Manovra, Marattin: “Con i tagli del Psb nessun partito potrà più fare promesse su pensioni o sanità”

Il Piano strutturale di bilancio, scritto dal governo Meloni e che ha ricevuto il via libera del Parlamento, segna “la fine di un’epoca” per l’Italia, secondo il deputato Luigi Marattin. “La politica deve cambiare il modo in cui si approccia all’Italia”, perché bisognerà tagliare la spesa pubblica al punto che non si potranno più “fare promesse” su temi come le pensioni o la sanità.
A cura di Luca Pons
289 CONDIVISIONI
Immagine

Il governo Meloni si avvicina al momento in cui dovrà presentare la manovra per il prossimo anno. Ma soprattutto, sta per inviare alla Commissione europea il Piano strutturale di bilancio, che darà i paletti da seguire fino al 2031. Luigi Marattin, deputato in commissione Bilancio fino a poche settimane fa e oggi in commissione Attività produttive, ha risposto alle domande di Fanpage.it per chiarire la situazione. Secondo Marattin, la politica italiana non si è ancora resa conto di cosa significherà il Psb: "Per essere chiari, non ci potrà più essere nessun partito che promette nulla sul fronte pensionistico, se non di rendere ancora più dura la riforma Fornero, e praticamente anche su tutto il resto. È la fine di un'epoca durata cinquant'anni".

Ad aprile, in occasione del Def, ci disse che il governo avrebbe dovuto alzare le tasse per 15 miliardi di euro. Il rischio è ancora quello?

Vi dissi che i tagli fiscali previsti per quest'anno erano solo per quest'anno. Quindi il governo in legge di bilancio avrebbe dovuto trovare circa 15 miliardi solo per evitare che le tasse si alzassero. Ed è la situazione in cui siamo. Il governo dichiara di volerlo fare, lo ha anche scritto nella risoluzione al Piano strutturale di bilancio.

Ovviamente per capire se è vero, e come lo hanno fatto, dobbiamo aspettare la presentazione della legge di bilancio (prevista entro il 20 ottobre, ndr). Nella migliore delle ipotesi le tasse non aumentano, perché questo è quello che succede quando fai tagli fiscali solo per un anno: alla fine di quell'anno devi trovare i soldi, un sacco di soldi, solo per far rimanere le buste paga e i bilanci degli italiani uguali a prima della notte di Capodanno.

Il piano strutturale di bilancio è arrivato in Parlamento e dalle audizioni è sembrato che ci fosse un certo pessimismo di Banca d'Italia, Istat e gli altri enti che sono stati ascoltati. Allo stesso tempo, la previsione della crescita del Pil di quest'anno è stata ridotto. Sono segnali preoccupanti?

Ogni anno c'è qualche preoccupazione che la crescita prevista non sia quella realizzata. In questo caso parliamo onestamente di due decimali, non è tanto quello problema. Il problema è ben altro, ed è duplice. Molti pensano, compreso tanti miei colleghi, che il Psb sia un documento di finanza pubblica come gli altri. Come il Def, la Nadef e tutti questi acronimi che abbiamo inventato in questi anni, e cioè che tu lo approvi, c'è una previsione di tre anni, ma quei numeri contenuti in quella previsione l'anno dopo possono cambiare perché ci sarà un altro Def e un'altra Nadef.

Il piano strutturale di bilancio non è così. Non ne faremo un altro. Questo vale per cinque anni. E i numeri contenuti in quel piano non possono essere cambiati per cinque anni, salvo cambio di governo, quindi presumibilmente fra tre anni. E l'Italia non è abituata a programmare su cinque anni, al massimo cinque mesi. Questa è la prima grande rivoluzione.

La seconda questione: che tipo di numeri ci sono? Il Psb si basa sulla spesa primaria, in pratica, al netto di alcune componenti. E dice che nei prossimi cinque anni quella spesa deve crescere ogni anno in media massimo dell'1,5%. Io sono andato a controllare negli ultimi trent'anni la spesa primaria in media di quanto è cresciuta all'anno: il 5,7%. Quindi noi ci stiamo impegnando a fare uno sforzo circa quattro volte superiore a quello che è stato fatto in questi trent'anni. La politica ha capito quello che ha approvato? Deve cambiare il modo in cui si approccia all'Italia, il modo in cui chiede il consenso, il modo in cui parla coi cittadini, il modo in cui promette ai cittadini. È pronta, la politica italiana a fare questo?

