Manovra, i medici a Fanpage.it: “Se il governo Meloni non mette altri fondi, la sanità muore”
Alla fine la manovra del governo Meloni è arrivata, e sulla sanità l'esecutivo ha stanziato tre miliardi di euro. Questi serviranno in buona parte per rinnovare i contratti collettivi del settore. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, così come anche molte amministrazioni regionali, avevano chiesto però almeno quattro miliardi. Pierino Di Silverio, segretario di Anaao-Assomed (sindacato di medici tra i più rappresentativi) ha risposto a Fanpage.it: i fondi, ha detto, sono pochi e non bastano, ma soprattutto il governo ha scelto il modo sbagliato di usarli.
Come giudica i fondi assegnati alla sanità? La maggior parte, 2,3 miliardi su tre, serviranno per rinnovare i contratti.
Per quanto riguarda i contratti è una cifra che probabilmente è in linea con il momento storico, politico ed economico che stiamo vivendo, tra crisi e guerre. Rispetto a quanto occorrerebbe, nonostante lo sforzo, è una cifra troppo bassa. Anche perché bisogna ancora capire quanto andrà al contratto dei medici e quanto agli infermieri, dire "contratti collettivi della sanità" è molto vago. Perlomeno questi fondi scongiurano un blocco contrattuale, che avrebbero dato il colpo di grazia alla categoria. Però non è solo il contratto che può risolvere il problema di un sistema in agonia da un decennio.
Meloni in conferenza stampa ha detto che la priorità è abbattere le liste d'attesa, e a questo serve il rinnovo dei contratti, oltre a una detassazione degli straordinari e dei premi di risultato. È giusto?
Non possiamo essere d'accordo. Le liste d'attesa sono diventate un mantra, confondendo il problema con l'effetto. La lista d'attesa è l'effetto di un problema che si perpetra da decenni, cioè il definanziamento. Se io in 10-15 anni taglio 35mila posti letto, taglio 7mila reparti, de-finanzio le infrastrutture e la medicina di prossimità, e poi arriva il Covid che blocca le attività ordinarie per quasi sei mesi, diventa inevitabile che le liste d'attesa aumentino a dismisura.
Perché abbassare le tasse sugli straordinari dei medici non può essere una soluzione?
Per due motivi. Il primo è che oggi i dirigenti medici e sanitari fanno in media 60-62 ore di lavoro a settimana, e quelle ore servono a coprire carenze di personale. In più, il 75% dei medici dopo il Covid è in burn-out. E tu cosa fai? Dici ‘lavora ancora di più, che io ti detasso quello che fai in più'. Ma che volete, la pelle? Come facciamo a lavorare di più? Noi siamo già andati al di là delle umane possibilità di lavoro. I medici non hanno materialmente più tempo da dedicare al lavoro.
Il secondo motivo ha a che fare con un discorso più generale. Devo dare atto a questo governo che almeno si parla di sanità in maniera costante. Ma se vuoi dare dignità al medico, devi detassare il lavoro ordinario, non quello straordinario. Mettere al centro, ancor prima del denaro, il tempo di vita del medico. Quello che il Covid gli ha sottratto. Detassare gli straordinari è una risposta che va nella direzione opposta.
Per quanto riguarda la carenza di personale, ci saranno 250 milioni di euro, anche per nuove assunzioni, ma solo dal 2025.
Le nuove assunzioni non possono prescindere da una norma: lo sblocco del tetto di spesa per il personale. Questo tetto di spesa blocca le assunzioni alle esigenze che c'erano nel 2004. Beh, dal 2004 ad oggi l'esigenza di medici è aumentata, infatti ne mancano almeno 15mila. Il ministro della Salute lo sa, in questo momento la sua battaglia è la nostra battaglia.
Il governo prevede di fare più ricorso ai privati, anche negli ospedali pubblici, per accorciare i tempi d'attesa. Potrebbe compensare la mancanza di personale?
Non finanziamo il privato per cose che dovrebbe già fare. La legge prevede già oggi che l'accreditato dovrebbe aiutare anche per recuperare le liste d'attesa, ma non lo fa in maniera ordinaria e omogenea sul territorio. È paradossale: il privato dovrebbe già contribuire, e non lo fa, ma viene finanziato ulteriormente; io, che già oggi evito che il sistema vada al collasso, vengo premiato solo se lavoro ancora di più.
Sui fondi alla sanità Meloni ha rivendicato che è “il più alto investimento mai previsto”, in numeri assoluti. E sulla percentuale rispetto al Pil, ha detto che è normale che si abbassi perché “il Pil fortunatamente sale”. Ha ragione?
Si sta troppo parlando, anche in maniera a tratti strumentale, di percentuali. Io non posso dire che il governo non stia cercando di dare attenzione alla sanità. Però il problema va anche al di là delle percentuali, non è esclusivamente nell'investimento delle risorse. Se io aumento di dieci miliardi gli investimenti, ma poi li investo male, non si risolvono i problemi. Il problema è politico.
E la scelta politica del governo su come investire i fondi alla sanità è sbagliata?
Di sicuro io quei soldi non li metterei nel privato, di sicuro non li metterei negli straordinari. Finanzierei il lavoro ordinario, finanzierei il territorio.
A inizio settembre aveva detto a Fanpage.it che, se non fossero arrivati quattro miliardi, ci sarebbero state mobilitazioni, blocco delle attività e altre proteste. Ora che i miliardi sono tre, cosa farete?
Dobbiamo capire se è finita qui oppure no. Se non ci saranno altri interventi… Noi comprendiamo il momento storico. Però ci aspettiamo dei fatti. Anche perché se non saremo noi a bloccare le attività, sarà la contingenza. Ormai non ce la facciamo più, ci sono 10/15 medici al giorno che se ne vanno. È una questione sociale più che sindacale.
Quali "fatti" ci si può aspettare, però? Il governo ha persino chiesto alla maggioranza di non modificare il testo della manovra in Parlamento, quindi il margine per trovare nuovi fondi è quasi inesistente.
Io mi aspetto che ci sia un ulteriore sforzo, non so come, non so dove. Sono aperto a tutte le soluzioni. Ma bisogna trovarle, queste soluzioni, se no la sanità muore.