M5S. Urla e liti alla riunione su Ilva. E alla fine i senatori votano il No allo scudo
“Io lo scudo non lo voto!” grida la senatrice Barbara Lezzi rivolta verso il ministro dello Sviluppo Economico e collega di partito Stefano Patuanelli. È il culmine di una tesissima riunione del gruppo del Movimento 5 Stelle al Senato con al centro ancora il caso Ilva.
L’assemblea dura oltre tre ore e si prolunga fino alle nove e mezza della sera. L’incontro si tiene a porte chiuse, ma le urla e le liti sono così forti che per larghi tratti si riescono a sentire perfettamente anche dall’esterno. Gli onorevoli entrano ed escono più volte dalla sala, con i volti nervosi e poca voglia di parlare con i giornalisti. Passa il senatore Endrizzi: “Le grida? Ma no stanno solo ridendo”, prova ad abbozzare, ma le sue parole sono sovrastate dalle voci che arrivano dall'interno della riunione. “È andata benissimo”, dice con una risata ironica mentre lascia il palazzo il senatore Mario Giarrusso, uno dei più accesi nel corso del dibattito.
Alla fine con un voto si stabilisce la linea del gruppo, che comprende tra le altre cose la contrarietà al ripristino dello scudo penale per i vertici di Arcelor Mittal, chiedendo a Conte di confrontarsi con i parlamentari prima decidere eventuali mosse in questo senso. Cinque tra i senatori più radicali nell'opposizione allo scudo (tra cui Lezzi) votano contro questa posizione, che comunque lascia aperto un margine di trattativa sul tema. Ma in ogni caso è la gran parte dei senatori M5S che oggi sembra ancora arroccata sul no alla reintroduzione di qualsiasi forma di immunità. Se Conte vorrà fare diversamente, dovrà prima provare a convincere i ribelli, altrimenti la maggioranza rischia di non avere i voti per approvare il provvedimento, anche ricorrendo alla fiducia. Al momento, in ogni caso, la versione ufficiale è che non sia arrivata nessuna richiesta di questo tipo. “Chiedete al governo”, taglia corto l'ex ministra per il Sud.
Dopo la riunione, Patuanelli e alcuni senatori si trasferiscono alla Camera – dove Luigi Di Maio sta presiedendo l’assemblea dei deputati del Movimento – per riferire l’esito dell’incontro-scontro. “Il M5S su Taranto è super compatto: non accettiamo ricatti da una multinazionale", dice il capo politico 5 Stelle lasciando Montecitorio a tarda sera. Ma in realtà se il governo dovesse optare per il ripristino dello scudo, il muro dei pentastellati sembra destinato a incrinarsi. In caso contrario, la maggioranza avrebbe un serio problema.