Magi aggredito in Albania, Edi Rama: “Forze di sicurezza fanno il loro lavoro. Hotspot non sarà Guantanamo”
Il premier albanese Edi Rama interviene dopo la colluttazione di cui è stato vittima il parlamentare e segretario di Più Europa Riccardo Magi, strattonato da alcuni uomini della sicurezza a Shengjin in occasione della visita della premier Giorgia Meloni ai cantieri dei nuovi centri, che serviranno a trattenere i migranti e che, secondo gli annunci, dovranno essere operativi dal 1 agosto.
"Siamo pronti. Abbiamo dato all'Italia la ‘casa' per risolvere un problema", dice in un'intervista alla Stampa il premier albanese Edi Rama, accusando poi la stampa italiana, perché vuole "attaccare un accordo tra due governi".
Il premier albanese non difende Meloni dall'accusa di voler fare solo uno spot elettorale: "Chiedetelo a Meloni non a me, io non sono un opinionista di politica interna italiana". Rispetto agli hotspot "ho detto no a richieste avute da altri Paesi, ho accettato solo quella dell'Italia che per me è speciale", aggiunge. "Ci legano millenni di storia comune e ci unisce il mare. Parlare di Guantanamo è come sputare in faccia alle vittime di quell'inferno, mentre non c'è dubbio che ci sono rischi potenziali. Il piano ha tenuto in considerazione queste criticità, perciò abbiamo limitato il numero dei migranti a tremila".
E sui fondi investiti dall'Italia "giudicheranno gli italiani, non io e gli albanesi". Rama parla anche dell'episodio in cui è stato coinvolto Magi, bloccato con la forza dalla sicurezza: "Le mie forze di sicurezza, come quelle degli altri capi di governo, fanno il loro lavoro. A New York, un albanese mi è venuto dritto addosso, gridando il mio nome. Le guardie americane lo hanno sdraiato per terra in un attimo. Non era un aggressore, voleva solo farsi un selfie. Poi, mi hanno spiegato che hanno reagito da manuale, niente da fare".
"La responsabilità della sicurezza nei centri è delle autorità italiane – sottolinea infine – Se poi ci sarà bisogno, le nostre forze dell'ordine faranno la loro parte" mentre il personale italiano "sarà tutto dentro il perimetro degli hotspot".
L'aggressione a Magi
Ieri, mentre la presidente del Consiglio lasciava l'hotspot di Shengjin a bordo della sua auto, il segretario di +Europa Magi ha protestato subito fuori dal centro di accoglienza, mostrando un cartello con la scritta ‘Hotspot elettorale’ e bloccando l'auto della premier. A quel punto il parlamentare è stato così bloccato dalla sicurezza albanese, ed è stato strattonato con forza, al punto che la sua camicia si è macchiata di sangue. La presidente del Consiglio è scesa dall'auto, chiedendo agli uomini della sicurezza di lasciare andare Magi. Ma poi tra il deputato e la premier è partito un botta e risposta: "Ho fatto un sacco di campagna elettorale e non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Le sono totalmente solidale. Le do una mano volentieri", ha detto ironicamente Meloni.
"Se accade questo a un parlamentare italiano – ha urlato Magi – potete immaginare cosa accadrà ai ‘poveri cristi’ che verranno portati qui". "Seh, ‘poveri cristi'", ha risposto sarcasticamente la premier riferendosi ai migranti che saranno trattenuti in Albania.
Magi: "Una giornata vergognosa"
"Una giornata vergognosa. Mi sento abbastanza provato, sono stato aggredito e strattonato, ho graffi e lividi sul corpo", dice alla Stampa il leader di +Europa Riccardo Magi che spiega: "Sono arrivato a Shengjin con l'intenzione di fare, come da prerogativa parlamentare, una visita ispettiva, visto che quel luogo, in base alla contraddittoria legge approvata, è sotto la giurisdizione italiana. Ma mi sono subito accorto che non era un'occasione istituzionale, ma elettorale".
"A fine evento volevo mostrare il mio dissenso per una giornata in cui Meloni si è tolta il cappello da presidente del Consiglio e ha messo quello da candidata. Così mi sono messo in mezzo alla strada con il cartello ‘Hotspot elettorale con un miliardo di euro dei cittadini'. Subito sono intervenuti degli agenti di sicurezza albanesi. Mi sono venuti addosso in maniera decisa e manesca, nonostante avessi detto di essere un parlamentare".
"Ho dei graffi sotto il braccio e sul fianco. Come ho detto a Meloni, se hanno fatto questo a me, un parlamentare, davanti alle telecamere, figuriamoci cosa potranno fare ai migranti. Che, ricordiamolo, arriveranno lì come naufraghi dopo essere stati salvati dalle autorità italiane". Meloni, racconta infine Magi, "Si è fermata e ha detto: ‘Lasciatelo stare'. Ma poi ha ironizzato sui "poveri cristi", cioè sui migranti. Lo trovo sconcertante".