Manovra 2025, il governo Meloni vuole abbassare le tasse sugli straordinari: chi ci guadagna
Nella legge di bilancio per il 2025 uno degli obiettivi a cui il governo Meloni punterà – soldi permettendo – è abbassare le tasse sugli straordinari. Oggi, per la maggior parte dei lavoratori gli straordinari vengono considerati parte del reddito, e quindi ci si paga l'Irpef e tutte le addizionali. Tuttavia, alcune categorie come infermieri e medici in passato hanno ricevuto un ‘bonus' a livello fiscale: una tassa piatta del 15% sulle ore di straordinario, che quindi diventa di fatto un leggero aumento di stipendio perché permette di versare meno tasse. L'anno prossimo, la misura potrebbe essere estesa anche ad altri gruppi.
Cosa vuole fare il governo con le tasse sugli straordinari
A confermarlo è stato Marco Osnato (FdI), presidente della commissione Finanze alla Camera: "Si stanno valutando le risorse disponibili, ma nell'ottica di aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori vogliamo seguire anche la strada di una detassazione più generalizzata degli straordinari", ha affermato al Messaggero, ricordando che "il principio di questa misura è stato già approvato nella delega fiscale".
La legge delega per la riforma fiscale, approvata lo scorso agosto dal Parlamento, aveva effettivamente impegnato il governo a trovare una "imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, in misura agevolata", quindi una flat tax che permettesse di pagare meno tasse, sulle "retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia". Insomma, l'impegno a ridurre le imposte sugli straordinari era già scritto, e ora sarebbe il momento di metterlo in pratica.
Il problema è sempre lo stesso: i soldi. La manovra prenderà tra i 20 e i 25 miliardi di euro, secondo una stima confermata anche dal sottosegretario all'Economia Federico Freni a Radio24. Di questi, la grandissima parte serviranno per confermare per un altro anno il taglio del cuneo fiscale, il taglio dell'Irpef e i bonus alle madri lavoratrici. Tutti gli altri interventi, quindi, devono essere limitati.
Chi ci guadagnerebbe di più con una flat tax sulle ore extra
Oggi i lavoratori dipendenti che fanno straordinari sono sei su dieci – circa 15 milioni di persone – secondo una stima dell'Inapp risalente a febbraio 2023. Si tratta più di uomini che di donne, e spesso gli straordinari sono una necessità, perché c'è carenza di personale e troppo lavoro da fare, mentre per qualcuno si tratta di una scelta per guadagnare di più.
Il lavoro aggiuntivo porta un rialzo dello stipendio, con paga oraria aumentata, e l'importo dipende dal numero di ore in più lavorate (che per legge non possono essere più di 250 all'anno). Tuttavia, quando poi si tratta di fare la dichiarazione dei redditi non c'è nessuna agevolazione: le entrate legate agli straordinari sono trattate come tutte le altre, e quindi si paga un'aliquota dal 23% al 43% a seconda del proprio reddito complessivo. Anzi, ci sono situazioni in cui gli straordinari possono anche portare a pagare più imposte: se con le entrate aggiuntive si passa da una ‘fascia' superiore dell'Irpef, e quindi si deve versare un'aliquota maggiore.
Per tutti coloro che svolgono gli straordinari, chi più chi meno, una riforma della tassazione porterebbe quindi un guadagno economico. Naturalmente, però, lo sconto maggiore andrebbe a chi ha già un reddito più alto: con l'Irpef attuale, chi guadagna fino a 28mila euro paga il 23% di Irpef, e quindi se il governo fissasse una flat tax al 15% (come fatto con i medici), risparmierebbe l'8%; chi ha un reddito sopra i 50mila euro all'anno paga il 43%, quindi il risparmio sarebbe del 28%.