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Opinioni

Ma il peggio deve ancora venire

Un Paese diviso, una politica incapace di garantire stabilità e governabilità al Paese, una classe dirigente impreparata e impotente, l’assenza di leadership autorevoli e di un progetto alternativo convincente, il botta e risposta continuo, lo stillicidio di dichiarazioni, trattative: e la legislatura non è nemmeno iniziata.
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"The best is yet to come", il meglio deve ancora venire. Con questa frase Barack Obama ha chiuso il suo discorso di ringraziamento, nella notte della vittoria elettorale contro Mitt Romney. Un messaggio di fiducia, più che di mera speranza. Un invito a mobilitarsi, un modo per spingere gli americani ad attendersi il meglio nei giorni a venire, nonostante la crisi economica, nonostante i problemi. Dalle urne italiane invece, non solo non è uscito un messaggio di fiducia, ma nemmeno uno straccio di maggioranza qualificata o un barlume di possibilità di garantire stabilità al Paese. Quanto al leader carismatico ed autorevole, meglio tacere. Intendiamoci, non che le premesse fossero diverse: come vi abbiamo raccontato nelle settimane precedenti, dal voto potevamo attenderci al massimo un po' di stabilità, un governo in grado di approvare qualche misura di buonsenso e forse di avviare la strada delle riforme. Insomma, che non fosse il momento di cambiamenti radicali, con la politica economica già "ipotecata" e con il terrore dei colpi di coda della crisi (o peggio, di una nuova speculazione), era cosa tutto sommato prevedibile. Pochi, obiettivamente, avevano previsto uno scenario del genere.

Non possiamo avere un Governo. Non possiamo votare. Non c'è spazio per coalizioni farlocche. Non c'è la volontà di un serio ragionamento sui temi. Non c'è spazio per l'uso strumentale della parola responsabilità. Non c'è ragione per pensare che una simile situazione possa generare effetti positivi e, allo stesso tempo, non c'è ragione di pensare che il nuovo Parlamento (senza una guida, senza una impostazione ideologica, senza riferimenti culturali, senza un progetto di fondo) riesca laddove hanno fallito tutti: ridare dignità alla politica e colmare il vuoto di rappresentanza degli ultimi anni.

Ad anticipare il triste scenario che si prospetta sono le ultime, surreali, giornate. Tra botta e risposta senza costrutto, fra mezze aperture, offerte, rifiuti ed insulti non si intravede nemmeno la possibilità di un avvio costruttivo della nuova legislatura. E il timore sempre più concreto è quello di mesi di stillicidio di dichiarazioni, compromessi, sceneggiate e confusione. Con lo spirito barricadero dei 5 stelle (che, si dice, stanno studiando i rudimenti di diritto costituzionale per non farsi trovare impreparati tra norme, regole e cavilli parlamentari) che si scontrerà con la prassi della politica tradizionale degli ultimi anni, fatta di mediazioni e trattative sottobanco. E chi prefigura la paralisi del Parlamento, unita alla debolezza del Governo (quale, poi?) è fin troppo ottimista. Insomma, davvero, il peggio deve ancora venire.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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