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Manovra 2025

Manovra, le novità dopo l’approvazione in Cdm: le misure su taglio del cuneo, bonus neonati e pensioni

La manovra 2025 è stata approvata in Consiglio dei ministri. Tra le novità, una Carta nuovi nati da mille euro. Per definire tutte le misure, dal taglio del cuneo fiscale alla questione pensioni, passando per l’Irpef, ci vorrà ancora del tempo: ora il testo della legge di bilancio va al Parlamento. Il via libera definitivo deve arrivare entro il 31 dicembre.
A cura di Luca Pons
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Il Consiglio dei ministri del governo Meloni, nella notte di ieri, ha approvato il testo della manovra per il 2025. L'impostazione della legge di bilancio passerà ora al Parlamento, a partire dalla Camera: il via libero definitivo dei parlamentari è atteso entro il 31 dicembre, dopo eventuali modifiche alle norme inserite dall'esecutivo. Per il momento, il governo ha dato una linea chiara su diversi interventi: dalla conferma di taglio del cuneo fiscale e Irpef, al poco spazio per le pensioni; fino alle novità come la Carta nuovi nati da mille euro e un contributo da banche e assicurazioni ancora da chiarire, dal valore presunto di 3,5 miliardi di euro. Per la sanità in arrivo un leggero aumento dei fondi, da 3 miliardi di euro circa. La manovra costerà 30 miliardi di euro in tutto, secondo quanto annunciato dal ministero dell'Economia.

Taglio del cuneo fiscale confermato, diventa strutturale

Sarà il provvedimento più costoso della manovra, e anche quello su cui il governo Meloni aveva puntato di più: il taglio del cuneo fiscale dovrebbe diventare strutturale, e non solamente essere riconfermato per un solo anno.  Questo non porterà nessun cambiamento per le buste paga dei dipendenti, ma se la misura non fosse stata confermata ci sarebbe stato un calo da quasi 100 euro al mese in molti casi.

Il taglio del cuneo sarà ancora rivolto ai lavoratori con reddito fino a 35mila euro. Il Mef non ha chiarito se sarà inserito un meccanismo per estendere gradualmente lo sconto fino a 40mila euro, in modo da cancellare l'effetto ‘scalino' che ora penalizza chi supera di poco la soglia dei 35mila euro di entrate.

Riforma Irpef 2025, l'imposta resta a tre aliquote

Anche in questo caso, l'attenzione del governo si è rivolta a confermare e rendere strutturale l'impostazione a tre aliquote dell'Irpef. Oggi – ma si trattava di una misura temporanea, solo fine a fine anno – l'Irpef ha tre scaglioni: uno fino a 28mila euro che paga il 23%, uno da 28mila a 50mila euro che paga il 35%, e un ultimo sopra i 50mila euro che paga il 43%.

Secondo quanto reso noto finora, non si sa se nel suo testo il governo abbia inserito delle modifiche, ad esempio abbassando l'imposta per lo scaglione centrale, o allargandolo fino a 60mila euro come aveva ipotizzato. Si tratta di emendamenti che potrebbero anche arrivare durante l'iter in Parlamento, in ogni caso.

Cosa cambia per le pensioni l'anno prossimo

Era noto da tempo che le pensioni sarebbero state ‘sacrificate' in questa legge di bilancio, e in effetti non ci sono novità significative. Le modalità per lasciare il lavoro in anticipo resteranno le stesse che quest'anno hanno riscosso poco successo: Quota 103 contributiva, Ape sociale e Opzione donna. L'unico intervento annunciati dal governo è un potenziamento delle misure "destinate ai lavoratori pubblici e privati che raggiungono l’età della pensione ma restano a lavoro". Una modalità simile a quella del bonus Maroni, che permette di continuare a lavorare anche oltre una certa età, ricevendo in cambio uno stipendio leggermente più alto. Per i pubblici dipendenti potrebbe scattare l'opzione di non lasciare il posto fino a 70 anni.

Nessun accenno, invece, a un aumento delle pensioni minime. Anche su questo è probabile che si tenterà di intervenire in Parlamento, con Forza Italia che aveva già rivendicato nelle scorse settimane l'impegno ad alzare gli assegni. In ogni caso, con tutta probabilità si parlerà di un aumento da poche decine di euro al mese, vista la scarsità di risorse messe a disposizione.

Carta nuovi nati da 1000 euro e altri sostegni alla natalità

Tra le misure inserite nella legge di bilancio che non erano state anticipate c'è una Carta per i nuovi nati. Si tratta di un bonus da mille euro che dovrebbe essere riconosciuto – con modalità ancora tutte da definire – alle famiglie con Isee al di sotto dei 40mila euro che avranno dei figli nel corso dell'anno, per "far fronte alle numerose prime spese per ogni nuovo nato". I dettagli arriveranno solamente con la lavorazione in Parlamento e, successivamente, con i decreti attutivi del governo.

Sempre in tema di figli, i congedi parentali dovrebbero essere "confermati e potenziati", anche se non è chiaro cosa significhi esattamente. Soprattutto, dovrebbe cambiare il modo in cui si calcola l'Isee delle famiglie: le somme ottenute tramite l'Assegno unico non dovrebbero essere utilizzate per il calcolo. Questo farà sì che i beneficiari dell'Assegno unico risultino avere un Isee più basso, e quindi possano più accedere più facilmente a varie misure, tra cui il bonus asili nido.

