Manovra, arriva il Fondo famiglia. Di Maio: “Quota 100 non si tocca, io non creo altri esodati”
Concluso alle 2 di notte il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, dove erano presenti il presidente del Consiglio Conte, il ministro dell'Economia Gualtieri e alle delegazioni dei partiti. Gualtieri ha proposto più risorse per il cuneo fiscale: 400 milioni in più per il taglio sul primo anno: da 2,6 a 3 miliardi nel 2020 da destinare alle buste paga dei lavoratori fino a 35 mila euro, mentre i 5,3 miliardi del 2021 potrebbero essere divisi tra lavoratori e imprese. E poi 600 milioni per l'abolizione da subito del superticket sanitario da 10 euro.
L'assegno unico da 240 euro al mese per ogni figlio ci sarà, all'interno di un "Fondo famiglia", che partirebbe già dal 2020, in cui far confluire 10-12 bonus esistenti e le risorse extra stanziate dai giallo-rossi per asili nido e congedo di paternità allungato, in attesa che venga approvata la legge delega sulla famiglia, cioè la proposta Delrio-Nannicini.
Mancano ancora alcune coperture, ed è per questo che i renziani propongono l'abolizione di Quota 100, per destinare i risparmi all'assegno unico per i figli. Secca la replica di Luigi Di Maio: "Quota 100 non si tocca. Faremo muro. Io non creo altri esodati. Il Movimento Cinque Stelle non farà mai quello che ha fatto Elsa Fornero". Sulla stessa linea anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: "Quota 100 non si tocca. È una misura sperimentale che scade nel 2021 e come tale va portata a termine senza fare modifiche. Con i sindacati mi sono impegnata espressamente ad avviare subito un confronto su come rendere il nostro sistema pensionistico più equo. Lo faremo e proprio per questo le cose restano come stanno". Ma su Quota 100 pare che alla fine si sia arrivati a una posizione comune.
I 7 miliardi di recupero previsti dalla lotta all'evasione dovrebbero essere confermati. Il Consiglio dei ministri previsto per questa sera dovrebbe fissare alcune azioni di recupero dei fondi mancanti. I ministeri in teoria devono ancora individuare il miliardo e mezzo di risparmi a loro richiesto: si pensa quindi di attingere al settore dei giochi, con inasprimenti fiscali in vista.
Un buco imprevisto da sanare è quello del taglio alle tariffe Inail, inserito nella manovra dello scorso anno per un triennio e poi reso strutturale dal decreto crescita convertito in legge il 28 giugno scorso, sarebbe rimasto privo di copertura per il 2022. Per questo ora servono 600 milioni per evitare un controsenso: le aziende rischiano di pagare meno fino al 2021, poi di più nel 2022, per tornare a versare meno nel 2023.