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Opinioni

Ma il PD che applaude Bonino sui migranti è lo stesso del decreto Minniti?

La sala del Lingotto ha salutato con una vera e propria ovazione l’intervento di Emma Bonino sul tema dell’immigrazione. L’esponente radicale batteva su due punti: cancellazione del reato di clandestinità e no alle misure restrittive e preoccupanti del decreto Minniti sull’immigrazione. Ma i militanti democratici sanno di essere al Governo?
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Bisogna avere il coraggio di essere impopolari sui migranti. I decreti di Minniti sono parziali e non risolvono la situazione. Non credo che diminuire le protezioni giurisdizionali aiuti, non credo che moltiplicare i Cie aiuti, non credo che aiuti l’idea che li rimandiamo tutti indietro. Noi non abbiamo lo stomaco per reggere l’idea di rimandarli in Libia, in posti che sono la cosa più vicina ai lager che esista, o metterli nei buchi infernali di due metri per due metri, con donne e bambini. La Bossi – Fini va superata, il reato di clandestinità è una stupidaggine, non serve a niente ed è controproducente”.

Sono questi i passaggi principali del lungo intervento che Emma Bonino, storica esponente radicale, ha tenuto al Lingotto di Torino, nel corso della kermesse che ha lanciato la candidatura di Matteo Renzi alle primarie per la segreteria del Partito Democratico. Un intervento salutato da una vera e propria ovazione, in particolare nei punti in cui Bonino ha attaccato duramente alcuni aspetti del decreto Minniti, ora in corso di esame presso le Commissioni giustizia e Affari costituzionali del Senato.

Dietro i distinguo di circostanza vi era la bocciatura di alcuni punti cruciali del decreto (in realtà dei decreti, perché l'altro riferimento è quello sulla sicurezza urbana) su cui il ministro dell’Internodel Governo Gentiloni ha investito la sua credibilità politica. A cominciare dalla eliminazione di alcune tutele previste per il richiedente asilo, dal contraddittorio esclusivamente scritto alla definizione del procedimento come “non reclinabile, ma esclusivamente ricorribile alla Cassazione” (essenzialmente si tratta dell’eliminazione dell’appello in caso di bocciatura della richiesta di asilo o protezione internazionale), con tutte le difficoltà che ciò comporta, in particolare per le categorie particolarmente vulnerabili. Poi la questione dei nuovi Cie, i “mini – Cie regionali” che assumono il nome ossimorico di “Centri di permanenza per i rimpatri”, nei quali potrebbero finire anche semplicemente quei migranti che rifiutano di farsi identificare. Infine gli accordi (?) con la Libia, che aprono la strada ai veri e propri respingimenti.

Bonino ha poi ricordato, ricevendo applausi scroscianti, la necessità di cambiare la Bossi – Fini, in particolare per quel che riguarda il reato di immigrazione clandestina. Peccato che il Parlamento avesse già votato a larghissima maggioranza la delega al Governo Renzi per eliminarlo (o meglio, trasformarlo in illecito amministrativo). L’esecutivo, invece, non ha esercitato la delega, facendo scadere i termini e rendendo nullo il voto del Parlamento.

Ecco, capisco che siamo in tempi di pensiero debole, ma i militanti renziani sanno che il PD è al Governo? Sanno che Minniti è uno di loro? Sanno che il reato di immigrazione clandestina è sempre lo stesso per colpa esclusiva del governo Renzi?

E se la risposta è sì, e se questo è l'orientamento del Pd e di Renzi, allora la conseguenza è una e una sola: Minniti si fermi, cestini quel decreto e si cominci davvero a smantellare la Bossi Fini.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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