Carta Dedicata a te sarà distribuita anche nel 2025

Confermata una misura già sperimentata dal governo Meloni: la carta acquisti spesa Dedicata a te, una card da 500 euro che permette di acquistare beni alimentari (da una lista stilata dal governo), carburanti e abbonamenti per i mezzi pubblici. Non è ancora chiaro se l'importo sarà lo stesso, solo che i fondi a disposizione saranno 500 milioni di euro: dunque, se la carta varrà ancora 500 euro ci sarà un milione di beneficiari circa (meno di quelli dell'ultima erogazione), mentre se avrà un valore maggiore il numero di beneficiari scenderà. Anche in questo caso, per avere più informazioni bisognerà aspettare che i decreti del governo chiariscano quando la misura sarà erogata.

Contributo da banche e assicurazioni, Salvini: "Vale 3,5 miliardi di euro"

Dopo settimane di trattative, il governo Meloni avrebbe trovato un accordo con banche e assicurazioni per un "contributo" da versare. Su questo finora ci sono poche informazioni. Matteo Salvini ha detto che il valore stimato è di 3,5 miliardi di euro, e che i fondi dovrebbero essere investiti in sanità. Invece Antonio Tajani ha assicurato che non si tratta di una nuova tassa, che "gli extraprofitti non esistono", e che ci sarà un "accordo con gli istituti di credito per trovare una soluzione che permetta di avere liquidità allo Stato". Secondo alcune ricostruzioni potrebbe trattarsi di un anticipo delle Dta, le imposte differite attive, ma si aspettano chiarimenti dall'esecutivo sul punto.

Novità sull'Irpef: più figli hai, più sconti fiscali puoi chiedere

Un'altra misura annunciata ma di cui al momento si sa poco è una forma di ‘quoziente familiare' che premia le famiglie più numerose. Ciò che è stato comunicato è che quando sarà il momento di calcolare le detrazioni fiscali per ciascun contribuente, "si terrà conto del numero dei familiari a carico". Insomma, chi ha più figli o comunque familiari fiscalmente a carico potrà avere accesso a più detrazioni. Così lo ha riassunto il ministero dell'Economia: "Più numerosi i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali".

Fringe benefit e bonus assunzioni, tutte le misure

Oggi i fringe benefit – i benefit aziendali che possono essere erogati a discrezione del datore di lavoro – non vengono tassati fino a un valore di 2mila euro all'anno per i lavoratori con figli a carico e fino a mille euro per tutti gli altri. Il governo ha fatto sapere che la misura è "confermata per tutti gli aventi diritto", e in più ha annunciato una "maggiorazione" per i nuovi assunti che accettano di spostare la loro residenza di oltre cento chilometri. Insomma, chi si sposta molto per lavorare potrebbe (sempre a seconda delle decisioni del datore di lavoro) avere un bonus aggiuntivo in busta paga.

Si conferma anche che i premi di produttività erogati dalle aziende saranno tassati al 5%. Non solamente nel 2025, ma fino al 2027. In più, nelle Regioni del Sud si confermano "gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle lavoratrici". Queste misure saranno riconosciute anche "ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027". Rimane per l'anno prossimo anche "la decontribuzione in favore delle imprese localizzate nella ZES", oltre agli "incentivi all'autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica".

Cosa c'è in Manovra per il rinnovo dei contratti pubblici

La legge di bilancio ha previsto anche uno stanziamento per "finanziare le procedure di rinnovo dei contratti del pubblico impiego". Per ora non si sa quanto sia l'importo previsto. Si parla comunque non dei negoziati per il periodo 2022-2024, già avviati e in molti casi prossimi alla conclusione, ma per il triennio 2025-2027. Dunque, se i soldi saranno sufficienti, la norma dovrebbe permettere di intavolare le trattative per i nuovi rinnovi – dato che, come spesso accade, i contratti collettivi per il 2022-2024 saranno approvati solo l'anno prossimo, quando saranno già di fatto scaduti.

Il governo ha sottolineato anche che sono state "incrementate le risorse anche per finanziare il rinnovo dei contratti" nel settore sanitario. Anche qui, perciò, dovrebbe esserci margine per trattare gli aumenti. Tuttavia, "nel prossimo biennio lo stanziamento è in linea con la crescita del PIL nominale". Si tratterà quindi di aumenti prossimi all'1% per ogni anno. È improbabile, quindi, che permetteranno di recuperare il potere d'acquisto perso nel periodo di picco dell'inflazione.

Le prossime tappe della legge di bilancio

Ora che il governo ha approvato il testo della legge di bilancio, la norma passerà al Parlamento. In particolare, l'iter partirà dalla Camera. Qui le commissioni competenti potranno mettere mano al testo del ddl, e nelle prossime settimane si svolgeranno le solite trattative per raggiungere compromessi sia all'interno della maggioranza che con le opposizioni. È probabile che, come accade solitamente, la maggior parte del tempo del provvedimento sarà passato proprio nelle commissioni alla Camera.

Una volta raggiunto l'accordo sulle modifiche da apportare, il testo dovrà avere il via libera delle commissioni, poi dell'Aula, e passare al Senato. Qui l'iter si ripeterà (formalmente uguale, ma in praticamente probabilmente molto più rapido), e si arriverà al voto finale dell'Aula di palazzo Madama. Come ogni anno, per evitare infrazioni, è necessario che il via libera definitivo arrivi entro il 31 dicembre.

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