Manovra 2025, la Lega smentisce la stretta su pensioni anticipate: “Le finestre non si toccano”
Alt della Lega sull'ipotesi di allungare le "finestre" d'uscita per chi vuole accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 per le donne). "Non è tempo per aumentare la soglia", ha assicurato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.
Sono cominciati i primi lavori in vista della manovra per il 2025 e tra i dossier sul tavolo ci sono le pensioni, su cui il governo dovrà trovare la quadra. Negli scorsi giorni, erano circolate diverse indiscrezioni che ventilavano la possibilità di aumentare i tempo d'attesa per accedere alla pensione anticipata dai 3 mesi attuali ai 6-7.
Una stretta di questo tipo permetterebbe al governo di recuperare una cifra significativa, ma da Via Bellerio è arrivato lo stop. "Le finestre non si toccano", ha ribadito il leghista.
"Nel 2019 abbiamo la prima Quota 100 dove abbiamo fatto il blocco di questo aumento pensionistico della legge Fornero che andava a 43 anni e 5 mesi. Io non so se c'è qualcuno nella Ragioneria che cerca sempre di trovare i numeretti e quindi innalzare questa soglia, ma io credo che oggettivamente non è tempo di poterla aumentare questa soglia e questi limiti di fuoriuscita della legge Fornero quello è e quello deve in qualche modo rimanere", ha aggiunto il sottosegretario.
Intanto, il Carroccio è tornato a insistere su Quota 41, che permetterebbe di uscire dal lavoro dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. L'attuale possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni e 41 di contributi, cioè Quota 103, è in scadenza e probabilmente non verrà rinnovata per il 2025.
"Quota 41 è un tema secondo me plausibile in questo momento, ma dobbiamo ragionare sulla flessibilità e ogni tipologia di flessibilità per la sua sostenibilità deve andare a interagire purtroppo col sistema contributivo", ha detto Durigon. Al netto delle promesse elettorali infatti, occorrerà fare i conti con la scarsità dei fondi a disposizione che limitano i margini di manovra del governo.
La riforma delle pensioni verso Quota 41, così come inizialmente formulata, risulta particolarmente costosa per lo Stato. "Vorremmo cercare una riforma che sia sostenibile ma che allo stesso tempo dia la possibilità di scegliere", ha aggiunto Durigon.
Perché la misura risulti realizzabile, il calcolo dell'assegno dovrà avvenire interamente con il metodo contributivo (cioè sulla base dei contributi versati). "Eh per forza", ha confermato anche Durigon.
Il sistema contributivo, peraltro, si applica già su Quota 103 e non sarebbe dunque una novità. Tuttavia potrebbe non rivelarsi sufficiente a sostenere i costi della manovra.
Per questo motivo, in questi giorni, i tecnici del Mef starebbero valutando le diverse strade percorribili. A partire dall'introduzione di nuovi requisiti che modificherebbero Quota 41 rispetto alla versione originaria proposta dalla Lega.
Per ridurre la platea dei potenziali richiedenti, un modo potrebbe essere quello di prevedere che chi vuole accedere alla pensione anticipata abbia almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni.
Tra le opzioni allo studio, poi, si è parlato della possibilità di rinnovare il Bonus Maroni per spingere chi soddisfa i requisiti per la pensione anticipata a ritardare l'uscita dal mondo del lavoro. L'esonero contributivo, pari al 9,19% per i lavoratori privati, 8,80% per i pubblici, consente, a chi resta in servizio, di ricevere un assegno più alto senza dover versare la propria quota di contributi.
Ad ogni modo, si tratta solamente di ipotesi. Venerdì 30 agosto è atteso il vertice di maggioranza, in cui ciascun partito porterà avanti le proprie istanze. Le priorità sono tante, ma la coperta è corta. La riunione sarà l'occasione per capire di più sulle intenzioni di Meloni e dei suoi rispetto alla prossima legge di bilancio.