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Opinioni

“Mamma, ci stanno bombardando”, perché i pacifisti sono tornati in piazza in tutta Italia

In questi due giorni abbiamo disseppellito le bandiere della pace dai cassetti e dai fondi degli armadi, e le abbiamo portate in piazza.
A cura di Saverio Tommasi
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Ragazze russe contro Putin e l'invasione russa
Ragazze russe contro Putin e l'invasione russa

Le donne ucraine e russe insieme, alle manifestazioni per la pace di questi giorni, sono state il simbolo più bello.
Spesso ferme in piedi, una accanto all'altra con un cartello in mano e un italiano non sempre perfetto. La voce rotta quando qualcuno chiedeva loro qualcosa. Molto fotografate, spesso stavano in silenzio e guardavano qualcosa che non fosse l'obiettivo delle macchine fotografiche. Guardavano più in là. Oppure parlavano a voce altissima, perché non è questo il tempo che permette alle mezze misure, o alle vie di mezzo, di essere efficaci.
Non è facile per una persona che appartiene a un Paese invasore, scendere in campo con le persone invase, eppure alcune donne lo hanno fatto.
Non è facile scrivere "No a Putin" su un cartello e tenerlo in mano di fronte a curiosi e fotografi, per una ragazza russa, neanche se ormai vive in Italia da due anni, come quelle che ho incontrato io oggi a Firenze.

Stamani a Firenze c'erano donne che cantavano canzoni partigiane in capannelli, e altre che facevano risuonare trombe e tromboni, in un concerto improvvisato.
A Bologna c'era Oksana Lyniv, ucraina e direttrice del teatro Comunale che si è commossa.
"C'era un ragazzo, che come me…" ha cantato Gianni Morandi in una piazza Maggiore strapiena, ieri sera.

In quasi tutte le città italiane, piccole come Quarrata o grandi come Torino, passando per Firenze, Catania, Venezia, Milano e altre cento, negli ultimi due giorni ci sono state manifestazione per la pace e contro l'invasione della Russia di Putin in Ucraina.
"Per evitare le cose brutte bisogna costruire cose belle", spero sia vero perché è stato l'insegnamento che ho dato a mia figlia Margherita questa mattina, partendo da casa e portandola alla sua prima manifestazione per la pace, sul Ponte Santa Trinita di Firenze.

Manifestazione per la pace a Firenze
Manifestazione per la pace a Firenze

Margherita Laila Didala, il nome di un fiore e due nomi di partigiane, mia figlia si chiama così. La bandiera della pace in mano e siamo partiti con lei rigorosamente sulle spalle, era molto tempo che non vedeva così tante persone insieme ed era un po' intimorita.
Io ho partecipato a molte manifestazioni per la pace, ma non ho mai visto una guerra in casa, così come la maggioranza degli italiani. Chi l'ha vista è morto, oppure è molto anziano. In Italia sono 77 anni che alle guerre abbiamo sempre partecipato da lontano, anche se i giornali, o le immagini dei TG, ce le rimandano vicine. Ma non è la stessa cosa.

"Per evitare le cose brutte bisogna costruire cose belle", ho ripetuto a Margherita mentre raggiungevamo "il ponte santa Trinita, uno dei più eleganti d'Europa", come lo descrisse Giovanni Spadolini.
A Firenze, come in cento altre città d'Italia, c'erano le bandiere della pace, disseppellite da qualche cassetto o fondo d'armadio. Qualcuna era sporca di smog, perché era stata appesa per anni a qualche finestra, sbertucciata dall'inquinamento e poi dalle sconfitte della Storia.
A Milano una enorme bandiera sollevata in mezzo alla piazza, come fosse il suo cuore pulsante, e sotto i bambini che correvano.
"La seconda potenza mondiale", titolò il New York Times riferendosi ai Movimenti pacifisti scesi in piazza il 15 febbraio 2003. Oggi non siamo a quei livelli, da allora è cambiato il mondo, ma non la modalità di agire dei suoi governanti: usare la guerra come risoluzione dei conflitti.

Manifestazione per la pace a Firenze
Manifestazione per la pace a Firenze

A Firenze ho incontrato Massimo Mattei, un tempo assessore, oggi è tornato al suo lavoro con gli anziani, nelle RSA. Incontrandomi, mi ha preso di lato.
Massimo oggi lavora con alcune dipendenti ucraine, ieri una di loro era al telefono con suo figlio, in Ucraina: "Mamma, ci stanno bombardando", le ha detto lui, e poi è caduta la linea.
La linea è tornata due ore dopo, e il figlio era vivo. Chissà per quanto però, e chissà quanto durerà l'attesa della pace.

Questa è una guerra imprevedibile, con una partenza ma senza una fine chiara, prevista, forse neanche dallo stesso Vladimir Putin. Anche questo, come se tutto il resto non bastasse, mi incute paura. Niente in confronto a chi la guerra ce l'ha in casa, sia chiaro, anche in questo momento in cui solletico le mie dita sulla tastiera di un computer, e qualcun altro invece scappa o frana.

"I' vo gridando pace, pace, pace", prendendo un verso di Francesco Petrarca e provando a nutrire con un po' di poesia questa storia di sangue e dolore.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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