Manovra, Camusso a Fanpage: “Puniscono chi sceglie di non fare figli e i giovani precari”
Per la prossima manovra il menu delle misure per le famiglie non è confortante. Di nuovo c'è poco, e quello che c'è non aiuta tutti, ma solo, parzialmente, i genitori con figli a carico o chi avrà un figlio nel 2025. L'impianto complessivo della manovra è simile a quello delle due leggi di Bilancio passate. Ma quello che più stona sono le altisonanti dichiarazioni fatte dalla premier Meloni e dal suo ministro dell'Economia Giorgetti: entrambi hanno annunciato che la manovra non prevede nuove tasse per famiglie e imprese nel 2025, e che anzi sono favoriti i redditi bassi. Ma le cose non stanno esattamente così. Ne abbiamo parlato con la senatrice del Pd Susanna Camusso.
Senatrice, con la manovra 2025 arriva una Carta nuovi nati da 1000 euro, una tantum. Ancora una volta si interviene con bonus per le famiglie, e non con riforme strutturali. Cosa ne pensa?
Non servirà a molto e sembra più un premio nuovo nato, più che una politica per la famiglia. Intendiamoci, è assolutamente vero che alla nascita di un figlio i genitori devono sostenere molte spese. Ma mi sembra uno strumento discutibile. Una vera politica per la famiglia sarebbe il Piano asili nido, che risulta disperso, tra le tante misure non attuate del Pnrr. Alle famiglie servono le scuole per l'infanzia e le scuole a tempo pieno, che sono scomparse anche dalla discussione sui Lea. E se una coppia non ha i servizi minimi garantiti, e ha già magari un bambino dei sei anni, come fa a pensare di fare un secondo figlio? Certo non sarà un bonus di 1000 euro a convincerla.
Qual è secondo lei la logica di questa misura?
L'intento secondo gli annunci è quello di far crescere il tasso di natalità, una misura per rendere possibile a più famiglie la pianificazione di un figlio. Ma per evitare che avere un figlio equivalga a perdere il lavoro, servono misure strutturali, che accompagnino non solo i primi quattro mesi di vita di un bambino, ma che durino per un tempo dignitoso, che è il periodo dell'infanzia, fino a quando i figli non arrivano all'autonomia. Se il governo vuole fare un investimento a favore della natalità deve agire sui servizi.
Lo scorporo dell'Assegno unico dal calcolo dell'Isee, ai fini del bonus per l'asilo nido, non è abbastanza?
Lo rivendicano come un risultato, ma non è che abbiano raddoppiato l'Assegno unico. È un'ingiustizia il fatto che l’Assegno unico sia calcolato nella definizione del valore Isee, perché questo fa perdere altri benefici a una famiglia, in particolare a quelle che hanno redditi medio-bassi. Ci sono persone che hanno perso il bonus trasporti, i sussidi per l'affitto, le borse di studio per l'Università. Con questa misura cercano di correggere questa stortura, ma solo per qualcuno. O si considera insensato che un contributo vada a detrimento della possibilità di accedere ad altri aiuti, e allora bisognava fare in modo che l'Assegno unico non pesasse più sull'Isee, oppure è un imbroglio. Intervenire solo parzialmente è un'ingiustizia.
A proposito di ingiustizia, una delle novità della manovra è il taglio da oltre un miliardo alle detrazioni di chi non ha figli a carico, per andare incontro alle famiglie più numerose, che hanno più spese. Come valuta il tanto discusso ‘quoziente familiare'?
Penso che il ‘quoziente familiare' sia sbagliato perché il nostro principio fiscale non è basato sulle persone, ma sui redditi. Perché se ho una figlia di 40 anni, e agli occhi di questo governo non sono quindi neanche rea di non essere stata madre, devo avere a pari reddito una tassazione diversa? Questo intervento fa saltare un principio fondamentale, è una totale follia. Se si vuole riconoscere, cosa vera, che una famiglia che ha più figli ha più difficoltà, allora bisogna aiutarla dando più servizi o permettendole di accedere ai servizi a domanda individuale a condizioni economiche migliori. Ma è sbagliato togliere un diritto a qualcun altro.
In questo modo vengono penalizzati i single e le coppie senza figli, gli anziani, i genitori con figli adulti.
Vengono colpite persone che fanno scelte di vita differenti. O semplicemente vengono punite le persone più vecchie, oppure coloro che non avendo una stabilità nel lavoro non sono in grado di programmare dei figli.
