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Ma basta con la gara a chi ha la Gomorra più lunga

Pensate cosa sarebbe se al posto delle accuse si pensasse di reagire all’ultima indagine di mafia che ha coinvolto l’esponente PD con una maggioranza larga che decide di lavorare su due o tre leggi antimafia. Subito. Con PD e M5S che decidono di deporre le armi e diventare maggioranza per una riforma d’urgenza della legislazione antimafia. Alla Pio La Torre, per dire.
A cura di Giulio Cavalli
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L'indagine a carico del presidente campano del PD Stefano Graziano è una deflagrazione che affila ancora di più i denti alla discussione su corruzione, politica e magistratura. Ora, per l'ennesima volta, ripartirà la sequela di accuse, dita puntate, sberleffi, cazzeggi e tutto il peggio della zuffa politica che ormai è pastura quotidiana. Si potrebbe già scriverne ancora prima che escano i comunicati: "ecco perché Renzi attacca la magistratura!" (ah, l'ha appena detto il grillino Di Battista), "voi preoccupatevi piuttosto dei voti della mafia ad Ostia!" (è l'accusa che il Pd ogni giorno riversa sulla Raggi), "noi abbiamo più indagati semplicemente perché ci prendiamo la responsabilità di governare mentre voi state sul web" (letta un milione di volte) e quegli altri "con Renzi la mafia continua a stare nel Pd!" (l'ha appena detto De Magistris), "abbiamo fiducia nella magistratura" (appena sussurrata dal piddino Guerini) e così via, a fare la gara di chi ha la Gomorra più lunga come se essere "meno mafiosi" degli altri sia una nota di merito piuttosto che il termometro di una bassissima etica politica generale.

E pensare che fra qualche giorno celebreranno tutti compiti, con l'abito della cerimonia, l'anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e in mezzo alla retorica dimenticheranno che La Torre è morto perché ha scritto "leggi" contro la mafia. Niente convegni, romanzi, spettacoli, libri, tavole rotonde, fiaccolate o commemorazioni: leggi, appunto. Quelle stesse leggi che negli ultimi giorni Matteo Renzi si è condannato a dover fare il prima possibile poiché se è vero (l'ha detto lui) che «i giudici devono parlare con le sentenze» viene da sé che dal Presidente del Consiglio ci si aspetti una riforma della giustizia che intervenga presto per coprire le falle che la magistratura, i cittadini (e l'Europa, ad esempio sulla prescrizione) chiedono da tempo.

E allora sarebbe bello che per un volta, una volta almeno, si lasciasse perdere la baruffa e la politica decidesse di prendersi la responsabilità, nell'anniversario di Pio La Torre, di decidere due o tre leggi che sono urgenti per colpire la criminalità organizzata e decidere con una maggioranza larga (e magari diversa da quella che governa) di accelerarne l'approvazione. Si può scegliere a caso tra le proposte elaborate da Gratteri (su mandato di Renzi, tra l'altro, ricordate?) oppure quelle che da tempo chiedono le associazioni come Libera o Avviso Pubblico o andrebbe bene che siano anche tutt'altro deciso direttamente dagli uffici legislativi dei gruppi parlamentari: l'importante è che siano ritenute utili da un'ampia maggioranza, condivisibili e soprattuto operativa quanto prima.

Che rivoluzione sarebbe vedere i dirigenti dei due maggiori partiti d'Italia (Pd e Movimento 5 Stelle) in una conferenza stampa congiunta che ci illustrano le iniziative urgenti (per questa volta andrebbero bene anche le slide) che hanno intenzione di perseguire nel minor tempo possibile. Come se d'improvviso si veicolassero le energie profuse nel gioco del "meno peggio" in un più utile intervento strutturale dove la politica è il fronte comune e le mafie gli avversari là fuori; sarebbe il migliore antidoto alla disaffezione politica di milioni di italiani e, allo stesso tempo, una prova importante per opinionisti e stampa: davvero questo Paese sarebbe capace di stringersi intorno ad un nemico comune? Davvero questa Italia potrebbe ancora decidere con forza da che parte stare?

Che poi "stare fortemente da una parte" in italiano significa "essere partigiani". E così avremmo anche onorato il 25 aprile. No?

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