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Manovra 2025

Manovra, allarme dell’Upb sulla sanità: “Fondi crescono meno della spesa del Ssn, Regioni a rischio”

Proseguono le audizioni per la manovra 2025: nella seconda giornata sono stati ascoltati alla Camera aAnci, Inps, Cnel, Istat, Corte dei conti, Bankitalia e all’Ufficio parlamentare di bilancio. Secondo l’Upb “Il finanziamento della sanità previsto dalla manovra cresce meno della spesa del Servizio sanitario nazionale con rischio di disavanzi regionali”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Continuano le audizioni alla Camera per la manovra 2025. Nella giornata di ieri è stata ascoltata Confindustria, che ha espresso diverse criticità. Oggi è tocca ad Anci, Inps, Cnel, Istat, Corte dei conti, Bankitalia e all'Ufficio parlamentare di bilancio.

Secondo l'Upb, "I principali beneficiari della manovra sono le famiglie, con un valore netto di 55 miliardi nel triennio (15,2 miliardi nel 2025, 19,4 nel 2026 e 20,4 nel 2027), soprattutto per gli interventi a favore dei lavoratori dipendenti. Di impatto positivo sul settore delle famiglie anche il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale e le misure disposte in ambito sociale, pensionistico e per sostenere la genitorialità", ha detto la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) Lilia Cavallari, sentita dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

I dubbi dell'Upb sulla manovra: "Misure fiscali poco intellegibili"

La riforma fiscale introdotta dalla manovra, che comprende Irpef, bonus fino a 20.000 euro e detrazione da 20.000 a 40.000 euro, aumenta le già ampie differenze nel trattamento fiscale delle diverse categorie di contribuenti (dipendenti, pensionati e autonomi) che tuttavia si annullano per redditi superiori a 50.000 euro. La compresenza di tre strumenti per la riduzione del prelievo sul lavoro dipendente, che interagiscono tra loro in modo articolato, "produce un'architettura fiscale complessa e difficilmente intellegibile per i suoi destinatari", sempre secondo l'Upb.

Anche sulle detrazioni e l'introduzione del quoziente familiare, "sebbene la riforma costituisca un passo nella direzione del contenimento delle spese fiscali (tax expenditures), occorrerebbe un approccio più organico alla loro razionalizzazione, anche per evitare di aumentare la complessità del sistema".

"Fondi per la sanità crescono meno della spesa"

Secondo l'Upb poi un'altra criticità è rappresentata dal Ssn. Il finanziamento della sanità previsto dalla manovra cresce meno della spesa del Servizio sanitario nazionale con rischio di disavanzi regionali. In termini di incidenza sul Pil, ha spiegato la presidente Lilia Cavallari, la spesa sanitaria tornerebbe nel 2026 al 6,4% cioè al livello pre-pandemia: "considerando che la stessa spesa è prevista crescere a un tasso superiore a quello del finanziamento del Ssn, vi è il rischio di un significativo aumento del disavanzo dei servizi sanitari regionali, anche oltre il 2027".

Inoltre, "malgrado la principale criticità del Ssn risieda attualmente nella carenza di personale, non sono finanziate nuove assunzioni. Vengono disposti il finanziamento delle prossime tornate contrattuali e l'incremento di una serie di indennità. Un altro gruppo di misure è a favore di alcuni soggetti privati che operano nella sanità e nel campo della farmaceutica".

Anche per Bankitalia critica sulle risorse per la sanità

Anche Bankitalia ha affrontato il tema della sanità. Nel prossimo decennio il turnover del personale sanitario e il potenziamento del'’assistenza territoriale previsto dal Pnrr genereranno un fabbisogno, in termini di incidenza sull’organico alla fine del 2022, per i medici (compresi di base e pediatri) pari al 30% e per gli infermieri al 14. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno.

