Made in Italy, arriva la proposta di legge della Lega per tutelare i marchi storici
La Lega ha presentato una proposta di legge per la tutela dei marchi storici nazionali “di alto valore territoriale”. Una misura che ha l’obiettivo di non far trasferire all’estero le aziende storiche italiane, anche in caso di acquisizioni straniere. Il vincolo è quello di mantenere aperta, senza tagli, la sede storica di queste aziende. In sostanza l’idea è quella di evitare che le aziende italiane possano entrare in società straniere. La proposta, a prima firma Riccardo Molinari, è stata depositata alla Camera il 26 febbraio e presentata oggi in conferenza stampa dalla Lega, presenti anche Matteo Salvini e Barbara Saltamartini. Una proposta che nasce in particolare dopo il caso Pernigotti. “L’impresa fondata nel 1860 e sviluppatasi principalmente nella sedi di Novi Ligure – ricorda il testo – che rischia adesso di essere sradicata dal territorio, a seguito dell’acquisto da parte di un operatore straniero”.
Secondo quanto si spiega nel testo del disegno di legge, il caso Pernigotti è emblematico e proprio per questo si è deciso di intervenire per tentare di prevenire altri episodi simili. L’obiettivo, quindi, è quello di “preservare le realtà produttive che hanno fatto la storia e la fortuna dell’Italia”. E l’idea è quello di raggiungere questo scopo attraverso la tutela del marchio storico.
Cos’è il marchio storico e cosa prevede la proposta
Nel testo si definisce il concetto di marchio storico: si tratta del marchio registrato di un’impresa produttiva nazionale di eccellenza collegata a un luogo di produzione specifico. Per essere ritenuto storico deve aver presentato domanda di registrazione da più di 50 anni. Con il ddl si prevede anche la creazione, all’interno del ministero dello Sviluppo economico, di un “elenco dei marchi storici nazionale di alto valore territoriale”. E sempre al ministero di via Molise viene creato un Comitato per il controllo dei marchi storico di alto valore territoriale: in questo caso l’obiettivo è quello di controllare i livelli produttivi degli stabilimenti principali delle imprese ritenute marchi storici.
Per salvaguardare le aziende italiane, nel caso in cui qualcuno le acquisisca, il nuovo proprietario sarà vincolato a mantenere la produzione principale nel comune in cui gli stabilimenti si trovavano al momento della registrazione del marchio. Quindi almeno 50 anni prima. Se, invece, l’azienda che subentra non rispetta questo vincolo non avrà più la possibilità di utilizzare quel marchio. Le aziende che sono iscritte a quest’albo avranno comunque la possibilità di aprire nuovi stabilimenti di produzione in altre aree (in Italia e non solo): l’importante è che questo non comporti una riduzione della produzione nella sede principale, legata a uno specifico territorio.
Il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, spiega che “l’obiettivo della proposta di legge non è ledere il libero mercato: se uno ha volontà di investire in Italia è benvenuto. Ma se vuoi usare qual marchio storico italiano, allora produci in Italia”. Il ministro dell’Interno aggiunge: “Se poi vuoi aprire con il nome della Pernigotti o della Borsalino aziende in Russia o Cina, devi comunque mantenere la produzione in Italia per conservare il marchio storico. Se produci cioccolato in Turchia ci metti allora una etichetta così grande dove scrivi ‘Made in Turchia', cosa che oggi l'Europa impedisce”, afferma riferendosi proprio al caso Pernigotti.