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Manovra, il governo vuole abbassare il tetto degli stipendi dei manager pubblici a 160mila euro

Ora il governo starebbe pensando di abbassare il tetto degli stipendi dei manager pubblici da 240mila a 160mila euro lordi annui. Eppure neanche un mese fa, il ministro della Pa Zangrillo ipotizzava di alzare o addirittura eliminare il limite alla retribuzione introdotto nel 2011.
A cura di Giulia Casula
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Nuova stretta in arrivo per i manager pubblici. La legge di bilancio è attesa in Parlamento a cui dovrebbe essere trasmessa domani, ma intanto si fa largo l'ipotesi di una riduzione del tetto massimo degli stipendi per chi riapre ruoli manageriali all'interno della Pubblica amministrazione.

Quello dei manager pubblici rientra tra i sacrifici richiesti dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, impegnato a far quadrare i conti per non sforare rispetto al budget della manovra, fissato a circa 30 miliardi di euro. Di questi, più della metà saranno destinati alla conferma del cuneo fiscale e dell'Irpef a tre aliquote, a cui si aggiungeranno le detrazioni fiscali per le famiglie numerose e gli incentivi dedicati alla natalità.

Secondo le indiscrezioni diffuse dal Corriere della Sera, il governo intende abbassare a 160mila euro lordi annui il tetto alla retribuzione di amministratori e dirigenti  della pubblica amministrazione, ma non solo. Il nuovo tetto "onnicomprensivo" dovrebbe riguardare anche tutte quelle società, associazioni, enti e soggetti giuridici che percepiscono contributi da parte dello Stato.

Attualmente i manager pubblici non possono guadagnare più di 240mila euro all'anno, sulla base del limite introdotto dal governo Monti nel 2011 per contrastare le crisi economica in cui versava il Paese. Ora a Palazzo Chigi starebbero pensando di tagliare il tetto massimo, in maniera piuttosto consistente, portandolo al livello dell'indennità del presidente del Consiglio, ovvero 160mila euro. Fino a questo momento invece, il tetto alle indennità dei manager pubblici corrisponde a quello del capo dello Stato.

A salvarsi dall'accetta del Mef sarebbero in pochi. Tra questi le società quotate come Anas o Cassa depositi e prestiti e la società Stretto di Messina spa, per la quale è stata prevista un'apposita deroga lo scorso anno. Per tutti gli altri enti, fondi, associazioni e cooperative che ricevono fondi pubblici, scatterà il limite imposto dalla nuova legge di bilancio.

La misura non è stata ancora confermata ma ha già fatto discutere. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha definito "demagogico" ridurre il tetto massimo degli stipendi, mentre il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha precisato che "la norma parla di Enti e Fondazioni che ricevono contributi da parte dello Stato e che, ovviamente, essendo fondi dello Stato, devono gestirli con severità" e che quindi si tratta di un intervento "ragionevole".

Chissà se il ministro della Pa, Paolo Zangrilloche fino a un mese fa diceva di voler alzare gli stipendi dei dipendenti pubblici – sarà d'accordo con il collega di governo. Tuttavia, stando alle sue recenti dichiarazioni sulla questione è difficile credere che questa sia la linea del titolare della Pubblica amministrazione, che aveva persino ipotizzato di eliminare il tetto. "Non capisco perché nel privato un manager possa guadagnare più di 240mila euro e nel pubblico no", aveva dichiarato poco tempo fa, ribadendo il concetto che stipendi competitivi e qualità dirigenziale andassero di pari passo anche nelle Pa.

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