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Manovra 2025

Manovra arrivata blindata al Senato e si va verso la fiducia: il calendario della legge di Bilancio

La manovra 2025 si avvia verso la fiducia: domani, venerdì 27 dicembre, alle 14 è all’ordine del giorno dell’assemblea del Senato la discussione sul testo della legge di Bilancio, la cui approvazione definitiva è prevista per sabato 28 dicembre.
A cura di Annalisa Cangemi
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La manovra 2025 si trova ora al Senato, dove ha iniziato l'iter lo scorso lunedì, in attesa dell'approvazione definitiva sabato 28 dicembre. La legge di Bilancio, che vale in tutto 30 miliardi, ha ottenuto il via libera definitivo della Camera lo scorso 20 dicembre. Ma non c'è spazio per la discussione a Palazzo Madama: i tempi sono infatti compressi, per evitare l'esercizio provvisorio che scatterebbe in caso di mancata approvazione entro il 31 dicembre, e il testo è praticamente blindato.

Quando sarà approvata la manovra e quali sono le prossime tappe

Domani, venerdì 27 dicembre, alle 14 è all'ordine del giorno dell'assemblea di Palazzo Madama la discussione della manovra.  Il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno è scaduto alle 17 dello scorso 23 dicembre. Domani alle 11 riprenderanno i lavori in commissione Bilancio, ma difficilmente si riuscirà a concludere l'esame dei circa 800 emendamenti presentati dalle opposizioni: si tratta di circa 270 richieste di modifica del Pd, 270 di Italia Viva, una novantina di Avs, mentre quelli del M5s sono tra i 150 e i 200. Secondo quanto hanno detto fonti parlamentari, domani mattina la commissione dovrebbe chiudere i lavori senza affidare il mandato al relatore, lasciando direttamente alla maggioranza in Aula la possibilità di porre la questione di fiducia, per far decadere gli emendamenti delle opposizioni. Secondo quanto si apprende, la maggioranza non ha presentato alcuna richiesta di modifica. Con ogni probabilità dunque la finanziaria, arrivata di fatto blindata a Palazzo Madama, si avvia verso la fiducia. Il voto finale dovrebbe arrivare sabato 28 dicembre.

Tutte le novità della manovra finanziaria

Le due misure principali della manovra sono la conferma del taglio del cuneo e dell’Irpef a tre aliquote, misure che vengono rese strutturali. Queste due proroghe insieme valgono quasi il 60% della legge di bilancio: circa 17 miliardi su 30.

Per il resto nella legge di Bilancio per il 2025 si spazia dalla stretta sulle detrazioni Irpef, parametrate al numero di figli, per i redditi sopra 75 mila euro, al bonus nuove nascite, dalla mini rivalutazione delle pensioni minime ai tagli ai ministeri, dal bonus casa al 50% solo per le prime abitazioni al contributo chiesto a banche e assicurazioni.

Per quanto riguarda le pensioni, chi è nel sistema contributivo potrà cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni. Le pensioni minime invece aumenteranno solo di 3 euro: gli assegni saliranno da 614,77 a 617,9 euro.

Nel pacchetto famiglia, c'è anche il bonus per le attività extra-scolastiche dei giovani da 6 a 14 anni in nuclei con reddito Isee fino a 15mila euro: sarà il fondo ‘dote famiglia', con 30 milioni per il 2025, ad erogare il contributo ad associazioni, società sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore.

Tra le ultime novità troviamo anche l'Ires premiale per le aziende che accantonano almeno l'80% degli utili dell'esercizio 2024 e ne reinvestono in azienda almeno il 30% (e non meno del 24% degli utili dell'esercizio 2023): queste imprese pagheranno una Ires ridotta di 4 punti.

I ministri e sottosegretari non parlamentari non avranno stipendi equiparati a quelli dei colleghi eletti, ma solo un rimborso delle trasferte per il tragitto "da e per il domicilio o la residenza". C'è inoltre la cosiddetta norma anti-Renzi, anche per i membri del governo, oltre che per i governatori e i parlamentari, con l'eccezione di quelli eletti all'estero: non potranno accettare durante il mandato compensi erogati fuori dall'Ue; ad esclusione dei membri del governo, il divieto salta con la preventiva autorizzazione degli organi di appartenenza, se il compenso non supera i 100.000 euro l'anno

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