I fatti, in breve: qualche giorno fa il candidato Presidente in Veneto per il Movimento 5 Stelle, Jacopo Berti, aveva “sfidato” Alessandra Moretti, candidata del PD, a firmare un documento di impegno per tagliarsi lo stipendio e rinunciare completamente a vitalizi e privilegi (un invito poi esteso anche agli altri candidati Zaia, Tosi e Morosin); la candidata democratica, ricordando che il suo programma elettorale prevede già sostanziosi tagli alla politica, ha accettato l’invito, dando appuntamento per martedì mattina nel suo comitato elettorale. Stamattina, però, la Moretti avrebbe deciso di non firmare il documento presentato dai 5 Stelle.
O meglio, questo è quanto sostengono in casa grillina:
La Moretti, invece, sostiene di aver firmato un “impegno a tagliare i costi della politica in Veneto entro i primi cento giorni dopo il voto del 31 maggio” e a sostegno posta anche una “prova fotografica”:
Insomma, come stanno davvero le cose? Ecco, la risposta non può che arrivare dal “confronto” fra i due documenti. La Moretti, infatti, non ha firmato il documento proposto dai 5 Stelle, ma ne ha “stilato” uno personale, in parte diverso. Quello proposto dai 5 Stelle prevedeva:
- la riduzione dello stipendio a 5mila euro lordi al mese e senza nessuna indennità
- la rinuncia completa al vitalizio
- la rinuncia all’indennità di fine mandato
- la rendicontazione dei rimborsi
- il versamento delle eccedenze in un fondo regionale per le PMI
Il documento firmato dalla Moretti è in parte diverso e parla dell’impegno, nei primi cento giorni dopo il voto, a presentare una proposta di legge per:
- tagliare le indennità dei consiglieri (tutti) per risparmiare fino a 5,8 milioni di euro
- riduzione dei rimborsi spese dai 4500 euro al mese a 1500 euro
- abolizione dell’assegno di fine mandato
- taglio del vitalizio con il passaggio al sistema contributivo
Le due proposte, se non appaiono molto diverse nel merito, lo sono sostanzialmente nel metodo. Da una parte Berti e il M5S chiedono un impegno individuale, lasciando cioè ai singoli consiglieri la scelta di restituire parte dello stipendio e di rinunciare a vitalizi ed indennità, avendo come modello quanto fatto dai parlamentari grillini negli ultimi due anni. Dall'altro la Moretti immagina di cambiare la legge in modo che i tagli (meno pesanti individualmente, ma in teoria più consistenti nel complesso) "valgano per tutti" e non dipendano dalla libera scelta dei singoli consiglieri. Una ipotesi tutto sommato ragionevole, che però non convince i grillini, che sottolineano come "non sia necessaria una legge per restituire denaro ai cittadini" e ipotizzano che quelle della Moretti siano solo "chiacchiere elettorali". Ma, del resto, ipotizzare che si giunga ad un compromesso basato sul buonsenso in piena campagna elettorale è pura fantascienza.
Qui il "duello".