Ma è proprio vero che gli insegnanti italiani lavorano meno dei loro colleghi nel mondo?
Recentemente in un'intervista rilasciata al Mattino, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha detto che "bisogna fare in modo che le scuole restino aperte anche d’estate, anche nei giorni festivi. Il rapporto fra insegnanti e ragazzi non può conoscere discontinuità". L'affermazione ha causato le proteste di alcune associazioni e gruppi di insegnanti. Ad esempio, i Partigiani della scuola pubblica – Psp hanno dichiarato che il ministro "con la scusa del fine sociale (togliere i ragazzi dalle strade), pensa di attuare il suo vecchio progetto di prolungare l'orario delle varie figure professionali in cambio di nulla o di una mancetta", ricordando che i giorni di scuola e le ore di lavoro in Italia sono le stesse esistenti in Ue, mentre quello che differisce è l'entità delle remunerazioni.
L'Economist ha riunito in un grafico interattivo le ore di lavoro e gli stipendi dei professori delle scuole secondarie dei paesi dell'Ocse, rapportandolo anche al punteggio Pisa – il Programma per la valutazione internazionale dell'allievo che rileva ogni tre anni il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati. Dall'incrocio dei dati viene fuori, ad esempio, che i paesi con un Pisa più alto – Giappone e Corea del Sud – hanno una situazione di orario lavorativo degli insegnanti completamente diversa: a Tokyo si parla di 54 ore a settimana (il massimo), a Seul solo 37. Il paese con insegnanti che lavorano di più, oltre al Giappone, è il Canada, con 48 ore e 66,702 dollari di stipendio. A guadagnare maggiormente sono i professori olandesi, con 66,831 dollari per 36 ore lavorative. L'Italia si colloca un po' indietro rispetto a questi standard: i professori del liceo guadagnano 36,207 dollari per 29 ore.
Secondo uno studio della Fondazione Treelle, realizzato per il progetto di riforma Buona scuola, l'orario lavorativo dei docenti italiani andrebbe "se possibile, esteso", perché più basso di quello medio degli altri paesi Ocse. Questa ricostruzione, però, è fortemente contestata dalle associazioni e dai sindacati degli insegnanti. Secondo Marcello Pacifico dell'Anief in Italia gli insegnanti "svolgono un orario settimanale in linea con la maggior parte dei paesi europei: l’Ocse ci dice che nella scuola primaria le 22 ore di insegnamento superano la media europea, pari a 19,6 ore; alle medie i nostri docenti stanno dietro la cattedra 18 ore a settimana, contro le 16,3 Ue; alle superiori l’impegno si equivale".
Ad ogni modo, i dati non restituirebbero quella che è la realtà. Alle rilevazioni ufficiali, infatti, sfuggirebbe parecchio "sommerso". Uno studio commissionato dalla Giunta provinciale dell'Alto Adige su 5.200 docenti dei 7.400 della provincia trentina ha evidenziato che gli insegnanti "lavorano in media 1.643 ore annue, esattamente il doppio delle 18 ore di lezione alle superiori. La ricerca ha detto anche che i prof delle scuole superiori, con 1.677 ore annue, lavorano poco più di quelli delle medie (1.630 ore). Quelli di ruolo sono impegnati per 1.660 ore, mentre i supplenti poco meno (1.580 ore)".
Questo tempo in più dedicato al lavoro sarebbe occupato da incombenze burocratiche, colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni e formazione. Secondo la rivista OrizzonteScuola "considerando che un'ora dovrebbe essere retribuita 17,50 euro, il lavoro ‘silenzioso' per ogni docente ha un valore pari a circa 14 mila euro annui. Calcolo approssimativo che non tiene conto di diversi fattori, a partire dai diversi gradi di scuola, ma che fornisce un'idea del fenomeno".
Secondo Anief "se si vanno a confrontare le ore aggiuntive alle lezioni – preparazione e correzioni dei compiti, esami, colloqui con le famiglie, consigli di classe, scrutini – risulta che i nostri insegnanti dedicano alla loro professione quasi 39 a settimana". Trentanove ore che potrebbero essere anche di più, secondo una tabella pubblicata qualche tempo fa dal Corriere della Sera.
"La verità è che l’orario d'insegnamento annuale dei docenti italiani è in media rispetto ai colleghi degli altri Paesi. Il problema, semmai, sono le attività funzionali alla qualifica che non vengono conteggiate: come la preparazione delle lezioni, la programmazione delle attività, la correzione dei compiti e via dicendo. La vera differenza rispetto all’area Ocse non sta nell’impegno di ore profuse dai docenti per le loro attività lavorative, ma nel fatto che a fine carriera i docenti italiani prendono tra i 6 mila e gli 9 mila euro in mero rispetto ai colleghi d’oltre confine", ha concluso Pacifico. Per i dati Ocse relativi al 2013 i docenti italiani hanno uno stipendio medio annuo di 27.135 euro, con uno stipendio massimo al di sotto della media mondiale (40 mila euro contro 52.377). Stessa cosa vale per la retribuzione minima. Insomma, in fin dei conti il carico di lavoro sarebbe maggiore di quello quantificato ufficialmente, a fronte di un corrispettivo troppo basso. E forse non sarà un caso se, secondo il rapporto Ocse "Who wants to become a teacher?", in Italia solo l'1% degli studenti si dichiara futuro insegnante.