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Opinioni

Ma siamo sicuri che il programma del Movimento 5 Stelle basti a cambiare (in meglio) il Paese?

Lo “strano caso” del Movimento 5 Stelle tra ricerca dell’identità e crescita del consenso. Ma fino a che punto conosciamo il loro programma? E soprattutto, sono pronti a cambiare (in meglio) il nostro Paese?
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Movimento-Grillo

"Il Movimento 5 Stelle ha una propria Carta: il "Non Statuto", scritto per un MoVimento centrato sulla Rete, senza sovrastrutture di rappresentanza, senza capi bastone, senza signori delle tessere. Ognuno conta uno!". Non c'è dubbio sul fatto che mai come in queste settimane post elezioni sotto la lente d'ingrandimento di media e commentatori politici sia finito il "sistema" di gestione interna del giovane movimento nato e cresciuto in rete sotto l'egida di Beppe Grillo. La cosa paradossale però è che ogni considerazione, ogni riflessione, persino una normale raccolta dati su mentions e followers, viene puntualmente interpretata come rispondente a precise volontà "inquisitorie, mistificatorie" o, nella migliore delle ipotesi, ricondotta ad una sorta di pregiudizio ideologico. Ebbene, tanto per essere chiari fin da subito, chi scrive non ha alcuna preclusione nei confronti del Movimento, né alcuna antipatia verso Beppe Grillo, né soprattutto ritiene che sia sensato bollare come antipolitica un fenomeno complesso ed articolato. Detto questo, potrebbe essere interessante (nonché doveroso) interrogarsi in merito ad alcuni aspetti che non possono essere giudicati secondari, proprio relativamente ad una formazione politica che si presenta come radicalmente alternativa alla partitocrazia e rivendica la portata "rivoluzionaria" delle proprie azioni, intenzioni, linee programmatiche. Insomma, senza giraci troppo intorno, si possono affrontare con obiettività i temi del programma, della democrazia interna e della piattaforma politico – ideologica, senza essere tacciati di propaganda, faziosità o connivenza con chissà quale potere occulto?

Stato e cittadini, demagogia e concretezza – Sul programma del Movimento si è tanto discusso, con interpretazioni contrastanti ma soprattutto con poca cognizione di causa. Questo soprattutto perché il programma è contemporaneamente una "traccia", una base di partenza per elaborazioni declinate sul territorio, ma allo stesso tempo un riferimento vincolante (secondo un modello del tutto "particolare" di democrazia interna sul quale ritorneremo più avanti). Nel dettaglio, vale la pena di dare uno sguardo a quello che è comunque il frutto di un lungo lavoro e di un confronto "più o meno alla pari" nei topic del forum di Beppe Grillo. A cominciare dalla divisione per settori che rispecchia più un modello "tradizionale", anticipando però che l'intero corpo del programma non regge il confronto con quello ad esempio "sviluppato da un banale congresso provinciale di una giovanile di partito" (tanto per citare uno dei commenti più caustici sul blog). Stato e cittadini, energia, informazione, economia, trasporti, salute, istruzione: questi i nodi intorno ai quali si articola un ragionamento che è declinato soprattutto per punti. Scendendo nello specifico e riferendosi ad esempio al capitolo "Stato e cittadini", si noterà come alcuni provvedimenti siano (almeno in parte) se non recepiti quantomeno impostati dal Governo Monti (per quanto paradossale possa sembrare). E' ad esempio il caso dell'abolizione delle province, dell'accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti (sul quale si discute ancora), dell'eliminazione dei privilegi ai parlamentari (vedi pensione o divieto di cumulo delle cariche), dell'ampliamento della partecipazione dei cittadini tramite web, della necessità di copertura finanziaria per ogni legge – obiettivo. Netta invece la discontinuità su alcuni aspetti come "l'abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action", "l'obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare" o come il ripensamento dello strumento referendario.

Il capitolo "energia" è da sempre considerato uno dei punti di forza del lavoro a 5 stelle, anche se volendo essere diretti e senza girarci intorno, in realtà ha l'unico merito di adoperare buonsenso nella scelta dei modelli da seguire (e non è poco, per carità…). Riduzione dei consumi, efficienza energetica, co-generazione, energia alternativa e rinnovabili, certo, ma anche alcune criticità non risolte completamente. Su tutte, la questione dell'eolico, che ha spesso procurato roventi discussioni sui forum e che troppo semplicemente si tende a liquidare facendo riferimento ad una "micro – produzione decentralizzata". Essenziale (e condivisibile ) il riferimento alla "eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al  loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili".

