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Ma chi vuole il Monti bis?

La politica italiana fa i conti con le dichiarazioni “possibiliste” di Mario Monti sull’ipotesi di guidare nuovamente il Governo. Ma c’è davvero spazio per un Monti bis?
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Come era prevedibile, le parole di Monti hanno generato una serie di reazioni a catena tra i politici italiani e non solo. Chiaramente si tratta di reazioni solo in parte "giustificate" dalla portata delle considerazioni di un Monti che, nonostante una leggera correzione di rotta, ha semplicemente ribadito quanto detto in passato, ovvero che "in casi particolari" sarebbe pronto nuovamente a mettersi al servizio della nazione. Ora, che lo abbia fatto per "mandare un messaggio ai mercati", oppure per "anticipare un piano già studiato a tavolino", cambia oggettivamente poco. Infatti, la sostanza resta la stessa: se dalle urne non uscirà una maggioranza qualificata in grado di guidare il Paese e se (oppure se) la crisi dovesse spingere nel baratro la nostra economia (siamo in recessione, con crescita della disoccupazione e crollo della produzione industriale, giova ribadirlo), il professore potrebbe assumersi il compito di blindare l'esecutivo anche nei prossimi 5 anni. Sorretto da una grosse koalition e con il placet delle istituzioni europee, si capisce. Ora, appare abbastanza pacifico che il peso degli "osservatori stranieri" e dei mercati non dovrebbe essere equiparabile a quello di milioni di italiani alle urne; così come del resto non si comprende fino in fondo per quale ragione non possano essere gli italiani a scegliere "effettivamente" sulla base di programmi e proposte politiche. A meno che non ci si debba per forza abbandonare a constatazioni del tipo "siamo schiavi dei mercati", "faremo la fine della Grecia" e via discorrendo, la domanda di senso resta dunque una: ma davvero abbiamo bisogno di un tecnico, di un aiuto "divino", per superare la peggiore crisi degli ultimi 60 anni? La risposta potrebbe, anzi dovrebbe, essere negativa, se non fosse per una serie di piccoli particolari. Cominciando dallo stato comatoso della politica italiana, passando per l'esaurimento dell'effetto della "medicina europea" e finendo con la reale volontà di parte della politica di continuare a sostenere la reggenza del professor Monti.

Già, perché c'è un dato strettamente politico con cui fare i conti. E cioè che la presenza di Monti a Palazzo Chigi fa comodo a molti. E' prima di tutto garanzia di stabililtà per la "vecchia politica", solo marginalmente interessata da tagli e cambiamenti sostanziali. Rappresenta poi una sorta di assicurazione per moderati e centristi, tanto che all'indomani delle dichiarazioni americane, Fioroni ha rilanciato la sua proposta per le elezioni del 2013: una lista Monti, guidata proprio dal professore, alleata "con i riformisti per dar vita ad un governo dell'innovazione e del cambiamento". Simile anche se più "rispondente al progetto dello stesso Monti" l'idea di Casini, ovvero un patto elettorale per un governo che vada dal Pdl al Pd, compresa quell'area di moderati che fa riferimento all'esperienza dei tecnici.

Certo, c'è anche chi dice no. Anzi teoricamente sarebbero in molti, da Bersani a Berlusconi, passando ovviamente per Italia dei Valori e Lega (già all'opposizione) ed il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Con motivazioni radicalmente diverse però. Il segretario democratico, impegnato in una complessa battaglia interna con Matteo Renzi, ha subito messo le mani avanti, spiegando come spetti agli elettori italiani determinare la formazione di una maggioranza politica in Parlamento e scegliere il capo del governo, sottolineando la necessità di riformare in maniera sensata la legge elettorale (vero "fattore" di ogni discussione). Anche perché Bersani deve necessariamente spazzare via i dubbi sulla possibilità di un "governissimo con Silvio", tema che regalerebbe consensi a "presunti alleati e sicuri avversari". Lo stesso Berlusconi del resto ha negato la possibilità di un Monti bis, ma allo stesso tempo continua a lavorare su un disegno di legge elettorale proporzionale che nei fatti potrebbe portare ad una situazione di stallo parlamentare.

Nessuna apertura al Monti bis nemmeno da Sel ed Italia dei Valori, con Di Pietro che ha mandato un messaggio allo stesso Monti dalla sua pagina facebook: "Si governa candidandosi e con il supporto del voto e dei cittadini, non con quello dei poteri forti: Monti lo deve tenere presente, se vuole confrontarsi democraticamente". Simile anche la posizione del Movimento 5 Stelle che ha da tempo impostato una campagna durissima su inciuci veri o presunti e che certamente non appare disposto a sostenere in alcun modo il ripetersi di una esperienza di governo giudicata dannosa e fallimentare.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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