Manovra, Di Maio: “Nessuna richiesta di dimissioni per Tria, però deve trovare le risorse”
Il Consiglio dei ministri sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) è confermato per oggi. Persiste il braccio di ferro prudenza-cambiamento che negli ultimi giorni ha coinvolto il ministro dell’Economia Giovanni Tria, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Punto principale: il governo giallo-verde vuole portare al 2,4% del Pil il deficit per l’anno prossimo, mentre Tria è contrario e ostinato a farlo rimanere tra l’1,8 e l’1,9%, in modo da rispettare gli accordi europei. Nonostante gli scontri, Luigi Di Maio ha sottolineato che non è in programma nessuna richiesta di dimissioni del ministro dell’Economia, però è necessario che trovi le risorse perché "Sarà una manovra del popolo coraggiosa dove non ci si impicca a un numero o un altro. Quel che non vogliamo fare, però, è scrivere nel Def cose non vedere. È inutile tirare a campare come governo perché o si fanno le cose o non ne vale proprio la pena" ha spiegato ieri a Bruxelles. Anche se, a sbilanciarsi, ci ha pensato il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari che, ospite di Agorà a Rai Tre, ha detto: "Se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro Ministro dell'Economia".
"Ho giurato nell’esclusivo interesse della Nazione" ha detto ieri Tria al Congresso "Meno tasse per crescere" di Confcommercio. Nel Cdm, saranno presentati anche i saldi di bilancio: “Bisogna mantenere i conti in ordine e favorire la crescita economica”, ha spiegato il ministro, in modo da poter affrontare anche manovre come il reddito di cittadinanza. Questa è una delle condizioni che il M5S e la Lega hanno dettato per approvare la misura: trovare le coperture per il reddito di cittadinanza per "cancellare per sempre la povertà assoluta", la pace fiscale e il superamento della legge Fornero con l’inserimento della quota 100. A riguardo, però, il titolare del Tesoro non sembra essere molto convinto: ieri ha parlato della legge sulle pensioni, ma non ha accennato alla quota 100; “Bisogna risolvere alcune difficoltà che si sono trovate nell’applicazione della Fornero, bisogna accompagnare l’uscita dalle imprese di un personale che è diventato molto anziano a favore dei giovani. La famosa staffetta generazionale non riguarda l’età ma le competenze”, ha detto. Come ha voluto sottolineare, però, “non c’è crescita nell’instabilità” e con questo si dichiara contrario ad alzare il deficit tanto quanto vorrebbero M5S e Lega: “Siamo partiti da previsioni di finanza pubblica cui c’era stato l’accordo con l’Europa, un accordo che si basava su un forte aumento della pressione fiscale con le clausole di salvaguardia. Quindi il primo problema è impedire l’aumento dell’Iva”, ha spiegato. Un altro aumento previsto è quello della crescita degli investimenti pubblici e per farlo, ha chiarito il ministro, "bisognerà affrontare meccanismi burocratici, ci sarà un grande piano di investimenti: oltre a nuovi fondi, si tratta soprattutto di accelerare le spese, con modifiche che riguardano il sistema bancario, il Codice degli appalti, la giustizia civile e strumenti di accompagnamento alla Pubblica amministrazione per disegnare progetti". Infatti quello della fiducia per gli investimenti e gli investitori è stato uno dei punti fondamentali riportati dal ministro: “Le polemiche con l’Europa non hanno senso. Dobbiamo continuare ad avere la fiducia di coloro che vogliono sottoscrivere il nostro debito e di coloro che vogliono consumare. Se si crea incertezza nessuno investe e nessuno consuma. Se pensano che ci sarà un disastro dovremo restituire i soldi investiti”.
A non esprimersi troppo è stato il Premier Giuseppe Conte, che non ha voluto dare dichiarazioni sulla percentuale del deficit limitandosi a dire che il popolo sarà informato dopo il Consiglio dei ministri, “Non do numeri sino a quando non delibereremo”. Ha aggiunto poi che vede prospettive di crescita e che sarà necessario intervenire per liberare le risorse economiche per un piano infrastrutturale serio, come semplificare la burocrazia. Comunque, pare che ora le ipotesi che vedono Conte nel tentativo di mediare tra M5S-Lega e Giovanni Tria siano due: la prima prevede di portare il deficit all’1,9% con il recupero di alcuni decimali nella manovra, la seconda invece lo fisserebbe al 2%, ma con una significativa quota di investimenti.