A legislazione vigente, spiega Via Nazionale, tutto il personale con almeno 60 anni alla fine del 2022 cesserà di lavorare nell'arco dei prossimi dieci anni: ciò corrisponde a più di 27.000 medici, oltre 24.000 infermieri e altrettanti addetti del ruolo tecnico e a 28.000 fra medici e pediatri di base. La missione 6 del Pnrr sul potenziamento dell'assistenza territoriale richiederà almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio sanitari, prevalentemente in aggiunta rispetto alla dotazione attuale.

"A seguito del rifinanziamento disposto" con la legge di Bilancio "l'incidenza della spesa sanitaria sul Pil risalirebbe dal 6,2% del 2023, un valore fra i più bassi degli ultimi vent'anni, al 6,4%, un livello analogo a quello osservato negli anni immediatamente precedenti la crisi sanitaria", è la stima della Banca d'Italia nella relazione illustrata in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato dal vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica dell'istituto di via Nazionale, Andrea Brandolini.

Istat: "Cresce la spesa sanitaria a carico delle famiglie"

Dopo una crescita sostenuta nel triennio 2020-2022, quando la spesa sanitaria del settore pubblico è passata da poco meno di 114,7 miliardi del 2019 a 130,8 miliardi del 2022 a causa dell'emergenza pandemica, "nel 2023 si osserva invece un calo dello 0,4% rispetto all'anno precedente (a 130,2 miliardi)", ha sottolineato il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli, nella sua audizione alle commissioni riunite Bilancio.

"La variazione media 2019-2023 risulta pari a +3,2%. Sempre nel 2023, la spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie supera i 40,6 miliardi (+1,7% rispetto al 2022); dopo il calo del 2020, si è registrato una forte ripresa che ha portato la variazione media 2019-2023 a +2,7%". Chelli ha spiegato che "la dotazione e l'invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della Sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione".

I medici di medicina generale "sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future. Sono caratterizzati, infatti, da una struttura per età spostata verso le età prossime al pensionamento", da un trend decrescente nel numero degli occupati e da un "incremento significativo" del numero di assistiti per ciascun medico, ha detto ancora il presidente dell'Istat.

"Nel 2022, ultimo anno per cui i dati sono disponibili – ha spiegato Chelli – la dotazione complessiva di medici (generici e specialisti) è pari in Italia a 4,2 per mille abitanti, 0,2 punti in più rispetto al 2019; l'offerta è maggiore al Centro (4,8) e minore nel Nord-ovest e al Sud (4,0). I medici specialisti costituiscono l'81% circa dei medici totali; nel 2022 sono 3,3 ogni mille residenti, 0,3 punti in più rispetto al 2019".

"I medici di medicina generale sono 6,7 per 10.000 abitanti e rappresentano il 15,7% dei medici totali", ha detto Chelli. Si stima che circa il 77% abbia 55 anni e più, inoltre il loro numero è diminuito di oltre 6000 unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022, e il numero di assistiti pro-capite è aumentato da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022.

Corte dei Conti: "Contributo banche potrebbe essere più alto del previsto

Secondo la Corte dei Conti la legge di bilancio "prevede un aumento della spesa sanitaria, la quale cresce a poco meno di 142,9 miliardi nel 2025 e supera i 152 miliardi nel 2027". Una variazione che nel biennio 2026-27 "stabilizza la spesa al 6,4% del Prodotto, un livello pari a quello registrato prima della crisi" del Covid, ha detto Enrico Flaccadoro, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, nel corso dell'audizione di oggi.

"Considerando la fase positiva degli utili registrati dalle imprese bancarie nell'ultimo biennio è plausibile che il contributo per il 2025 e 2026 possa essere più consistente di quello ipotizzato nella Relazione tecnica" alla Manovra, ha detto ancora, a proposito del contributo che la manovra chiede al sistema bancario. "Va peraltro sottolineato che, trattandosi in via generale di un puro anticipo di imposta, un effetto più consistente di incasso nel prossimo biennio si rifletterebbe in una perdita di gettito ancora più pronunciata a partire dal 2027", ha aggiunto.

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