"L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale": basterebbe solo l'incipit del capitolo dedicato all'informazione per rendersi conto di quanto sia centrale tale problema nella riflessione dei grillini. A maggior ragione in un momento in cui il Movimento si sente letteralmente assediato da "mezzi di informazione vecchi, faziosi e incapaci di restituire un servizio imparziale". Ed è in effetti in questo campo che si registrano le proposte più radicali, a partire dall'introduzione dell'azionariato diffuso con proprietà massima del 10% per "canali televisivi a copertura nazionale (inclusi due canali pubblici) e quotidiani a copertura nazionale", fino ad arrivare all'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti e all'eliminazione del finanziamento pubblico ai giornali, all'abolizione della legge Gasparri e di quella Urbani sul copyright. Piuttosto controverso invece il paragrafo riguardante la "Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso  importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela), che ha catalizzato non poche critiche, soprattutto in relazione alle numerose cause per diffamazione di cui è oggetto lo stesso Grillo.

Sull'economia il Movimento si gioca gran parte della sua credibilità. Lo diciamo sin da subito: si tratta probabilmente del comparto in cui la riflessione a 5 stelle risulta più carente, sommaria e in buona parte ancorata a modelli vecchi e a riflessioni sovrastimate. Soprattutto perché i punti non sono sviluppati né elaborati in maniera originale e restano, anche nello specifico delle dichiarazioni dello stesso Grillo e degli esponenti sul territorio, semplicemente degli slogan. Intendiamoci, resta ineludibile anche a parere di chi scrive, una valutazione nel merito di alcune rivendicazioni (introduzione della class action, in parte già permessa, abolizione delle cariche multiple di consiglieri nei cda, tetto agli stipendi dei manager delle aziende quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato, divieto di nomina di persone condannate in via definitiva come amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa), ma al contempo permangono tante perplessità su alcune scelte di carattere generale. Dalla crociata "per uscire dall'euro" a quella contro i "distributori di acqua in bottiglia che generano un danno sociale", passando per interventi che richiederebbero ben altro approfondimento come il discorso sulla "riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi" (quali? come? in che misura? secondo quale impostazione ideologica?), oppure come quello relativo a "favorire le produzioni locali" (secondo quel ragionamento di fondo, in che campo…). Insomma, ad una precisa individuazione delle disfunzioni di un "sistema marcio ed antiquato" e ad una serrata critica nei confronti di quello che non è e non sarà mai "il migliore dei mondi possibili", sembra mancare una visione d'insieme, un collante che non può che essere dato da una riflessione sull'impostazione "ideologica" del movimento. Un ragionamento ancora in fase embrionale e che proprio per questo spesso finisce con il cedere alla demagogia ed al populismo.

Sui trasporti il livello di analisi del Movimento è invece estremamente interessante, perché ad una critica di carattere complessivo si aggiungono interventi precisi e mirati: disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane, sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana , proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane, sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo, incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro. In tale contesto trova posto naturalmente l'opposizione al progetto della Tav in Val di Susa e la vicinanza al Movimento NO TAV che lo stesso Grillo sostiene da anni in prima persona.

Decisamente avanzata anche l'analisi del comparto "Salute", con la preoccupazione di base che siano la devolution e il sempre maggiore ingresso dei privati a minare alle basi "l'universalità e l'omogenità del Servizio Sanitario Nazionale". In tal senso, va registrata (udite udite) ancora una convergenza fra le rivendicazioni del Movimento e l'ultima ipotesi di riforma partorita dal Governo Monti, in particolare per quanto riguarda la garanzia "dell'accesso alle prestazioni essenziali del SSN" e la proporzionalità "in base al reddito del ticket per le prestazioni non essenziali". E' chiaro però che in tale campo il MOvimento si spinge con rivendicazioni radicali, come la "prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come avviene ad esempio in Gran Bretagna)", la proibizione agli informatori scientifici degli incentivi economici sulla vendita dei farmaci, fino all'utilizzo dell'online per prenotazioni, liste di attesa ed in generale per garantire trasparenza e correttezza. Va detto per la verità, che alcune rivendicazioni sono da tempo al centro dell'agenda delle Regioni, su tutte le Regione Toscana che ad esempio ha già deliberato in merito "all'allineamento agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore, in particolare per l’uso degli oppiacei (morfina e simili)" ed è in prima linea sull'accesso online ai servizi. Manca completamente invece ogni riferimento a cifre, numeri e bilanci.