Tra l'altro gli introiti ricavati da quest'operazione non andranno ad aumentare le detrazioni di chi ha figli, che resta praticamente nella stessa situazione di adesso.
Dal governo dovrebbero avere il coraggio di dire una cosa opposta rispetto a quello che dicono: "siccome dobbiamo raggranellare un po' di soldi, ma non abbiamo intenzione di fare un'operazione seria sull'evasione o sulla progressività fiscale, proviamo a racimolare un po' di risorse riducendo le detrazioni alle persone". Ma visto che così sarebbe stato troppo hard, allora hanno pensato di fare qualche eccezione. Il dato di fatto è però che aumentano le tasse a tutti, l'esatto contrario di quello che hanno dichiarato. Se a un cittadino che non ha figli viene abbassato il tetto delle detrazioni – si parla anche del 50% – di fatto gli stanno facendo pagare più tasse.
Giorgetti in conferenza stampa ha detto che pescatori e operai saranno contenti. Però non si preoccupa di quei pescatori e di quegli operai che figli non ne hanno…
Lo abbiamo già visto con il decreto Omnibus, fanno politiche che alla fine sono sanzionatrici di comportamenti che a loro modo di vedere non sono regolari. Per cui il vedovo prende il bonus Befana, ma il separato no. Dov'è la logica? Stiamo parlando di una materia fiscale che tra l'altro la Costituzione delinea benissimo: ognuno paga in ragione dei redditi che ha, non in base alle scelte di vita. Poi c'è un altro aspetto.
Quale?
Tutte queste misure hanno l'effetto di mantenere il gender gap.
Loro però dicono di aver potenziato proprio il congedo parentale, che passa da due a tre mesi. Parliamo delle assenze giustificate da lavoro dopo il parto, pagate fino all’80%.
Ma non serve a molto, perché non hanno fatto l'unica cosa di cui le donne avrebbero bisogno, e cioè un congedo paritario per entrambi i genitori. Noi vorremmo un congedo paritario di 5 mesi, se lo facessero almeno per 3 mesi lo considererei un passo avanti. Ma non hanno mai dato un segnale in questa direzione. Continuano a fare politiche che sono funzionali a mantenere lo status quo, immaginando che le donne possono non lavorare. Il quoziente familiare da questo punto di vista è terribile, è un meccanismo a stringere. Perché non si offrono strutture, si dà un bonus per un anno, e visto che a conti fatti da madre si può ottenere un po' di vantaggio fiscale, il valore del lavoro delle donne scompare sistematicamente. Sullo sfondo di queste misure in manovra c'è questo: una donna deve sottostare al progetto Dio-patria-famiglia.
È stata anche confermata la decontribuzione per le mamme con 2 o 3 figli, misura che sarà estesa anche alle lavoratrici autonome.
Lo reputo giusto, ma mi chiedo, lavoriamo sul passato o sul futuro? Tutte queste norme sono una fotografia, perché sono destinate a chi ha già fatto due o tre figli. Ma intanto si penalizzano quei giovani che non hanno ancora raggiunto un punto di equilibrio che permetta loro di fare questa scelta e formare una famiglia. E si penalizza poi chi questa scelta non la fa, che di certo non sta facendo un dispetto alla patria, visto che le tasse continua a pagarle lo stesso. Il patto tra i cittadini e lo Stato è un patto che si basa sulla contribuzione e sul fisco. Il nostro fino a prova contraria è uno Stato democratico e liberale.
Che giudizio dà alla manovra nel suo complesso?
Il testo ancora non ce l'abbiamo, quindi facciamo finta che le cose che abbiamo letto e ascoltato le ritroveremo poi sulla manovra. E io noto già delle discrepanze nelle loro dichiarazioni. L'unica nota positiva è la strutturalizzazione del taglio del cuneo fiscale, anche se era una strada praticamente obbligata, perché non avrebbero potuto prorogare ancora una norma che avrebbe condizionato risorse delle leggi a bilancio a venire. Sicuramente l'averlo reso strutturale ha un effetto positivo sull'economia, perché sapere di averlo rappresenta una certezza per le famiglie. Ma l'intervento sulla sanità è una schifezza, sui contratti pubblici non cambia quasi nulla. Non parliamo di politiche industriali perché le abbiamo cancellate dallo scenario. Ma sostanzialmente è per la terza volta la stessa manovra.