Malta risponde a Salvini: “Migranti salvati in zona libica, non è di nostra competenza”
Nella contesa tra Italia e Malta, che vede al centro la nave Aquarius della Ong Medici Senza Frontiere, battente bandiera di Gibilterra, sta diventando un caso diplomatico. L'imbarcazione sta ancora navigando in attesa di ricevere l'indicazione di un ‘porto sicuro'. Secondo il sito della Guardia Costiera, "per ‘luogo sicuro' si intende un "luogo" in cui sia assicurata la ‘sicurezza' – intesa come protezione fisica – delle persone soccorse in mare. Laddove, però, le persone soccorse in mare, oltre che "naufraghi" debbano qualificarsi anche come "migranti", l'accezione del termine sicurezza del luogo di sbarco si connota anche di altri requisiti legati all'esigenza di attuare procedure amministrative connesse allo status di richiedente asilo delle persone soccorse".
La mappa e la posizione della nave dimostrano che il natante con a bordo 629 profughi si trova in una porzione di mare molto vicina a Malta. Un soccorritore che si trova a bordo dell'Aquarius, Alessandro Porro, contattato da Skytg24, ha detto che al momento la nave dell'Ong si trova a Nord dell'isola: "Noi non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dalle autorità di Malta. Noi abbiamo ricevuto nel pomeriggio una mail in copia in cui l'Mrcc di Roma contattava l'omologo di Malta e non sappiamo quali siano state le eventuali altre comunicazioni. Abbiamo contattato l'Mrcc di Roma continuamente per avere chiarimenti, le indicazioni fino a un certo punto sono state, fino a che abbiamo raggiunto l'altezza di Malta, di procedere a nord e in questo momento non abbiamo istruzioni specifiche di cosa fare".
Finora le autorità maltesi hanno negato di avere qualsiasi responsabilità, spiegando che "Il governo di Malta non è né l'autorità che coordina né ha competenza sul caso" della nave Aquarius, perché "Il salvataggio è avvenuto nell'area di ricerca e soccorso libica ed è stato coordinato dal centro di coordinamento di soccorso a Roma".
L'ambasciatrice di Malta in Italia, Vanessa Frazier, ha ribadito: "I 629 migranti dell'Aquarius non li accogliamo, è una questione di principio. L'operazione Sar (search and rescue) nel Mediterraneo è avvenuta nella Sar libica coordinata dal centro RCC di Roma. Per cui è assolutamente escluso che i migranti debbano essere sbarcati a Malta".
Può il governo maltese decidere di impedire lo sbarco dei migranti? Malta ha un Sar – programma di assistenza e salvataggio – finanziato dall'Ue, ma in più di un'occasione ha respinto le navi con a bordo rifugiati che si sono avvicinate alle sue coste. Tutti gli Stati costieri del Mediterraneo sono tenuti, alla luce della Convenzione di Amburgo, siglata il 27 aprile 1979 e ratificata dall'Italia con legge 3 aprile 1989, a mantenere un servizio di Sar, e i vari Stati sono tenuti a coordinarsi tra loro. Il Mar Mediterraneo, in particolare, è stato suddiviso tra i Paesi costieri nel corso della Conferenza IMO (International Maritime Organization) di Valencia del 1997. Secondo tale ripartizione delle aree Sar, l'area di responsabilità italiana rappresenta circa un quinto dell'intero Mediterraneo, ovvero 500 mila km quadrati. Tuttavia il governo maltese, responsabile di una zona vastissima, si è avvalso sinora della cooperazione dell'Italia per il pattugliamento della propria zona di responsabilità: nella prassi il Centro di Coordinamento regionale Sar maltese non risponde alle imbarcazioni che la contattano né interviene quando interpellato dal Centro di Coordinamento regionale Sar italiana. La mancata risposta dell'autorità maltese, tuttavia, non impedisce alla singola imbarcazione che ha avvistato il natante in difficoltà dall'intervenire. Di fatto, a seguito della mancata risposta della Sar maltese, la singola imbarcazione (in questo caso l'Ong che ha recuperato i 629 migranti), chiederà l'intervento della Sar italiana che coordinerà l'intervento. Quindi in caso di soccorso di migranti in mare, da parte di Ong o navi mercantili, e dopo aver attivato l'intervento della nostra Guardia Costiera italiana, bisogna stabilire appunto il "place of safety", il cosiddetto luogo sicuro.
La richiesta del ministero delle Infrastrutture
Il titolare del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, a cui spetta la decisione sulla chiusura dei porti italiani e da cui dipende la Guardia Costiera, ha fatto sapere, tramite un comunicato, che "Il governo italiano mantiene Aquarius, in queste ore, in acque maltesi in attesa di capire ufficialmente perché La Valletta non ha voluto accogliere la nave carica di oltre 600 naufraghi e contemporaneamente chiede al comandante dell'imbarcazione Ong Aquarius se abbia ricevuto la disponibilità da Malta di sbarcare i naufraghi, come dichiarato dall'ambasciatrice maltese in Italia. Finché non avremo riscontro formale a queste nostre legittime richieste e al fine di garantire un più celere e sicuro approdo nel porto attualmente più vicino, non potremo permettere l'ingresso in acque italiane di Aquarius".
E intanto va avanti da circa tre ore il vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte, rientrato dal Canada, i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. E, a quanto si apprende da fonti del governo, l'argomento principale è il caso della nave Aquarius.
L'appello dell'Onu
L'agenzia Onu per i rifugiati Unhcr ha pubblicato un tweet sul caso Aquarius: "Stati e attori coinvolti trovino soluzioni rapide che consentano ai migranti e rifugiati dell'Aquarius di essere sbarcati in modo sicuro e rapido. Il rallentamento delle operazioni mette a rischio la salute di centinaia di persone con urgente bisogno di assistenza".