Manovra, la protesta dei medici: “Se serve bloccheremo gli ospedali, servono fondi per il personale”
I soldi in legge di bilancio non bastano, e i medici scendono in piazza. Una manifestazione è stata indetta per il 15 dicembre, a Roma, da molti sindacati e associazioni di medici, veterinari e dirigenti sanitari. Le organizzazioni protestano, tra le altre cose, contro "il definanziamento ulteriore della sanità pubblica previsto nei prossimi anni, che costringerà molti cittadini a doversi pagare le cure di tasca propria".
Intervistato da Fanpage.it, il segretario nazionale di Anaao-Assomed – sindacato medico tra i più rappresentativi – Pierino Di Silverio spiega cosa ha motivato la decisione di protestare: "Nella manovra ci sono briciole per il personale medico e chi opera nel pronto soccorso. La cifra è 200 milioni di euro, di cui 60 ai medici, e in più sono programmati per il 2024".
Nelle scorse settimane le associazioni del mondo medico avevano fatto notare la necessità di intervenire per compensare i costi del caro bollette, e qui il governo "ha dato un segnale, i soldi previsti bastano per dare un po' di respiro", dice Di Silverio. Ma "non basta la luce a curare il paziente. Se non vogliamo avere sale operatorie con tutte le luci accese ma senza medici, occorre fare qualcosa per il personale".
La manovra non affronta i problemi sistematici della sanità ("e dire che le premesse sembravano buone, con un ministro medico"), e in più proprio dal ministero della Sanità c'è stato un incomprensibile "silenzio istituzionale, anche rispetto alle nostre continue richieste di incontro".
Ora, per un faccia a faccia è troppo tardi. "Ormai un colloquio serve a poco", afferma il segretario, "si va avanti finché non avremo risposte concrete, non promesse". La legge di bilancio è "francamente offensiva per noi. Con la flat tax agevoli i liberi professionisti e il lavoro a gettone, mentre dici di voler premiare i medici? È una contraddizione inaccettabile".
La protesta del 15 dicembre non sarà un'occasione isolata, ma "il primo passo di un periodo di proteste". Ci si rivolgerà ai cittadini (perché "quando il cittadino comprende che non ci sono i giusti investimenti, la rivolta professionale si trasforma in una rivolta sociale") e se serve si fermeranno gli ospedali: "Se necessario arriveremo a bloccare anche l'attività negli ospedali. Siamo disposti a tutto. Se non diamo segnali di questo tipo, i medici continueranno ad andare via dagli ospedali".
La questione è che "non c'è solo il problema del personale e non c'è solo il problema delle bollette dell'elettricità: sono interconnessi. E invece sul personale non è arrivato niente. Lo aspettavamo come acqua nel deserto".
Anche Fiaso, la federazione delle Asl e delle aziende ospedaliere italiane, ha criticato la legge di bilancio del governo Meloni. Il suo presidente, Giovanni Migliore, sempre a Fanpage.it afferma che le risorse destinate al caro bollette sono "pienamente sufficienti" a compensare il rincaro del 70% (media nazionale) dei costi dell'energia. Ma i problemi del personale restano senza risposta.
"La questione del personale è semplice", spiega Migliore, "Per assicurare le prestazioni che ci chiedono i cittadini – recupero delle lista d'attesa, assistenza a domicilio – abbiamo bisogno di professionisti. Solo che da una parte siamo vincolati a un limite di spesa per il personale che è quello del 2004, vent'anni fa. E dall'altra, se anche potessimo superare il tetto di spesa, spesso non ci sono le risorse per farlo".
È già in vigore una misura che permette "assumere a tempo indeterminato gli operatori sanitari e i professionisti che hanno lavorato per almeno 18 mesi nel periodo Covid. Ci consentirebbe di arruolare decine di migliaia tra infermieri e medici, ma non tutte le Regioni hanno potuto farlo perché le risorse finanziarie non ci sono". La spesa dello Stato, insomma, è troppo bassa: "Quest'anno e i prossimi, la percentuale di Pil che investiremo in sanità è attorno al 6,2%, e va a scendere. Paesi come Francia o Germania investono almeno due punti in più".
Una proposta di Fiaso è impiegare gli specializzandi: "Oggi abbiamo una carenza di specialisti, ma abbiamo tanti medici. Io, come azienda sanitaria pubblica, non posso utilizzare un medico non specialista. Ma lo stesso medico" nella sanità privata "può esercitare a pieno diritto".
"Serve una legge per arruolare gli specializzandi per 24 o 36 mesi al massimo, per per traghettare il Ssn in questi 2-3 anni. Dopo si spera che, grazie all'investimento nelle borse di studio per le specializzazioni, avremo più specialisti", conclude Migliore. Per De Silverio, però, "non è più il momento di soluzioni-tampone. Servono risposte programmate e di lungo periodo".