video suggerito
video suggerito
Manovra 2025

Manovra 2025, opposizioni rilanciano il salario minimo a 9 euro: riammesso emendamento a firma di Conte

È stato riammesso dalla commissione Bilancio della Camera l’emendamento alla manovra presentato dalle opposizioni, a prima firma Conte, che prevede l’introduzione di un salario minimo per legge a 9 euro lordi a ora, dichiarato ieri pomeriggio inammissibile.
A cura di Annalisa Cangemi
141 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Sono 79 gli emendamenti alla manovra 2025 che sono stati riammessi, secondo quanto si apprende al termine della riunione della commissione Bilancio. In totale erano stati circa 200 i ricorsi presentati dai vari gruppi parlamentari nella giornata di ieri, dopo l'inammissibilità dichiarata ieri per circa 1.300 emendamenti (sui 4511 depositati).

Mercoledì alle 9 scade il termine per l'indicazione dei ‘segnalati' da parte dei gruppi parlamentari che, secondo un accordo raggiunto nei giorni scorsi in sede di ufficio di presidenza della Commissione, non dovranno essere più di 600. Circolata anche l'ipotesi di una successiva ulteriore scrematura degli emendamenti con i ‘supersegnalati' che dovrebbero mantenersi entro i 250.

Tra gli altri è stato riammesso dalla Commissione Bilancio della Camera l'emendamento presentato dalle opposizioni, a prima firma di Giuseppe Conte, sul salario minimo, dichiarato inammissibile ieri pomeriggio, che prevede l'introduzione di un salario minimo per legge a 9 euro lordi a ora.

Secondo la Commissione l'articolo "recando una disciplina organica volta a introdurre il salario minimo legale, contiene norme che, pur essendo di carattere prevalentemente ordinamentale, appaiono tuttavia suscettibili di produrre effetti finanziari, in particolare in riferimento al riconoscimento di un beneficio economico in favore dei datori di lavoro per gli incrementi retributivi corrisposti ai fini dell'adeguamento a tale istituto". L'emendamento in questione ricalca il disegno di legge unitario delle forze di minoranza, M5s, Pd, Avs, Azione e Più Europa, e prevede che "il trattamento economico minimo orario stabilito dal CCNL non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi".

Scaduti i termini per recepire la direttiva Ue sul salario minimo

Proprio ieri, 15 novembre, sono scaduti i termini per recepire la direttiva europea sui salari minimi adeguati, approvata due anni fa. L'Europa si è mossa in ordine sparso: l'Italia non ha mai avviato l'iter di trasposizione, e come lei altre 11 Paesi europei. In generale, la maggior parte dei Paesi europei ha giù una legislazione sul salario minimo, tranne 5: Danimarca, Svezia, Austria, Finlandia e Italia.

Nel 2022 si segnalò il voto contrario sulla direttiva di Danimarca e Svezia: il primo Paese a gennaio 2023, ha anche fatto ricorso per l'annullamento della direttiva, sostenendo che la retribuzione è un tema di competenza esclusiva degli Stati membri. E lo stesso ha fatto la Svezia, anche se poi il governo svedese ha affidato a una commissione di esperti il compito di esaminare eventuali interventi necessari per il recepimento.

Secondo il working Paper di Adapt, realizzato da Silvia Spattini e citato dal Sole 24 Ore, un numero limitato dei 27 Paesi Ue ha recepito la direttiva: Romania, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria. Altri, come Belgio, Croazia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo e Polonia, hanno presentato una proposta di legge in merito.

Bruxelles indica strade per combattere il lavoro povero: con una copertura minima dei contratti collettivi nazionali all’80 per cento o con l’introduzione del salario minimo per legge. La direttiva non suggerisce una delle due strade in particolare, ma fissa un paletto: il salario minimo deve essere pari al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo.

"Il Governo Meloni spieghi perché l'Italia non ha recepito la direttiva su salario minimo. Che oggi (ieri ndr), 15 novembre 2024, entra in vigore in tutta Europa – hanno scritto i capigruppo di opposizione nella commissione lavoro della Camera, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5S), Franco Mari (Avs), Antonio D'Alessio (Azione) – Si sono limitati a bocciare la proposta di legge unitaria delle opposizioni sostenendo che per loro conta solo la contrattazione collettiva che va rafforzata. Soltanto che non hanno fatto nulla in questo anno e mezzo per intensificarla, al contrario hanno ritardato persino l'applicazione della delega che avevano dato al governo che è tuttora bloccata al Senato".

"Un gioco delle tre carte che ci racconta la totale insipienza di chi, anche in questa manovra, porta avanti politiche sbagliate che non garantiscono il pieno recupero del potere d'acquisto dei salari indeboliti dall'inflazione e che non mette in campo alcuna politica di contrasto all'espansione del lavoro povero – hanno aggiunto – Persino sulla contrattazione collettiva i dati ci raccontano di una crescita dei contratti pirata e dell'assenza della contrattazione decentrata in tantissimi settori produttivi. Insomma, la Ministra Calderone non è pervenuta: brilla per assenza di iniziativa. Se non quella di bocciare una proposta di buonsenso ed europea delle opposizioni. Hanno il tempo di rifarsi e di riallinearsi con Francia, Germania e Spagna: approvino il nostro emendamento unitario alla manovra di bilancio. Non sprechino l'ennesima occasione per rispondere a 3 milioni e mezzo di donne e di uomini che guadagnano sotto i 9 euro lordi orari".

141 CONDIVISIONI
167 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views