Manovra bis, e alla fine attacco all’art.18
C’era da aspettarselo, forse, la nuova manovra fin dall’inizio non ha avuto vita facile, dopo i provvedimenti più disparati, le varie decisioni e i passi indietro, i numerosi incontri e le continue riscritture, alla fine qualcosa a danno dei lavoratori andava pur fatto. Questa volta non si tratta di semplici proposte o iniziative personali di qualche parlamentare che i media hanno travisato, come si è lamentato il Ministro Tremonti ieri. A decidere questo nuovo provvedimento è stata la Commissione bilancio del Senato, che ieri ha approvato un emendamento della maggioranza all'articolo 8 della Manovra.
La modifica molto semplicemente prevede che, per il futuro, tutte le aziende potranno stabilire accordi locali con le associazioni sindacali più rappresentative di quella realtà e tali intese "operano anche in deroga alle disposizioni di legge" ma anche alle “regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”. Non solo, le associazioni "territoriali" avranno la possibilità di realizzare specifici accordi che avranno “efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati” su temi importanti come “le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l'orario di lavoro, le modalità di assunzione e le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro”. Le uniche esclusioni riguardano alcune norme generali a tutela di diritti e interessi superiori, come il matrimonio o la gravidanza.
Soprattutto quello sul rapporto di lavoro, è un ulteriore tentativo, già provato varie volte da questo Governo, di eliminare l’obbligo della giusta causa o del giustificato motivo per il licenziamento di un dipendente di un’azienda con più di 15 dipendenti. Solo che questa volta si afferma che a decidere l’eliminazione saranno di volta in volta i sindacati e l’azienda locale con accordi preventivi. Non si capisce bene che vantaggi porterà in termini economici questo nuovo provvedimento in un mercato del lavoro come il nostro, praticamente fermo e con una massiccia precarietà. L’unico risultato certo per il momento è che incrementerà notevolmente lo scontro sindacale con la Cgil, del quale, in questo periodo di crisi, si sarebbe fatto davvero a meno.
Come si può capire gli attacchi più feroci al provvedimento sono arrivati dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso, che ha parlato di “volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, in violazione dell'articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro”. Dalla Cgil quindi sono sempre più convinti delle ragioni dello sciopero generale di domani contro i provvedimenti della manovra economica.
Contro la Camusso, invece, gli altri due maggiori sindacati italiani, Cisl e Uil, che sono contrari allo sciopero e si dichiarano soddisfatti per il recepimento dell'accordo interconfederale di giugno, che con l'emendamento anche da loro sollecitato, evita la costituzione di sindacati di comodo. Come spiega Paolo Pirani della Uil “rischi per la Costituzione, già paventati a seguito dell'accordo di Pomigliano, non ce ne sono stati né ce ne saranno”. Ecco l’accordo della Fiat a Pomigliano potrebbe essere la chiave di lettura, la Confindustria da allora ha chiesto a gran voce che questo nuovo tipo di accordo fosse istituzionalizzato e a tutte le aziende venisse dato questo vantaggio come accaduto alla Fiat.
Mentre anche dal Pd arrivano le critiche per “una pura follia giuridica e politica”, ovviamente a difesa dell’emendamento si è schierato il Governo, che ha chiarito come l’intento sia quello di far diventare il nostro sistema di relazioni industriali più flessibile e conveniente per tutti. Intanto dopo l’approvazione della commissione ora la Manovra inizierà il suo iter in Senato martedì, con le sue numerose novità e correzioni.