strutturale di bilancio e nel nuovo Patto di stabilità, la valutazione non è sull'anno, ma è su ciò che abbiamo negoziato a partire dai cinque anni futuri. È vero che la valutazione su quest'anno, dal punto di vista strettamente contabile rientra dentro quelle previsioni, ma parliamo di previsioni che Giorgetti ha fatto in maniera molto prudenziale e che riducono la spesa netta annuale per farla rientrare nello scenario previsto. Per quanto riguarda gli investimenti poi, dal governo ancora non sappiamo assolutamente nulla: né quanto dovrà investire né dove intende farlo. Quindi non prenderei quella di Bruxelles come una promozione, anche perché la legge di bilancio è ancora da vedere. Significa semplicemente che l'Italia sta dentro un percorso di riduzione del debito, dentro quei parametri di stabilità e crescita che però oggi vanno valutati su cinque anni.

Andando nello specifico sugli emendamenti della maggioranza, ha fatto discutere la questione sul finanziamento alle scuole private e sui voucher fino a 2mila euro per gli studenti iscritti alle paritarie convenzionate. La proposta di Fdi è stata eliminata, ma quella di Noi Moderati è rimasta in piedi. Dall'altra parte invece, la scuola pubblica ha subito parecchi tagli. Come commenta?

Su questo ovviamente abbiamo presentato diversi emendamenti per la scuola, per l'università, per il fondo affitti e per i fondi dedicati all'acquisto di libri e trasporto per gli studenti. Questo sistema dei voucher si sarebbe anche potuto pensare ma in un contesto in cui la scuola pubblica ha delle risorse adeguate, che in questo momento non ha.

Anche il dossier pensioni alla fine si è deciso di lasciarlo fuori.

Per forza, perché sulle pensioni  il piano strutturale di bilancio e i commenti della Corte dei Conti della banca d'Italia, sono tutte concordi nel dire che c'è una curva dell'Italia che non va toccata e l'intervento che fece Fornero è positivo. La Lega ha perso una battaglia. Per quanto riguarda le pensioni minime, che aumenteranno poco meno di tre euro netti al mese, questo è un modo di buttare dei soldi, perché il governo non sta dando un assegno che può servire davvero alle persone. Né tantomeno ci sarà un effetto macroeconomico di moltiplicatore, perché è un tipo di spesa che si perde completamente.

Un'ultima domanda. Visti gli scontri e le tensioni che si sono registrati in queste ore nella maggioranza e con la legge di bilancio all'esame del Parlamento, cosa vi aspettate? 

Per noi questa manovra è chiaramente una legge con cui si cerca di rispondere in modo insufficiente e inadeguato anche ad alcune parti di elettorato a cui guarda il Governo Meloni. Siamo in un momento particolare in cui c'è la necessità di rispettare il piano strutturale di bilancio e non produrre ulteriore deficit, ma dall'altra parte il governo ha soltanto due leggi di bilancio davanti a sé per farlo. Le tensioni si palpano pienamente nella maggioranza. Ognuno segue una sua agenda, che non è governo, ma di partito e ogni partito cerca di portare il suo punto a casa.

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