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Manovra 2025

Manovra, di cosa parleranno Meloni, Salvini e Tajani al vertice sulla legge di bilancio

Si tiene oggi pomeriggio alle 18 il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i due vicepremier Matteo Salvini e Antoni Tajani, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi sui correttivi da apportare alla manovra 2025.
A cura di Annalisa Cangemi
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È stato convocato per il tardo pomeriggio, intorno alle 18, il vertice di maggioranza sulla manovra 2025, inizialmente previsto per domani a ridosso del Cdm. Ci saranno la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Nm Maurizio Lupi e il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti.

Si discuterà naturalmente delle possibili modifiche al testo della legge di bilancio e degli emendamenti al dl fiscale collegato alla manovra, su cui le votazioni dovrebbero partire domani in commissione Bilancio al Senato.

Uno dei temi caldi è quello del canone Rai: Salvini vorrebbe abbassare il canone da 90 a 70 euro. Ieri con una nota la Lega ha ribadito le sue priorità: "Il taglio delle tasse, canone Rai compreso, è da sempre previsto nel programma di governo e della Lega. Inoltre la dirigenza aziendale deve dimostrare la capacità di ottimizzare i costi investendo su prodotti che aumentino il mercato della Rai alzando gli standard del servizio pubblico e del pluralismo altrimenti non si noterà il cambio di passo rispetto alle precedenti gestioni targate Pd", hanno scritto i parlamentari della Lega componenti della commissione di Vigilanza Rai. Ma Forza Italia è nettamente contraria, e preferirebbe portare a casa un aumento alle pensioni minime.

Questo però non è l'unico tema sul tavolo. Come scrive la Repubblica, si dovrebbe discutere anche del taglio dell'aliquota del secondo scaglione dell’Irpef, che gli azzurri vorrebbero portare dal 35 al 33%. Su questo resta il nodo risorse: servono 2,5 miliardi, anche escludendo l'aumento della platea ai redditi fino a 60mila euro. La premier Meloni è d'accordo a intervenire sull'Irpef, per andare incontro al ceto medio, ma solo quando i soldi saranno effettivamente in cassa. Quindi è difficile che si interverrà con la legge di Bilancio, piuttosto potrebbe esserci in programma un decreto a inizio 2025, utilizzando soprattutto le risorse che arriveranno dalla riapertura del concordato preventivo biennale, che scade il 12 dicembre. Ma queste potrebbero non bastare per raggiungere le coperture necessarie alla misura.

Secondo il capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti, sarà un vertice per compattarsi. Al Corriere della sera ha spiegato: "Noi siamo una coalizione unita, compatta, una competizione anche interna può esistere, ma non farei mai cambio con i problemi che dovranno affrontare dall'altra parte. La bandiera migliore per noi è dare un segnale all'estero di stabilità politica, e intervenire tenendo conto del rientro dal debito. Questo stiamo facendo, e le agenzie di rating ci stanno premiando".

Durante l'incontro dei leader si parlerà "sicuramente di una legge di Bilancio uscita molto ben fatta dal governo e che sicuramente non è intoccabile, ma sempre in un ambito limitato. Non dobbiamo offrire il fianco a un'opposizione che cerca solo lo scontro". I dissidi tra partiti "li ritengo fisiologici. Sapremo trovare una sintesi, sappiamo tutti che in ballo c'è l'azione di governo". E sul canone Rai ha precisato: "Non è questione di ragione o torti, ma di risorse. Se ce ne sono, si potrà intervenire. Credo che la premier e i ministri competenti daranno le giuste indicazioni. È normale che sia il presidente del Consiglio a decidere su materie che le competono, così come è normale sia lei a interpretare e ufficializzare la linea del governo".

I leader del Csx saranno impegnati anche sulla discussione sula figura che prenderà il posto del ministro Fitto, designato alla vicepresidenza esecutiva della Commissione Ue. E si parlerà anche di autonomia differenziata, in attesa delle motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il ddl Calderoli.

Fdi: "Stop a tetto contratti a termine per assunzioni Pnrr"

Per quanto riguarda la manovra, come segnala l'Ansa, tra le pieghe del fascicolo degli oltre 200 emendamenti super-segnalati dai gruppi, spunta qualche novità. Fratelli d'Italia, con l'obiettivo si velocizzare l'attuazione del Pnrr, firma una proposta che chiede di non applicare alle assunzioni nella Pa legate al Piano il limite del 20% di contratti a termine e somministrati rispetto al numero complessivo dei contratti a tempo indeterminato.

Si tratta di un emendamento super-segnalato di Fratelli d'Italia, a firma di Chiara la Porta e Maria Cristina Caretta. L'emendamento specifica che i contratti a termine e somministrati che rientrano in quelli del piano sono esclusi dall'applicazione dei limiti percentuali del 20% del numero dei lavoratori a tempo indeterminato. Un altro super-segnalato di FdI a firma Alessandro Urzì proroga poi al 31 dicembre 2026 la possibilità di utilizzo dei fondi per le assunzioni Pnrr nei piccoli Comuni.

Per il Pd la proposta è profondamente sbagliata. "L'emendamento a prima firma La Porta, segnalato da FdI alla manovra di bilancio, per eliminare il tetto del venti per cento per i contratti a termine e somministrati nella pubblica amministrazione per il Pnrr è tecnicamente una follia. La destra ha deciso di rendere nei fatti ‘eterno' il precariato. È la conferma che per loro la qualità del lavoro, anche nello Stato e negli enti locali, non è un obiettivo da perseguire", fa notare Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

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