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Magi a Fanpage: “Da FI bluff estivo. Referendum unico strumento per cambiare la legge sulla cittadinanza”

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi commenta a Fanpage.it il risultato della raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza che in pochi giorni ha raggiunto la soglia delle 500mila firme: “La proposta di FI, dopo il bluff estivo, ancora non si è vista. Il referendum è l’unico strumento nelle mani dei cittadini per riformare la legge”.
A cura di Giulia Casula
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Dopo una partenza a rilento, la raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza ha raggiunto l'obiettivo delle 500mila sottoscrizioni, la cui scadenza era fissata per il 30 settembre. Nel giro di pochi giorni l'iniziativa ha visto crescere rapidamente le adesioni, complice il coinvolgimento di moltissime celebrità e volti noti. "Un successo che è il risultato di una grande mobilitazione, probabilmente la più grande mai avvenuta che collega l'attivismo on-line, digitale, con uno strumento istituzionale, previsto dalla Costituzione, quale è il referendum", commenta Riccardo Magi, intervistato da Fanpage.it.

Il segretario di +Europa, tra i promotori ad aver lanciato il referendum a inizio settembre, spiega che le due settimane iniziali di campagna, in cui i numeri sono rimasti abbastanza bassi, sono state quelle in cui" si è lavorato duramente per costruire quella rete che poi ha dato i suoi frutti".

Da Ghali a Myss Keta, passando per Roberto Saviano, Zerocalcare e una lunga schiera di sindaci e amministratori, la miriade di appelli a firmare hanno fatto crescere in modo esponenziale i numeri delle adesioni – 400mila firme in meno di quattro giorni – al punto da mandare in tilt la piattaforma del ministero della Giustizia. "Al di là del merito della questione che secondo noi è un obiettivo centrale per il futuro del paese, è anche un'iniziativa che ha un valore in sé per ridare credibilità e fiducia nella democrazia e nella partecipazione", osserva il deputato.

Ora però, una volta che la Corte di Cassazione avrà espletato i controlli tecnici sulla validità delle firme e se la Consulta riconoscerà la legittimità del quesito, la vera sfida sarà raggiungere il quorum al momento del voto. "Questa è la prima fase", dice. "Intanto noi continuiamo a raccogliere le firme e chiediamo a tutti i cittadini che in queste ore ci hanno scritto, migliaia e migliaia, perché non riuscivano a firmare per i problemi tecnici sulla piattaforma di non rassegnarsi e di continuare a farlo sino a domenica. Avere un numero di firme maggiori significa dare maggiore forza politica all'iniziativa", osserva. "Poi ci sarà la fase della preparazione rispetto al giudizio della Corte Costituzionale di ammissibilità e infine, la vera e propria campagna referendaria che nella quale dovremmo aprire un dibattito più ampio possibile nel paese su questo tema".

Quella sulla cittadinanza è una discussione che ciclicamente è stata aperta nelle precedenti legislature, salvo poi arenarsi in Parlamento e concludersi in un nulla di fatto. "Questo referendum è l'unico strumento che hanno in questo momento i cittadini in mano per cominciare a riformare la legge", osserva il segretario.

Il quesito propone di modificare la legge del 1992, riducendo da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza in Italia mentre gli altri requisiti, come la conoscenza della lingua o il pieno inserimento da punto di vista economico e lavorativo, resterebbero intatti. "Si parla di questa riforma non da anni, ma da decenni. Ricordo il presidente Napolitano e il presidente della Camera Fini che ne parlavano e la davano per matura, ormai nella società e nel mondo politico, anche trasversalmente rispetto ai diversi schieramenti. Poi sono trascorse tre legislature, quattro con l'attuale in corso, in cui il Parlamento non ha mai avuto i numeri né  la volontà politica di fare questa riforma. Il tema era scomparso anche dall'agenda pubblica", ricorda.

Quest'estate, con la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi di molti atleti italiani di seconda generazione, il tema è saltato nuovamente in testa all'agenda politica dopo l'apertura di Forza Italia. A distanza di poche settimane però, è arrivato il no da parte degli azzurri, richiamati ai ranghi dagli alleati, all'emendamento di Azione sullo Ius scholae. In questi giorni Antonio Tajani ha ribadito di star lavorando a una proposta di legge e che non intende ‘prestarsi a giochi politici'. "È mesi che se ne parla e non abbiamo ancora visto questa proposta di legge, mi pare che c'è un po' di confusione", osserva Magi.

"Poi FI stessa ha chiarito che la propria idea di Ius Scholae è restrittiva, cioè peggiorativa rispetto alla legge vigente, quindi non si capisce perché le forze progressiste  dovrebbero convergere su una proposta del genere. È una direzione politica conservatrice e reazionaria, non riformatrice e progressista come noi vogliamo che sia. Come si può chiedere alle opposizioni di andare in una direzione opposta a quello in cui si intende andare?", chiede. "È un grande bluff estivo quello di Forza Italia. Dopodiché se esce fuori questo testo ed è migliorativo, ovviamente daremo il nostro contributo. Crediamo sempre che il Parlamento debba provare ad avere e recuperare la centralità e il protagonismo nel fare le leggi ovviamente, ma non mi pare che sia questa la situazione", insiste.

D'altronde è difficile immaginare che Fratelli d'Italia e Lega accetteranno di sedere al tavolo degli alleati per dibattere di riforma. Ieri Meloni, invitata a commentare il risultato della raccolta firme, ha ribadito che l'Italia ha "un'ottima legge sulla cittadinanza", lasciando intendere che di non essere intenzionata a ritoccarla. "La riforma della legge sulla cittadinanza è urgente perché esprime i modi in cui un Paese definisce e anche che tipo di futuro vuole avere", commenta Magi. Il fatto di "avere dei ragazzi e delle ragazze che sono nati e cresciuti in Italia, che non conoscono altri paesi, che vivono l'Italia come il proprio paese, che studiano qui e si laureano qui, che non hanno una cittadinanza e non possono, ad esempio, partecipare a dei concorsi pubblici, penso che sia semplicemente autolesionista per l'Italia. Esprime tutta l'incapacità di guardare avanti di questo governo", aggiunge.

Per il segretario, "l'Italia ha bisogno governo che non faccio a cazzotti con la realtà della società italiana, che non tratti i temi come la cittadinanza in maniera aggressiva e violenta come fa questo governo, ma sappia valorizzare la realtà della società italiana modificando una legge vecchia", spiega.

D'altro canto, anche le opposizioni dovranno decidere se fare squadra e convergere su una linea unitaria o continuare a sostenere ciascuna la propria proposta. Se da una parte Elly Schlein ha appoggiato pubblicamente la raccolta firme, assieme ad esponenti di Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra, dall'altra Giuseppe Conte si è sfilato scegliendo di non aderire per concentrare gli sforzi sulla formulazione di una proposta targata M5s. "Sicuramente se c'è un confronto nell'opposizione e nelle forze che si definiscono progressiste, il referendum è un'occasione per questo confronto e per un chiarimento. Anche perché li pone davanti a delle scelte chiare. Vedremo come decideranno di schierarsi le varie forze politiche, ma è importante che questa mobilitazione sia avvenuta anche al di fuori e al di sopra delle forze politiche tranne la nostra che dall'inizio c'è stata assieme a poche altre", osserva Magi.

Infine, l'appello alle forze del campolargo. "È il momento di smettere di parlare di posizionamenti, di persone, personalismi e leaderismi. Si parla finalmente di politica. Ci sono evidentemente delle differenze, ma io credo che l'alternativa al governo si costruisce a partire dalla chiarezza, senza nascondere queste differenze", conclude.

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