La cyberutopia guida invece la logica di intervento nel campo dell'istruzione, con un modello misto che cerca di tenere insieme l'ingresso delle nuove tecnologie con la difesa di un carattere per così dire "universale". Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti, graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale, accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie e al contenpo abolizione del valore legale dei titoli di studio, risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica ed investimenti nella ricerca universitaria.

Un Programma sufficiente per cambiare il Paese? – Pur nella considerazione che il programma è solo una parte del lavoro svolto in questi anni nel forum del blog di Grillo (e che lo stesso conducador genovese ha più volte integrato e aggiunto tramite "comunicati politici" e contributi esterni), resta la sensazione di una elaborazione insufficiente a guidare un Paese che sta attraverso un periodo estremamente complesso. Al di là della superficialità di alcune impostazioni, manca lo sviluppo di temi essenziali e, lo ripetiamo, una visione complessiva capace di tenere assieme anche spinte ed inclinazioni diverse. Dal fisco alla burocrazia, passando per la giustizia, la sicurezza: troppo è ancora lasciato all'improvvisazione o alla valutazione sommaria ed estemporanea. Allo stesso tempo, però, va tenuta in considerazione una variabile importante: e cioè che il Movimento nasce con l'intento di radicarsi e lavorare sui territori, dove la produzione teorico – programmatica è invece molto più spinta e dettagliata. Ed è questo uno dei fattori che ha portato al successo nelle comunali 2012, indissolubilmente legato alla scelta delle candidature e alla critica feroce ma dettagliata delle disfunzioni delle precedenti amministrazioni.

Fare tabula rasa come precondizione essenziale – In un quadro del genere, c'è un'ultima considerazione sostanziale che merita di essere valutata. La missione del Movimento 5 Stelle non è quella di guidare il Paese. O meglio, non ancora e non "questo Paese". E' quella di ripensare le condizioni base della politica italiana, di fare tabula rasa di un "sistema partitocratico vecchio, fallimentare, corrotto. Di farlo in maniera netta, diretta, anche confusa e populista se vogliamo. E non ci sembra eccessivo rintracciare nei modi della contestazione (che paradossalmente si fondono con quelli della proposta politica), quel "vento dello spontaneismo" di cui ha recentemente parlato Gotor dalle pagine di Repubblica:

L' atto dimostrativo, lo sfogo, la reazione imprevedibile si caratterizzano come prove di apprezzabile e legittima autenticità dal momento che il valore della sincerità ha preso il posto tradizionalmente occupato dalla verità. E dunque la reputazione e i processi di certificazione (che autentichino il vero o il falso poco importa) stanno avendo la meglio. […] Per non dire della politica che vive un ritorno in auge delle forme tradizionali della democrazia diretta: la piazza, i referendum, i movimenti civici, l'associazionismo diffuso, il volontariato, l' impegno personale e a progetto intorno a un bene comune da tutelare. Si tratta di una forma di spontaneismo preziosa ed efficace che aiuta a recuperare e a irrobustire i fili sfibrati della nostra rappresentanza. La pervasività di questi fenomeni culturali è un' ulteriore spia della crisi degli intermediari tradizionali, attraverso i quali, sino agli ultimi anni del Novecento, si sono modulate le relazioni tra capitale e lavoro, individuo e società, verità e finzione. Come sempre, è una rivoluzione tecnologica, in questo caso quella di internet, ad avere fatto germogliare siffatte nuove esigenze. Non a caso è proprio il vento dello spontaneismo a far garrire la bandiera della disintermediazione, una parola difficile che spiega però un concetto semplice.

Eppure resta una condizione di fondo, il vincolo estremo al messaggio che passa in ultima istanza. Un messaggio spesso contraddittorio e venato di autoritarismo e superficialità. Perché la "spontaneità" non basta, ma soprattutto finisce con il rendere le "regole" impicci dai quali liberarsi, vincoli stringenti rispetto a valutazioni soggettive che si pretendono universali e sulle quali non vi può essere confronto né discussione. E persino il dibattito interno perde di valore (vedi il caso del permesso di soggiorno agli immigrati, della "pubblicità dei compensi", dei diktat del capo e via discorrendo), finendo con l'essere considerato alla stregua di una seccatura, di un feticcio da sacrificare in nome di una pretesa rivoluzione. Ma alla base di un cambiamento radicale non vi può essere solo la spontaneità o la critica tout court, serve "l'idea"…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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