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Opinioni

Ma Renzi non si tufferà nel pantano Italia (e ne ha tutte le ragioni)

Bersani, Grillo, Berlusconi: lo stallo alla messicana della politica italiana e l’uscita (im)possibile dalla crisi. Con una certezza: non sarà Renzi a tirare fuori il Paese (ed il Pd) dal pantano in cui si è cacciato. E ne ha tutte le ragioni.
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La dinamica con la quale si è sviluppata la discussione politica odierna ha del paradossale. La giornata si è infatti aperta con la presentazione dei punti programmatici di Bersani (che saranno sviluppati nei prossimi giorni), secondo uno schema "inclusivo" di alcune rivendicazioni grilline. Quasi contemporaneamente l'attenzione si spostava su un retroscena del Corsera che dava per scontate due cose: il successo dello scouting fra gli eletti a 5 stelle effettuato da Bersani ed Errani (con tanto di trionfalismo sui numeri al Senato) e la volontà di Matteo Renzi di scendere subito in campo per la Presidenza del Consiglio. Su tale costruzione interveniva a gamba tesa Beppe Grillo che, incurante della veridicità del retroscena, partiva in quarta con un post di insulti nei confronti sia del Sindaco di Firenze che del segretario democratico. A poco serviva la smentita di entrambi, con la discussione ormai scivolata su altri binari (mentre passava completamente inosservata un'intervista di Vendola alla Gazzetta del Mezzogiorno). A completare il quadro ci pensava un Silvio Berlusconi sempre a suo agio nella versione troll: "Legge elettorale e poi subito alle urne". Poco importa che, in realtà, il problema sia proprio come fare legge elettorale (e qualche riforma più o meno urgente) e poi dare mandato agli italiani.

L'impressione è che ad influenzare le mosse dei leader sia essenzialmente la paura. Bersani sa che dopo il fallimento della campagna elettorale ha perso la vera grande occasione della sua carriera politica ed ora deve necessariamente trovare una via d'uscita morbida per il Pd. Un partito che davvero rischia il disfacimento, non tanto per lo scandalo Mps (come sostiene Grillo), quanto per le tensioni interne e per quella che lo stesso Renzi definisce "l'insopportabile voglia di salire sul carro del perdente di tutti quelli che avevano già capito tutto". Ma il punto è capire in che modo il Pd può salvare "se stesso ed il Paese", senza prostrarsi ai piedi di Grillo o addirittura a quelli di Berlusconi.

Il Cavaliere, invece, sembra godere di una maggiore libertà, almeno da un punto di vista della speculazione politica. Tuttavia, anche in questo caso lo spettro dell'emarginazione parlamentare (magari sullo sfondo di una intesa Pd – M5S) non può far dormire sonni tranquilli al Cavaliere che, intanto, fa i conti con una rappresentanza parlamentare decimata, con due sentenze in arrivo (Ruby e appello Mediaset) e con le convergenze possibili in tema di conflitto di interessi e anticorruzione.

Che la pressione sia tutta su Beppe Grillo è invece cosa discutibile. Perché non è affatto vero che ora il capo politico del Movimento 5 Stelle è chiamato ad una assunzione di responsabilità, ad una scelta di campo, a svolte clamorose. Grillo sa già da che parte stare e non ha alcun interesse / necessità di andare oltre. Lo ha ribadito, pur tra insulti e scivoloni, anche in questi giorni: c'è una profonda distanza fra Movimento e partiti (un po' meno sui punti programmatici, come vi abbiamo mostrato), ma soprattutto non è proprio in discussione l'idea di legare il Movimento a progetti confusi e a scadenza, come un debole esecutivo Bersani ad esempio. È chiaro però che un governissimo "di scopo",  non può che spaventare Grillo, soprattutto se Pd e Pdl trovassero l'accordo per la legge sui partiti, la vera mina anti – Grillo.

Infine c'è Matteo Renzi. Chiamato in causa praticamente da tutti. Ovviamente subito dopo il fallimento elettorale del centrosinistra, come da prassi per la politica italiana. E in questo caso, è la paura di bruciarsi a spingere il Sindaco di Firenze a chiarire la sua posizione, con una lettera nella quale c'è spazio anche per una (nemmeno tanto velata) critica alla sottovalutazione di alcuni punti programmatici della sua campagna per le primarie. E che Renzi non voglia restare invischiato in giochetti politici destinati al fallimento è fin troppo chiaro dal modo in cui smonta sia il possibile inciucio col Pdl sia l'abbraccio con il Movimento: "La priorità infatti è rimettersi in sintonia con gli italiani, non giocare al compro baratto e vendo dei seggi grillini. […] Ma se devo andare ai caminetti di partito sulle indiscrezioni della stampa o a partecipare al festivalbar delle candidature, beh, scusate, ma da queste parti abbiamo da lavorare".

Insomma, non un "se avete bisogno sapete dove trovarmi", quanto un ben diverso "voi andate avanti, quando sarà il momento avrete mie notizie".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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