Come ha detto, il Piano strutturale di bilancio traccia il percorso che l’Italia dovrà seguire per i prossimi cinque-sette anni. Numeri alla mano, che periodo ci aspetta?

Se l'Italia fosse un posto normale, adesso tutta la politica di destra o di sinistra, di centro, si direbbe: "Signori, è la fine di un'epoca, un'epoca che continua da cinquant'anni. Quindi come facciamo noi a cambiare completamente le modalità in cui l'Italia ottiene il consenso?". Per essere chiari, non ci potrà più essere nessun partito che promette nulla sul fronte pensionistico, se non di rendere ancora più dura la riforma Fornero. Come si innesta questo in un racconto sul futuro dell'Italia? Come si fa a prendere lo stesso voto di 16 milioni di pensionati nonostante sia matematico, a questo punto, che sulle pensioni non si può permettere più nulla? Sulle pensioni e praticamente anche su tutto il resto.

Penso anche alla sanità: il governo dice "no, ma sulla sanità non vi preoccupate che aumenterà un po più dell'1,5%". Ma ogni anno sulla sanità si promettono dieci, quindici, sette, otto miliardi, come se fossero le pere e le mele. Quindi gli anni che ci aspettano sono anni in cui la politica dovrebbe cambiare modo di fare, di vivere il consenso, di ottenere il consenso, di usare il consenso, di usare i media. Non lo so se la politica ha consapevolezza di questo. Se me lo chiede, penso proprio di no.

Tornando al prossimo anno, la premier Meloni dice che il governo non alzerà le tasse, anzi le abbasserà. Il ministro Giorgetti dice però che ci saranno sacrifici per tutti. C'è un cortocircuito nel governo?

A legislazione vigente (questa è una tabella del Piano strutturale di bilancio, quindi non è un mio dato, è un dato del governo) la pressione fiscale sale l'anno prossimo, proprio perché non sono inclusi quei famosi 16 miliardi di sconti contributivi e fiscali. Se il governo, come annunciato, confermerà quei tagli, è probabile che la pressione fiscale rimanga in linea o magari scenderà leggermente.

Giorgetti è il motivo per cui insistevo affinché fosse un politico a fare il ministro dell'Economia. Perché lì il giochino era già pronto: c'è un tecnico, un professore, e diciamo che lui è un sadico affamatore di popolo e un tecnocrate, ma invece la politica è altra cosa. Adesso la contraddizione esplode in faccia: Giorgetti è il vice segretario della Lega. E il segretario della Lega è il più grande sostenitore della spesa pubblica e del debito che abbiamo in Italia. Come queste cose stanno insieme senza che nessuno faccia notare questa assurda contraddizione, è una cosa che ai miei piccoli occhi mortali rimane imperscrutabile.

In chiusura: sulla manovra il governo ha annunciato – si parla sempre di annunci – l'intenzione di rendere strutturale l'Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale. Sarebbe una buona mossa?

Assolutamente. Infatti mi sono astenuto sul Psb, perché dice questo. Se la legge di bilancio conterrà questo sarà un'ottima cosa. Ripeto, per gli italiani non cambia nulla: la busta paga di gennaio sarà assolutamente identica a quella di dicembre, ma almeno si sarà fatto un taglio fiscale (che deriva in parte dal governo Draghi) in maniera strutturale. Sarà la gran parte della legge di bilancio, perché una cosa del genere assorbirà due terzi della legge di bilancio. Quindi vediamo e valutiamo.

Certo, il punto fondamentale rimane quell'altro: la politica (e il governo in primis, perché il governo che ha responsabilità di conduzione della politica economica e non solo= ha piena consapevolezza di quello che ha significato il piano strutturale di bilancio, i prossimi anni, il cammino della spesa pubblica? Un ultimo dato per chiudere: dal 2000 ad oggi, l'Italia è il Paese in Europa che ha avuto l'incremento maggiore di spesa pubblica in rapporto al Pil. L'8,7%, quattro volte la media europea. Nello stesso lasso di tempo, siamo cresciuti quattro volte meno della media europea. Siamo un Paese che in 25 anni ha speso quattro volte di più ed è cresciuto quattro volte di meno. Se questo non fa suonare un campanello d'allarme alla politica italiana, allora credo che abbiamo un grosso problema.

289 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views