Mance detassate al 5% per camerieri e baristi: cosa cambia nel 2023
Meno tasse sulle mance a camerieri e baristi. Lo ha deciso la prima Manovra del governo Meloni approvata alla fine del 2022 dal Parlamento e pubblicata in Gazzetta ufficiale come legge 197 del 29 dicembre 2022. Al comma 58 della prima parte si prevede che le mance a baristi e camerieri "siano soggette a un'imposta sostitutiva" rispetto all'Irpef e delle addizioni comunali e regionali, "con l'aliquota del 5%, entro il limite del 25% del reddito percepito nell'anno per le relative prestazioni lavoro".
Nel 2023, quindi, le mance ricevute dal personale di bar e ristoranti saranno tassate al 5%. La detassazione riguarda anche le somme che i clienti destinano attraverso i mezzi di pagamento elettronici. Nello specifico, nel testo della legge di Bilancio si legge:
Nelle strutture ricettive e negli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande di cui all'articolo 5 della legge 25 agosto 1991, n. 287, le somme destinate dai clienti ai lavoratori a titolo di liberalità, anche attraverso mezzi di pagamento elettronici, riversate ai lavoratori di cui al comma 62, costituiscono redditi di lavoro dipendente e, salva espressa rinuncia scritta del prestatore di lavoro, sono soggette a un'imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali con l'aliquota del 5 per cento, entro il limite del 25 per cento del reddito percepito nell'anno per le relative prestazioni di lavoro. Tali somme sono escluse dalla retribuzione imponibile ai fini del calcolo dei contributi di previdenza e assistenza sociale e dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e non sono computate ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto.
La notizia, quando il governo aveva presentato la propria Manovra, era stata accolta positivamente dai lavoratori del settore. "È giusto remunerare chi presta bene un servizio in Italia, anche perché qui è difficile per le regole che abbiamo avere la meritocrazia", aveva detto il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca.